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I Maestri del Kung Fu

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Devil e i Cavalieri Marvel presenta:
I MAESTRI DEL KUNG FU

di Haden Blackman, storia
Dalibor Talajic, disegni
Goran Sudzuka, chine
et alii

su Devil e i Cavalieri Marvel
nn. 49, 50 e 51

albi spillati, mensili, 80 pag, colore



euro 3,50 cad

Panini Comics


Qualche spoiler inside
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Facciamo così: dimentichiamoci del "vecchio"Shang-Chi, quello dei gloriosi Anni 70, scritto da Doug Moench e disegnato da Paul Gulacy, pubblicato in Italia dalla gloriosa Editoriale Corno...
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Dimentichiamocelo per un paio di motivi: il primo è che pur avendone tutti i numeri (ok, sarebbero del mio compagno, vecchio fan del personaggio, ma visto che siamo in "comunione dei beni" sono anche miei) non me li ricordo assolutamente, se non in modo molto vago, come oramai mi capita per la maggior parte delle cose lette oltre vent'anni orsono; il secondo è che questo Shang-Chi non solo è nuovo, ma è più che nuovo essendo le sue avventure ambientate suBattleworld, il mondo-collage formato da "pezzi" del vecchio multiverso Marvel (i cosiddetti Universo 616, quello dell'Uomo Ragno & Co., e l'Ultimate Universe, quello di Ultimate Spider-Man, gli Ultimates ecc., più varie altre Terre eventuali...) tenuto insieme dalla ferrea volontà di Destino (Doctor Doom), dio supremo e imperatore, a seguito dei drammatici eventi descritti dalla miniserie Secret Wars, di cui è in uscita da noi il n. 7.
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Quindi sì, il personaggio è sempre lui, lo Shang-Chi super-maestro delle Arti marziali, ma per esempio suo padre non è più Fu-Manchu, o meglio è sempre la stessa persona, ma ora si chiama Zheng Zu (anche perché i diritti sul nome/personaggio Fu Manchu non sono più in mano alla Marvel). In seguito ai cataclismatici - a dir poco - eventi di Secret Wars tutti i pesonaggi Marvel sono... sono sempre loro sì, ma sono anche cambiati radicalmente, soprattutto è stato riscritto, per ora almeno [1], il loro passato, i loro ricordi, le loro battaglie.

Dato che non ricordo granché del "vecchio"Shang-Chi, sono quasi nella posizione in cui si troverebbe un nuovo lettore, come se avessi cominciato ad entrare nel mondo Marvel proprio con la miniserie Secret Wars, quella che - ricordiamolo - termina il numero zero con questo statement:

L'UNIVERSO MARVEL
        1961 - 2015
                 *
L'UNIVERSO ULTIMATE
        2000 - 2015

Non so ancora se una volta terminata la pubblicazione italiana di questa miniserie scriverò le mie prescindibili opinioni in merito (al momento ho letto 6 numeri su 9) ma posso anticipare che la scritta qui sopra, che ok è marketing e operazione commerciale finché volete [2], mi ha scosso abbastanza e al termine del n. 1 mi sono - ebbene sì - commosso...
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...c'è anche "Iron Fist" nel regno di K'un Lun, su Battleworld...
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Ma torniamo a questi tre albi che interrompono la serie regolare di Devil (la cui testata, con l'albo in uscita il 5 Maggio prossimo, prenderà la denominazione americana originale: Daredevil) per narrarci le avventure di Shang-Chi, maestro di Arti marziali che vive nascosto e reietto nel regno di K'un Lun governato con pugno di ferro proprio da suo padre Zheng Zu. Il regno fa parte di Battleworld e dal racconto si capisce che non deve avere molti collegamenti con le altre terre, gli altri regni (baronie, in realtà) del pianeta-puzzle dominato da dio Destino.
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La trama è semplice e lineare: Shang-Chi vive reietto da quando ha compiuto un crimine ordinatogli dal suo padre-imperatore-maestro; crimine per il quale non si da pace. Vige una grossa taglia sulla sua testa. Ogni tredici anni a K'un Lun viene indetto un torneo - di Arti marziali ovviamente - cui possono partecipare solo i maestri che abbiano una scuola e dei seguaci: da poco più di cento anni, però, nessuno/a riesce a sconfiggere l'imperatore Zheng Zu e a porre così fine al suo regime di terrore.
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Zheng Zu, imperatore di K'un Lun e padre di Shang-Chi
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Shang-Chi incontra fortuitamente una banda direietti che vivono nascosti (visto che l'imperatore ha decretato la distruzione dei "deboli") e che sono dotati di poteri. Chi conosce l'Universo Marvel... pardòn: il vecchio Universo Marvel, non avrà difficoltà a capire che i reietti, guidati da una versione k'un-luniana di Kitty Pride degli X-Men, altri non sono che i Morlocks.

