La cronaca degli insetti umani
di Osamu Tezuka
vol. unico brossurato
con bandelle
368 pag. b/n
per un pubblico maturo
traduzione di
Francesco Nicodemo
euro 18,00
Il dio dei manga.
Talvolta mi sono chiesto se nelle quasi 170.000 tavole della sua produzione, il maestro Osamu Tezuka abbia mai realizzato qualcosa di mediocre, se non addirittura di brutto. Chissà, forse qualche lavoro iniziale, di quand’era ancora un giovane e inesperto mangaka, cose che non vedremo mai qui in Italia…
Un’altra cosa che mi capita ogni volta che leggo un’opera di Tezuka è quella di essere distratto nella lettura a causa delle mie continue esclamazioni mentali: “Sto leggendo un capolavoro!”, “Ma quant’era bravo?!?”, “Questa storia è stupenda, quanta maestria!” e banalità del genere, al punto che spesso mi tocca tornare indietro e rileggere qualche pagina.
Nulla però è riuscito a distrarmi durante la lettura de La cronaca degli insetti umani. Le considerazioni di cui sopra - libere di uscire una volta terminato il volume - sono state ricacciate nell’inconscio e date per assodate, tanto la storia mi ha coinvolto. Il volume è poderoso, persino un po’ pesante e faticoso da tenere in mano, ciò nonostante non ho mai interrotto la lettura. Non avrei potuto.
La cronaca degli insetti umaniè una storia adulta, profonda e complessa, non rassicurante, anzi spietata nella sua crudezza e nella quale non c’è granché spazio per “valori positivi” quali speranza e redenzione.
E’ una delle storie più ideologicamente pure che io abbia mai letto! Tezuka narra (e disegna) così come un chirurgo affronterebbe una difficile operazione il cui successo non dipende dalle proprie opinioni, ma dalla bravura a manipolare il materiale a disposizione [1].
In questo caso il materiale esce dalla mente creativa del maestro e si mescola in modo creativamente perfetto con una realtà fredda e dura, quella delle contraddizioni della società e della cultura giapponesi dei primi Anni 70. Da un lato quegli anni videro il Giappone protagonista di una fortissima ascesa tanto da giungere ai vertici della produzione mondiale, dall’altro la corruzione politica e numerosi scandali, insieme alle nuove, fortissime contestazioni e relativi scontri tra differenti visioni del mondo (conservatorismo / progressismo, tradizione / novità).
La cronaca degli insetti umani naturalmente non è un “documentario”, tutt’altro: è una straordinaria opera creativa e di fantasia, costruita con arte, meticolosamente, per colpire direttamente cuore e mente di chi leggerà. Si resterà colpiti per molte cose: l’originalità dell’intreccio, la bellezza dei disegni, la perfezione nella costruzione delle tavole che hanno come unico confine lo spazio fisico della carta, l’espressività dei disegni, la perfetta giustapposizione testo-disegno (l’arte che fa del fumetto quello che è e non altro), la cura dei dialoghi, l’intensità dei personaggi. E’ una lettura che lascia una forte inquietudine e un sottile senso di disgusto per l’ipocrisia di cui è permeata l’intera creazione, oltre a una percezione di sconfitta, sensazione che il nostro animo conosce senz’altro molto bene.
Il dio dei manga. Per quanto ancora possano essere poche le sue opere tradotte in italiano, sono sufficienti per capire che solo il dio dei manga poteva produrre delle opere così perfette pur se così incredibilmente diverse tra loro: da La Principessa Zaffiro ad Ayako, da Dororo alla Storia dei tre AdolfaPinocchio… solo per fare degli esempi. D’altronde Tezuka non aveva un “genere” di manga: lui i “generi” li ha inventati.
E’ stato capace di commuovere gli animi con storie dolci e sentimentali tanto quanto è stato in grado di colpire il pubblico adulto per l’audacia dei temi trattati e per la scabrosità delle storie raccontate.
Audace e scabroso, La cronaca degli insetti umani parla di Toshiko Tomura, una bellissima, giovane donna poco più che ventenne con una personalità inquietante che possiede notevolissime capacità mimetiche e la ferrea determinazione di avere nel mondo un ruolo di primo piano.
L’intera nazione la tiene sotto osservazione, estasiata dai suoi molteplici talenti: scrittrice, designer, attrice…
Chiunque incontri Toshiko Tomura non può che subire il suo fascino e quello dei suoi talenti, della sua bellezza e della sicurezza ostentata sprezzantemente. E farne le spese, spesso disperatamente.
