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Il gioco della Masca

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Il gioco della Masca

di Consolata Lanza


edizione e-book formato Kindle

Dimensioni file: 992 KB

Lunghezza stampa: 88

Utilizzo simultaneo di dispositivi: illimitato

Lingua: Italiano

Euro 0,89

venduto da Amazon 
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Il mio primo approccio con la scrittura di Consolata Lanzaè stato un magnifico e terrorizzante racconto intitolato Resurgam, che lessi nella bellissima rivista Alia (della quale tra poco uscirà il nuovo numero, che vi consiglio a priori).

Tanto mi aveva colpito il racconto che cercai altro da leggere e trovai un delizioso romanzo intitolato Lei coltiva fiori bianchi (ebook, venduto su Amazon a € 0,89) che fu il mio secondo, felice approccio alla scrittura di Consolata Lanza.
E fu anche il libro che mi fece capire che avevo trovato, in modo autonomo e senza seguire trend o mode, una scrittrice che raccontava storie, e con uno stile, che mi piacevano moltissimo.

Cercai di lei in rete e trovai il suo blog, del quale sono da allora affezionato lettore.

Nel frattempo leggevo altri suoi libri (qui la sua pagina Amazon) che mi davano grandissimo piacere di lettura e mi riconciliavano, finalmente, con la letteratura, ricordandomi che la mia passione più grande è proprio la lettura, con o senza figure.

Consolata Lanza vive a Torino, che è anche la mia città (di adozione) e grazie alla sua gentilezza e disponibilità sono riuscito ad incontrarla, ma su quanto sia una persona deliziosissima e sull’immenso piacere che si prova a chiacchierare con lei e ad ascoltarla, non dirò altro perché sono un po’ affari nostri.

…sto facendo lo spiritoso solo perché in realtà sono intimidito all’idea di scrivere un commento non su un fumetto, ma su un libro: non me ne sento granché in grado e se mi sto azzardando a far questa figuraccia è solo perché so per certo che non poche tra le persone che onorano questo blog sui fumetti con le loro visite apprezzerebbero, e molto, i libri di Consolata.

Ho scelto di cominciare con Il gioco della Masca proprio perché tra i libri della scrittrice torinese che ho letto finora è quello che a mio giudizio può piacere senza riserva alcuna a tutte le persone che frequentano questi lidi. Intendiamoci: il libro non ha nulla di “fumettistico”, non è per questo che lo sto consigliando, ma perché la sensibilità, i temi, la fluidità della scrittura, la vividezza delle descrizioni, l’intensità delle emozioni e gli elementi fantastici e perturbanti presenti nei tre racconti che formano la raccolta hanno molto in comune con la fantasia scatenata che, seppure sotto altre forme e rappresentazioni, siamo abituati a trattare in queste pagine web.

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La trascendenza dei generi è una delle caratteristiche che fanno dei libri di Consolata Lanza una lettura ideale per chi coi generi è abituata/o a giocare, per chi non ama le rigidità e le gabbie costrittive dei generi stessi. 
Non so bene dire a parole (non sono abituato a scrivere di letteratura), ma vorrei essere capace di descrivere la disinvoltura con cui la scrittrice torinese passa dal perturbante al weird all’horror all’umorismo finissimo all’erotismo e sempre padroneggiando con grazia e sapienza la materia e gli argomenti. A leggere i suoi libri pare che non abbia paura di confrontarsi letterariamente con nessun argomento, tematica, soggetto. Senza mai dimenticare un umorismo colto ma ficcante, che coglie sempre il segno.

Il gioco della Masca (“Masca” in piemontese sta più o meno per “Strega”) contiene tre racconti ognuno dei quali affronta un argomento insolito, ognuno dei quali stupisce e destabilizza chi legge, sia per gli intrecci che per i finali.