Mentre un gruppo di potenti sicari-maestri di Arti marziali continua la ricerca del rinnegato figlio dell'imperatore, Schang-Chi,  aiuta i Morlocks a prendere coscienza dei loro poteri, li allena e fonda con essi una vera e propria Scuola.

Nel frattempo si avvicina la data della Battaglia delle Tredici Camere e Shang-Chi si presenta al cospetto del popolo e dell'imperatore suo padre: l'uno deciso a conquistare il trono per liberare K'un Lun, l'altro deciso a mantenere il suo trono centenario; tra tutti i partecipanti alla battaglia, avrà un ruolo fondamentale Rand-K'ai, il Primo Pugno, ossia - com'è ovvio - l'Iron Fist di K'un Lun.
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Shang-Chi combatte contro Namor
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Tra i partecipanti alla lotta per il trono - oltre a Shang-Chi e a R'and-Kai - si riconoscono moltissime "versioni k'un-luniane" di altrettanti personaggi del "vecchio" Universo Marvel, da Namor a Pantera Nera alla Donna Ragno a molti altri.
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Comincia infine la Battaglia delle Tredici Camere, piena di azione, tradimenti, sorprese e soprattutto combattimenti, fino ad arrivare all'epilogo in cui, com'era altamente prevedibile, ed auspicabile direi, si trovano faccia a faccia padre e figlio, l'imperatore Zheng Zu e Shang-Chi.

Si potrebbe pensare che ho spoilerato troppo, ma non credo sia vero: ho raccontato una trama molto generica senza entrare in alcun particolare; anzi questa non è solo la trama di questi tre albi de I Maestri del Kung Fu, ma è una delle più antiche trame esistenti al mondo.
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"Elektra"...
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La lotta padre-figlio, in cui il padre rappresenta il vecchio potere e il figlio il nuovo sistema che inevitabilmente lo sostituirà; la battaglia a "stanze", cioè a livelli, sempre più profondi - qualcuno direbbe "iniziatici" - e pericolosi, con avversari da sconfiggere mano a mano fino a ritrovarsi soli col proprio antagonista (ossia padre-figlio), è lo schema di base per innumeri e antichissimi racconti mitologici, sia occidentali che orientali.
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Forse è stata proprio la mia passione per la mitologia a farmi scegliere - tra le poche miniserie concomitanti a Secret Wars che sto seguendo - di raccontare qualcosa di questa miniserie di tre albi (tre albi in Italia; l'originale USA è formata da quattro albi), che seppur gradevole da leggere non ha in sé nulla di eccezionale.
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Oltre a ciò, de I Maestri del Kung Fu mi ha colpito favorevolmente la sua assouta leggibilità da parte di qualsiasi persona non sia addentro all'Universo Marvel, o a quel che ne resta dopo Secret Wars. Anzi, per la fruizione della miniserie non è neppure richiesta la lettura della serie-madre Secret Wars e questo, in un Universo supereroistico davvero troppo complicato da seguire per un/a qualsiasi neofita, potrebbe essere un pregio. O il più orribile dei difetti per i difensori della continuity.
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2 covers americane
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Gli autori di questa miniserie, ossia Haden Blackman ai testi, Dalibor Talajic ai disegni, Goran Sudzuka alle chine e Miroslav Mrva ai colori, sono a me del tutto sconosciuti a causa della mia suprema ignoranza in materia su nuovi e nuovissimi autori.
Fanno il loro lavoro più che dignitosamente, anche se né la sceneggiatura né i disegni mi hanno fatto gridare al miracolo. In effetti non penso che questa miniserie volesse essere uno dei prodotti di punta dell'era Secret Wars, ma - ripeto - si tratta di una lavoro piacevole e leggibile da chiunque senza dover avere lauree in marvel-ologia.
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A mio parere un difetto della miniserie è stata proprio la battaglia di Shang-Chi col padre-imperatore Zheng Zu che si è risolta in (troppo)poche pagine, correndo via veloce e dando la sensazione di una fine un po' troppo improvvisa e minor tensione di quella che avrebbe meritato. Ma è un peccato veniale che in fondo non rovina la fruizione della storia.
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Nulla ho invece da dire sulle altre storie contenute negli spillati italiani, cioè Ghost Racer (miniserie di quattro albi nella versione originale USA) e alcune brevi e brevissime storielle autoconclusive tratte dal Secret Wars Journal (e una tratta da Secret Love n. 1). Non ho apprezzato queste storie e in effetti ho acquistato gli albi solo per I Maestri del Kung Fu.
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Buona lettura.
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Note:
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[1] Negli USA tutta la faccenda di Secret Warsè già bella che terminata da qualche mese, ma non ho proprio idea di quali ne siano stati gli esiti visto che sto evitando come la peste ogni anche minimo spoiler. Certo, qualche mia personale ipotesi me la sono fatta: dal più banale "sarà tornato tutto come prima" ad altro che preferisco non dire ora...
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[2] Ricordo en-passant, per le persone distratte o un po' troppo romantiche e autocentrate, che Marvel (proprietà Disney) è una multinazionale il cui scopo è produrre merci per ricavarne denaro; dal che si deduce che OGNI fumetto, ogni singolo albo Marvel è un'"operazione commerciale".