Tutto ciò ha come origine un torbido segreto e come traguardo un destino oscuro. Niente e nessuno ostacolerà il percorso della donna che, alla pari dei suoi antagonisti uomini, userà il sesso, la violenza e l’inganno per raggiungere i suoi obiettivi.
La donna si muove entro territori violentissimi e pericolosi in cui l’inevitabile corruzione che ne deriva è sì principalmente spirituale, ma permea anche la vita politica, economica, sociale.
Le persone, come degli insetti, sono costrette a fare e a reiterare quel che fanno, prigioniere dei loro schemi mentali e delle condizioni sociali.
In questa storia ogni cosa, anche la più piccola e innocente, anche quella che apparentemente sarebbe umanamente “dovuta”, viene pagata duramente: nessuno/a è innocente, sembra dire Tezuka, e come in una spietata legge karmica, o in una colonia di insetti, ad ogni azione corrisponde una reazione… che non sempre – anzi quasi mai - sarà piacevole.
Tutti i personaggi della storia sono resi in modo tridimensionale e sono tratteggiati da Tezuka in maniera originale e unica, ognuno/a con le sue specifiche peculiarità e seppure sono tutti uniti da un destino comune che è quello di quel preciso momento storico e sociale del Giappone, hanno comunque una sostanziale diversità l’uno dall’altra: l’unicità della loro anima.
Voglio anche dire che i personaggi di questa storia sono talmente ben caratterizzati che i nomi giapponesi, solitamente un piccolo (o grande, a seconda dei casi) ostacolo alla lettura dei manga, qui non pongono alcuna difficoltà perché riconosciamo perfettamente ogni personaggio dalle sue caratteristiche psicologiche e fisiche, senza nemmeno bisogno di “impararne” il nome.
Un riassunto più preciso rovinerebbe, io penso, la lettura a chi ancora non ha avuto la fortuna di approcciarsi al volume, quindi per non rischiare fastidiosi spoiler, mi fermo qui.
Chi conosce Tezuka anche solo un pochino, sa bene che la sua maestria è quella di essere un fumettista completo, quindi tutto ciò detto per la storia, vale anche per i suoi disegni [2].
Il dio dei manga era in grado di padroneggiare, quando non di inventare…, innumerevoli “stili”. Qui lo stile di Tezuka ha un che di feroce: tratteggia i suoi paesaggi urbani con una freddezza chirurgica, respingente e ovviamente affascinante (non ci si stanca di guardare e riguardare quelle vedute gelide, meticolose, squadrate); dipinge i personaggi in modo incredibile in quanto riesce a far emergere la loro anima da ogni tratto. Usa potentemente il linguaggio del corpo, spesso nudo. E’ capace di durezze estreme e di morbidità commoventi, ma senza mai scadere nello stereotipo.
Ecco, questo è forse l’elemento grafico a mio avviso più pregnante del manga: la capacità di usare alcuni stereotipi modificandoli, stravolgendoli, re-inventandoli sino a farli completamente propri, rendendoli qualcosa di proprio e quindi di originale [3].
Un ennesimo pregio de La cronaca degli insetti umaniè che si tratta di un’opera sì completamente permeata di cultura e comportamenti peculiari di una civiltà che, per quanto ci affascini, ci è terribilmente lontana, ma riesce ad essere perfettamente comprensibile e fruibile anche a noi, qui e ora. Anche grazie alle note puntuali e poco invasive presenti nel volume.
I miei complimenti a Hikari, la “divisione manga” della torinese 001 Edizioni, che non poteva cominciare meglio il suo percorso editoriale: l’opera è magnifica, il libro gode di una stampa perfetta su ottima carta in un formato che permette di godere al meglio i disegni di Tezuka e con un prezzo più che adeguato.
Note:
[1] Tra l’altro Tezuka da ragazzo avrebbe voluto realmente diventare medico: in milioni lo ringraziamo per aver cambiato idea!
[2] Le immagini qui pessimamente riprodotte le ho fotografate direttamente con lo smartphone, in quanto non volevo rovinare il volume usando lo scanner. Mi scuso per la scarsissima qualità, che non corrisponde assolutamente alla qualità della stampa!
[3] Nel disegno la totale scomparsa dello stereotipo è pressoché impossibile! La stessa convenzione che ogni cosa sia “circondata” da uno spessorino nero, da un “bordo” ovviamente inesistente nella realtà, è il primo e ineliminabile stereotipo.