Protagoniste del primo racconto eponimo sono una piccola Masca che “vive” su un masso erratico e Margherita detta Ghitona, una paesana campagnola dalla personalità forte e prorompente. Sarà proprio in virtù della sua personalità e della sua sensibilità non-proprio-conforme che Ghitona diventerà confidente privilegiata della Masca, che la sceglierà per raccontarle una storia antica, triste e violenta. Intorno intanto il tempo “reale” scorre e dagli inizi del cinematografo di massa si giunge fino all’immediato dopoguerra…

Radhu, il piccolo orfano indiano protagonista del secondo racconto del volume, intitolato Mezza Anguria, è un personaggio caratterizzato con una tale maestria da lasciare persino un po’… disgustati: infatti la sua mostruosa deformità attrae e ripugna allo stesso tempo e una delle sensazioni più strane e intense provate durante le lettura è proprio quella della duplicità. Radhuè un mostro, ma è simpatico, ha il destino segnato orrendamente, ma ha un’indole positiva, è puro di cuore ma è uno sfrenato libertino, seppure “per necessità”.  Allo stesso modo attrazione e ripugnanza, due facce della stessa medaglia, fanno a cazzotti sia nei personaggi che popolano questo racconto sia in chi legge. Quel pezzetto d’India che fa da sfondo alla storia è così lungi da quella stereotipata e “spirituale-da-cartolina” a cui noi occidentali piace tanto pensare che offre certezza che Consolata l’India la conosca per davvero. E infatti così è. Tra parentesi quella per l’India è una passione che condivido con lei. In questo racconto s’intrecciano in modo sensuale – nel senso etimologico del termine, non sempre positivo quindi – odori, rumori, tenerezze, orrori, ironie, amore e morte come nella miglior tradizione letteraria. E infatti mi ha lasciato stordito, divertito e un po’ triste…

Terzo e ultimo racconto del libro è La veglia della ragione, dei tre quello che mi ha lasciato più stupito e con una (piacevole e curiosa) sensazione di indefinitezza e weirdness addosso, nonostante non vi siano streghe, luoghi lontani o attraenti mostruosità. Protagonista è la ricca famiglia Albanova, composta da padre Manfredi, mamma Virginia, tre magnifiche e vivaci figliolette Susanna, Sabina e Sibilla e una irresistibile governante inglese, Miss Hermione Hyatt, tanto lontana da una frizzante Mary Poppins quanto l’intera famiglia Albanovaè lontana dall’immagine di una onorabile famiglia di metà/fine Ottocento.

I molto progressisti genitori delle tre fanciulle intendono dare alla loro prole un’educazione scevra da qualsiasi imposizione, ma che anzi tenda a far uscire da ognuna di esse gli aspetti creativi e le passioni e le inclinazioni di cui sono naturalmente dotate. Tutto ciò in contrasto non solo con le regole sociali riferite in particolar modo alla loro classe sociale, ma in contrasto anche con le credenze e le convinzioni della rigida governante inglese – la citata Miss Hyatt– che personalmente trovo sia il personaggio più divertente della storia e quello con la caratterizzazione più irresistibile. Tutto ciò naturalmente non potrà essere indolore e senza conseguenze…
Il finale della storia – decisamente originale e inaspettato - è una specie di mazzata in faccia. Però ironica!^^

Consolata Lanza possiede un’invidiabile leggerezza di scrittura: quel tipo di leggerezza che nulla ha a che fare con la superficialità, ne è anzi lontanissima, che sta a significare invece padronanza (immagino acquisita con molto esercizio), mancanza di retorica e ghirigori inutili, scrittura sì elaborata e ricca ma altrettanto comprensibile e mai pesante e che si traduce in leggerezza (= piacevolezza) di lettura. Possiede anche un uso molto bello della lingua in quanto è capace di cambiar stile con disinvoltura e di mischiare in modi sempre efficaci e piacevoli linguaggi letterari e lingua parlata, pensieri e discorsi, descrizioni e sensazioni.

Consiglio quindi la lettura di questo libro a tutti/e, ma proprio a tutte/i, coloro che transitano da questi lidi, con la certezza che i mugugni di soddisfazione e i sorrisi, durante e a fine lettura, saranno parecchi.

Ed eventualmente ci si vede tutti/e a Bolzaretto Superiore, neh!^^

Orlando Furioso


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