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Ohana Holoholo

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OHANA HOLOHOLO
"Ohana" significa famiglia

vol. 1 (di 6)

di Shino Torino


bimestrale, brossurato con bandelle,
194 pag. bianco e nero,
una tavola a colori


euro 7


RENBOOKS






"Se davvero fossero persone a cui tieni molto...
se ti fermassi a pensare a quanto le faresti soffrire...
allora non saresti capace di fare loro del male."
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Quando alla fine della lettura di un fumetto non si riesce a decidere quale dei personaggi si preferisca, visto che sono tutti adorabili e ognuno di essi ti è entrato nel cuore, significa che chi ha ideato la storia ha fatto davvero un buon lavoro!
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E' proprio quello che mi è accaduto con il primo, atteso volume di Ohana Holoholo della mangaka Shino Torino, edito in Italia dalla lodevolissima Renbooks, giovane casa editrice indipendente che tanto sta facendo per la diffusione qui in vaticanolandia di ottimi fumetti a tematica LGBTQ.
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Nico, Michiru, Yuta, Maya
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Ohana Holoholo - "Ohana significa famiglia"è il suo sottotitolo - racconta di una famiglia: nemmeno da dire che qui siamo in un territorio che ha ben poco da spartire col concetto di "famiglia" cui sono ostinatamente legate cose come sentinelle semprimpiedi, teroici del "giender"  e altri trogloditi vari (con tutto il rispetto per i nostri Antenati preistorici), gente insomma che non si fa una ragione del fatto che la famiglia non è un concetto astratto sancito da qualche favoletta sacra, ma una realtà formata da persone e fondata su affetti, collaborazioni, reciproco sostegno, condivisione, affetto e certe volte, pensate!, persino amore.  
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Maya
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La famiglia di Ohana Holoholo possiede tutte queste caratteristiche, amore compreso ed è attualmente formata da:
Maya Nagumo, giovane traduttrice, è una persona profonda e meditativa, ma non per questo cupa e silenziosa, anzi sorride spessissimo ed è sempre pronta ad ascoltare e, se può, ad aiutare; ciò non significa che la vita non l'abbia profondamente ferita, più d'una volta. Maya è anche l'ex amante diMichiru, con cui ha convissuto per un certo periodo e con la quale convive di nuovo, ma non più come amante.
Michiru è una ragazza inquieta, sempre sull'orlo di una crisi di nervi, umorale e nervosa, spaventata direi, forse a causa di una vita che le ha riservato alcuni profondi cambiamenti, come quello di essere la madre del piccolo, adorabile Yutache è il centro delle attenzioni e degli affetti della famiglia.
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Yuta non sa ancora parlare molto ed ha un carattere molto dolce; è affezionatissimo a sua madre Michiru, alla sua seconda mamma Yuta e al vicino di casa Nico, carissimo amico e quasi un padre (o un fratellone maggiore) per il piccolo Yuta
Di Nico - che si ritrova spesso e volentieri a fare da tato a Yuta- non sappiamo molto, se non che conosceva il padre di Yuta, deceduto probabilmente poco dopo la nascita del piccolo.
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Abbiamo poi Eisuke Kuwabara detto Hidesuke, aitantissimo ex compagno di scuola di Maya, ex promessa del calcio che per colpa di un danno ad un ginocchio oramai può solo giocare a calcetto coi colleghi.
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il piccolo Yuta
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In questo primo volume di Ohana Holoholo, il personaggio che pare condurre la storia è Maya, la "padrona di casa": suo è infattiil punto di vista principale, suoi sono la maggior parte dei pensieri che possiamo leggere e conoscere. Ed è su di lei che, in questo primo volume, paiono convergere le storie, gli intrecci e gli avvenimenti della nostra famiglia "allargata", o meglio famiglia e basta.
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Ma cosa succede di preciso? (Beh... "di preciso" non lo saprete da me, meno spoiler possibili e siamo tutti più felici) E'Maya che racconta, ed esattamente così comincia il volume:

