di Ako Shimaki
shojo manga, sentimentale, commedia
titolo orig: Pinto Kona
serie in corso in Giappone
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vol. brossura con sovraccoperta
pag. 184, b/n
euro 4,95
Goen– collana Shojo Go!
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Il Sentiero dei Fiori di Ako Shimaki - autrice già conosciuta qui da noi per Baci Rubati, serie in 4 numeri pubblicata in Italia da Star Comics - è uno shojo manga ambientato nel mondo del Teatro Kabuki. Mondo per lo più sconosciuto in Occidente e in Italia, tanto sconosciuto quanto affascinante, coi suoi costumi, le maschere, le danze, la sua completa alterità rispetto al nostro concetto di spettacolo e di teatro.
Il teatro Kabuki era caro anche al mio regista preferito, Yasujiro Ozu, che ne fece oggetto di un documentario – Kagamijishi del 1932 – e sottofondo di un meraviglioso film del 1959: Ukikusa (Erbe Fluttuanti).
L’ambientazione de Il Sentiero dei Fioriè contemporanea e il Kabuki è il pretesto per raccontare una storia d’amore, un’affascinante cornice entro la quale far recitare i personaggi, che in questo primo volume sono sostanzialmente tre, più qualche presenza di contorno, non (ancora) essenziale per lo sviluppo della storia.
Si tratta di Ayame Chiba, bella ragazza cresciuta in una famiglia un tempo ricca, ma ora poverissima, la quale per mantenersi gli studi è costretta a svolgere numerosi lavori, per lo più umili. Ayameè un’esperta e appassionata di teatro Kabuki e sarà proprio questa passione a farla entrare in contatto, suo malgrado, con Takeru Kawamura, rampollo di una ricca famiglia facente parte di una prestigiosa casata del mondo del Kabuki. Takeru, ovviamente bel ragazzo, frequenta lo stesso liceo di Ayame e recita svogliatamente e senza particolari motivazioni. In modo fortuito e nient’affatto indolore si innamorerà di Ayame.
Non sarà l’unico, perché anche Hiroki Hongo, bel ragazzo pure lui ma proveniente da una famiglia monbatsu-ga, ossia che nulla ha a che vedere col Kabuki, è innamorato di Ayame…
Hiroki, a differenza del suo rivale in amore, è motivatissimo è intende diventare un grande attore di Kabuki partendo dal nulla e senza particolari appoggi famigliari. A differenza di Takeru le sue motivazioni sono forti e il suo carattere determinato e ciò non lo rende, ovviamente, il personaggio più simpatico dell’anno.
Si tratta dunque di un tipico menage a trois in cui una leiè contemporaneamente oggetto d’amore di due lui, senonché c’è un’aggravante, diciamo così, cioè che lei ricambia già uno dei due. Insomma, seppure l’intreccio non è certo inedito, la storia scorre molto piacevolmente, arricchita dal tema di fondo del teatro Kabuki che dà al tutto un tocco di esotismo e originalità.
Certo il fatto di sapere che la serie è ancora in corso in Giappone (consta a tutt’oggi di 10 volumi) fa pensare che la storia si sia certamente arricchita di altri elementi per rendersi interessante. Per ora si può dire che questo primo volume promette abbastanza bene e lancia molti enigmi da svelare: oltre a quello principale, cioè chi sceglierà Ayame– enigma che immagino verrà sciolto con l’ultimo volume – incuriosisce molto lo stato di povertà estrema della ragazza (non può permettersi un vestito nuovo per andare a Tokyo ad assistere ad uno spettacolo di Kabuki!) e sarà interessante scoprire come sia passata da uno stato di ricchezza a un’indigenza così evidente (e avvilente).
I personaggi maschili del manga, in questo primo volume, sono un po’ “tagliati con l’accetta”, come si suol dire; mentre la ragazza ha un carattere più sfaccettato e interessante e sembra possedere una saggezza in qualche modo “antica”, oltre ad un’anima molto tormentata. Forse questo suo carattere, e relativo tormento, ha a che fare con lo stato di indigenza nel quale si trova a vivere? E a proposito: dove vive Ayame e con chi?…
La presenza di termini tecnici relativi al Kabuki, per la comprensione dei quali c’è un breve glossario nelle prime pagine del volume, lungi dall’appesantire la lettura, rappresenta anzi uno stimolo per incuriosirsi ed eventualmente informarsi per saperne di più su di un mondo che per quanto lontano e impenetrabile per un occidentale, resta pur sempre ricco di fascino.
Inoltre l’alternanza del mondo del Kabuki col moderno ambiente scolastico, la presenza/alternanza di ricchissimi kimono (e pose plastiche) alternati a divise scolastiche e normali abiti civili, è un altro elemento di originalità ed interesse del manga.
I disegni di Ako Shimaki– che è realmente appassionata di teatro Kabuki - sono curati, rispettosi delle anatomie e, suppongo, dei costumi del Kabuki. Sono anche abbastanza tipici, presentano quindi alcune note stereotipie che però non inficiano affatto il piacere della visione delle tavole, le quali sono costruite con strutture molto libere, con gabbie sempre diverse, vignette che si inseriscono le une nelle altre, primissimi piani a tutta pagina e diverse splash-page. In certi, rari, punti il senso di lettura diventa un po’ complicato, ma con un po’ di attenzione ci si districa senza grossi problemi. I personaggi – parlavo prima di stereotipi – sono anche graficamente tagliati un po’ con l’accetta (lei è bionda-bionda bella-bella, saggia-saggia, lui è nero-nero figo-figo, l’altro è perfettino-perfettino…ecc.) ma questo è solo il primo volume e quindi, forse, le caratterizzazioni più dettagliate devono ancora arrivare. Devo dire che la cosa oltre a non essere particolarmente sgradevole rende i personaggi immediatamente riconoscibili e ciò non è necessariamente un difetto.
In definitiva Il Sentiero dei Fioriè un manga il cui primo volume mi è piaciuto molto, l’ho letto con piacere e la storia mi ha divertito e incuriosito e pur essendo conscio che – per ora - non si tratta di chissà quale capolavoro e neppure parliamo di un’opera indispensabile per ogni manga-fan, io aspetto l’uscita del secondo volume e ne consiglio spassionatamente la lettura a chi apprezza gli shojo non infantili: si tratta certamente di una storia d’amore tormentata, ma godibilissima e non assurdamente irreale.