"Ho vissuto con Michiru fino a cinque anni fa.
Quando l'ho rivista di nuovo...

...aveva con sé un bel bambino."
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Michiru, Yuta
.La storia comincia con momenti di slice of life, nulla di particolarmente drammatico: una sorta di breve presentazione dei personaggi raffigurati mentre compiono azioni quotidiane e, grazie a queste azioni, noi cominciamo a conoscerli. 
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Catalizzatore di questa piccola grande famiglia è Yuta, il tenerissimo bimbo sul quale convergono massicciamente l'affetto (e le ansie) delle sue mamme - quella biologica, Michiru, e quella adottiva, Maya - e del vicino di casa e"zio adottivo"Nico, altro personaggio dotato di una straordinaria dolcezza e di una inesauribile carica affettiva che per affetto verso il piccolo Yuta finisce per quasi-convivere anche lui con le due donne e il bimbo nei ristretti spazi del piccolo alloggio di Maya.
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Yuta e Nico
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Pur essendomi affezionato immediatamente a tutti i personaggi, Nico è quello che per ora mi ha maggiormente colpito, sia per la sua carica di ironia che maschera palesemente qualcosa d'altro, sia per la sua intrinseca bontà d'animo.
Già. "Bontà d'animo". Che buffe parole, eh? Molto retrò e ingenue. Sarà per questo che mi piacciono e che mi piace così tanto Nico: perché è così distante dal cinismo imperante, e sprezzante, che tanto va di moda nel mondo odierno e che impregna, appestando, ogni ambiente, reale o virtuale che sia, fumetti compresi. 

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Non sto dicendo che non sono in grado di apprezzare e di godermi una bella storia con personaggi cinici. Sto dicendo che quando il cinismo diventa cliché, l'interesse cala - è fisiologico per quanto mi riguarda.
.Ho parlato di slice of life, di storia che inizia con azioni comuni, di bontà d'animo, ma ciò non significa che Ohana Holoholo sia una sequenza di flash inconcludenti di banali pezzettini di vita, anzi:Shino Torino dimostra di sapersi muovere molto agevolmente, con grazia e maestria, tra lo slice of life e il progressivo svelamento di una serie di sottotrame che rendono la storia appassionante e carica di cose e sentimenti inespressi e, per ora, nascosti. 
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Nico
 .Una serie di misteri cominciano non ancora a disvelarsi, bensì a essere elencati, presenti: chi era il padre di Yuta e perché Nico lo conosceva, dov'è stata Michiru negli ultimi cinque anni, perché Maya ri-accoglie Michiru in casa sua mettendo in chiaro regole che lei per prima trasgredisce, di cosa ha così timore Nico e che ruolo avrà Eisuke Kuwabara detto Hidesuke nel prosieguo della storia?... (Quest'ultimo, a mio avviso, è un altro personaggio che ha splendide e interessanti potenzialità, che ci scommetto verranno fuori con i prossimi capitoli della storia).
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Di motivi per leggere Ohana Holoholo dunque ce ne sono parecchi - e sono gli stessi, credo, che ne hanno decretato il successo: un'ottima costruzione della storia, un perfetto mix di sentimento (non necessariamente sentimentalismo, checché io possa apparire qui un po' melenso è limite mio, non del manga) e trama, personaggi cui ci si affeziona subito, ottimamente costruiti, un modo di raccontare vivace, non confuso, un'alternanza perfetta tra parti allegre e frizzanti e momenti introspettivi e profondi.
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Hidesuke e Maya
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Ovviamente uno dei motivi per cui apprezzo e sostengo Ohana Holoholoè il suo affrontare tematiche LGBT, ma direi più in generale che amo particolarmente il modo in cui viene raccontata una vera famiglia, ossia un nucleo di persone che provano affetto l'una per l'altra e che, com'è ovvio che sia, spesso sbagliano e probabilmente altrettanto spesso fanno la cosa giusta o la cosa migliore.
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Certo, questo è solo il primo volume (di sei), ma tutto è partito ottimamente e sono più che convinto che Shino Torino non ci deluderà. Voglio dire: non stiamo parlando di un primo volume interlocutorio, tutt'altro, la storia funziona sin dalla prima vignetta, il coinvolgimento è immediato e la narrazione parte e procede senza tentennamenti né confusioni di sorta.

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Non ho molto da dire sui disegni: non sono dei capolavori, ma lo stile è grazioso (non lezioso) e funzionale, gradevolissimo per il mio occhio; i personaggi sono graficamente ben caratterizzati e le espressioni e i sentimenti sono ben descritti e riconoscibili. E pazienza se qualche piede è anatomicamente poco corretto.
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Yuta
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Gli ambienti non sono particolarmente dettagliati, anche perché questa non è una storia di "ambienti", perlomeno in questo primo volume, bensì di personaggi e sentimenti: personalmente non ho fatto nemmeno gran caso alle ambientazioni se non alla seconda rilettura per dovere di cronaca, tanto ero preso dalla rappresentazione degli stati d'animo delle/dei protagoniste/i. Non sto dicendo che gli sfondi siano assenti o che ci troviamo di fronte a un manga composto puramente di "teste parlanti", ma solo che sfondi e ambientazioni - presenti in modo evidentemente non massivo - hanno scopi e funzioni molto più limitate rispetto ai personaggi.
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Due parole su Yuta: il piccino, è disegnato in un modo graziosissimo e perfettamente aderente al personaggio, alle azioni che compie e alle sue manifestazioni affettive; in alcune pagine di "bonus" presenti sul volume, l'autrice ci mostra la prima versione di Yuta, che era certo graziosa, ma - a detta della stessa Torino - molto più banale e personalmente condivido questo pensiero dell'autrice (provato nero su bianco).
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Spero che Ohana Holoholo abbia anche in Italia il successo che merita, anche perché egoisticamente parlando vorrei poter leggere il secondo volume senza aspettare troppo tempo.
Buona lettura!

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Liebster Award 2016 Edition

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Liebster Award 2016 Edition!


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Ivano Landi mi ha onorato assegnandomi un Liebster Award e lo ringrazio immensamente,grazie davvero di cuore!

Ecco come funziona e i doveri che comporta il Liebster Award:
Punto 1)Ringraziare il blogger o i blogger che ti ha nominato:
Fatto, anche se coi miei soliti balbettii emotivamente adolescenziali.

Punto 2)Scrivere qualche riga (max 300 parole) per promuovere un blog che seguite:
Voglio segnalarvi il blog di Salvatore Giordano: Retronika. E' un blog che seguo da sempre e che amo e apprezzo moltissimo e, per quanto ne so, è tra i pochi blog italiani (forse l'unico?) che si dedica, con immensa passione e competenza, al fumetto umoristico italiano degli Anni 50, 60, 70 e 80 (Geppo, Braccio di Ferro, Soldino ecc. ecc.). E' un tipo di fumetto del quale ho parzialmente fruito da piccolo e del quale non ho mai approfondito granché: ebbene, Salvatore Giordano colma lacune, riaccende passioni, mette in contatto autori e lettori, scova perle sepolte e (ingiustamente) poco ricordate, trasmette entusiasmo e, vivaddìo, non ha neanche un pelo sulla lingua! :)
Spero che chi non conosce ancora Retronika corra subito a farci un salto!
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Punto 3)Rispondere alle 11 domande poste dal blogger che ti ha nominato.
Ecco dunque le 11 domande di Ivano e le mie risposte:
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1. Tra le culture extra-europee tuttora esistenti nel mondo quale vi attrae di più?
Risposta facile facile per me, non devo nemmeno pensarci mezzo decimo di secondo: l'India! In generale mi interessa e mi affascina tutto l'Oriente, ma l'India - e specialmente la sua cultura antica - è la mia "patria d'elezione".
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2. A istinto, quale pensate che sia il vostro spirito animale o animale totem?
Adoro cani e gatti prima di ogni altra cosa, poi tutti gli altri animali (infatti non ne mangio, di alcun tipo), ma se penso a un mio eventuale animale totemico mi viene in mente un uccello, tipo cornacchia, corvo, gazza anche se non so assolutamente il motivo.
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3. Qual è la vostra poesia del cuore, se ne avete una?
Frequento la poesia perlopiù in forma privatissima e mai condivisa (=adoro parlare dei libri che leggo, non parlo mai delle poesie/dei poeti/poetesse che leggo). Amo soprattutto Emily Dickinson, Guido Gozzano, Allen Ginsberg, Walt Whitman.

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4. E la vostra canzone del cuore?
Anche qui non ho bisogno di pensare: il medley finale di Abbey Road, l'ultimo album dei Beatles [1], comprendente il brano The End... 
[avrei voluto mettere qui un video, ma sul Tubo non ne esiste una versione decente... quindi se volete ascoltarlo dovete prendere un video con l'intero album Abbey Road. Non che sia tempo sprecato ascoltarlo tutto, sia ben chiaro!]
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5. Sempre in tema musicale, quale sarà la prossima rockstar a tirare le cuoia nel 2016? 
Basta che non siano Paul McCartney o Ringo Starr...
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6. Domanda tris: L'ultimo libro che avete letto? Quello in corso di lettura? Il prossimo che avete in programma di leggere?
Lo Zibaldino di Giovannino Guareschi; Gli dèi e gli eroi della Grecia di Kàroly Kerényi; E l'uomo incontrò il cane di Konrad Lorenz.

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7. Domanda tris n. 2: Quale personaggio letterario vorreste avere inventato voi? Quale cinematografico? E quale dei fumetti o cartoni animati?
Dracula (quello di Stoker, non il voivoda transilvano); Godzilla; i Fantastici Quattro!
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8. Se vi fosse concesso di realizzare un film tratto da un romanzo, quale opera letteraria scegliereste di adattare per il grande schermo?
I Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift (che ovviamente è uno dei miei libri preferiti di sempre)
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9. Qual è il libro che vi è più piaciuto ricevere in regalo nella vostra vita?
Un libro a fumetti: un volume di Mafalda (edito da Bompiani, mi pare) che ricevetti in regalo quando avevo 10 anni (quindi nel 1970).
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10. Per conoscere nuovi blog e blogger mi affido soprattutto a...?
Agli altri blog e blogger e anche al puro caso!

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11. Chiudo in bellezza, con la domanda intelligente: Vi trovate, per vostro piacere o per penitenza, a volere o dovere indossare i panni della cosplayer. Che personaggio scegliete?
Beh, una serata in drag me la farei volentieri una volta nella vita! E ovvissimamente sarei (non "sceglierei": sarei!) Sailor Moon!
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sì: questo è quello che, a 56 anni, faccio ogni tanto,
mentre aspetto che si cuocia la pasta... se me ne vergogno?... mah!
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Punto 4)Scrivere a piacere 11 cose di me (ho preso molti spunti dalle cose scritte da Ivano Landi):
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1. Niente di personale e, per favore, non me ne vogliano i/le torinesi che eventualmente leggeranno: detesto Torino. Ci vivo da 48 anni e non mi piace. Lo so, avrei potuto scappare un po' prima, e ci ho anche provato, ma le mie fughe non sono andate a buon fine, quindi... eccomi (sempre e ancora) qui, almeno fino alla pensione...
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2. Prendo spunto dalla seconda cosa scritta proprio da Ivano Landi: sono nato e cresciuto in una famiglia cattolica abbastanza bigotta, ma non sono mai stato cattolico, neppure per un secondo, neppure a cinque anni, neppure il giorno in cui mi obbligarono alla primacomunione. In compenso verso i 28 anni presi una "sbandata" per i valdesi, persone che stimo ancora molto. Poi, grazie al "cielo", guarìì e tornai al mio quieto e sereno ateismo.
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3. Sono un calvo felice. Ho accettato da decenni la mia calvizie, non solo: mi piacciono gli uomini calvi! (Non vedo l'ora che il mio compagno perda tutti i capelli ^___^). E visto che ci siamo: mi piacciono gli uomini cicciotti, anche cicciottoni, via! (tipo bear) :)
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4. La cosa che amo di più al mondo è leggere. Credo che se diventassi cieco farei una brutta follia...
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5. La cosa che detesto di più è il dover andare a lavorare tutte le mattine. E' il mio inferno personale, lo faccio da 35 anni - per poco più di quattro soldi - e non ne posso proprio più. Purtroppo, non essendo ricco, mi tocca continuare ancora qualche anno. Il mio terrore è quello di morire, tipo, due mesi dopo essere andato in pensione e non godermi nemmeno un po' di vita oziosa... certo che sarebbe una bella sfiga!
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6. Più invecchio e più divento saggio... AH AH AH AH AH AH!!! :)... No, davvero: più invecchio e più, pian piano, sto meglio. Giuro, è vero! Mi sento più saggio di, chessò, dieci anni fa... se poi la finite di ridere, grazie!...
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7. Sono un "lettore puro". Sono uno dei pochi ormai, credo. Leggo, mi godo quel che leggo e non mi sogno neanche di mettermi a scrivere! Non ho velleità letterarie di alcun tipo e non ho alcun romanzo nel cassetto.
[il blog non conta, sono articolini, commenti sui fumetti che leggo, niente di "scrittorio", ci mancherebbe pure!]

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8. Da decenni non posso bere, né farmi una canna (né altro)... sono ipersensibile alle sostanze psicotrope. Uffah...
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9. Quando viaggio, anche viaggi brevissimi coi mezzi pubblici, darei qualsiasi cosa per vedere cosa c'è dietro le finestre delle case (altro spunto che ho preso da Ivano Landi)... trovo quasi insopportabile il pensiero che morirò avendo visto soltanto pochissimo di quello che c'è dietro le finestre delle case. Ho una curiosità immensa, che è destinata a restare tale e a non essere mai soddisfatta... è un po' triste questa cosa, ma d'altronde quando si hanno desideri assurdi...
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10. Non riesco mai a essere "obiettivo" o "neutro" o ad avere uno "sguardo distaccato" con la Marvel... anche quando non mi piace quello che leggo, anche quando la detesto per le scelte che fa, anche quando produce qualche schifezza... la amo sempre e comunque, come si ama una tata, una vecchia zia che ci ha fatto tanto divertire da piccoli e che abbiamo tanto amato. L'ho "presa e mollata" almeno dieci volte nella mia vita, ma l'amore irrazionale che provo per questa perfida multinazionale il cui unico scopo è il profitto, è destinato a durare per sempre, mi sa.
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11. Ne ho due co**ioni COSI' delle persone che parlanoparlanoparlanoparlano e non gliene frega un ca**o di quello che eventualmente io ho da dire. Gente così vuole solo un pubblico, vuole solo ascoltare la propria amata voce, vuole solo auto-stordirsi di parole, anche perché la maggior parte delle persone siffatte che ho conosciuto se si fermassero un attimo a pensare si metterebbero a piangere nel constatare il vuoto che hanno nel cuore. Nel cosa?!?... Appunto. Andatevene affanc*lo, via dalla mia vita, statemi il più lontano possibile!
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Punto 5)Ora, in ordine rigorosamente alfabetico, gli 11 blog che premio e mi dispiace ma non rispetterò la regola del "meno di 200 followers", sorry. Chiedo scusa a chi ho già eventualmente premiato gli scorsi anni... evidentemente sono fedele! :))

Che cosa sono le nuvole
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Punto 6)Per finire, le 11 domande a cui sono invitati a rispondere i succitati 11 blogger se decideranno di partecipare a loro volta al Liebster Award.Se avete già pubblicato il vostro Liebster Post, non scoraggiatevi, aggiornarlo con una nuova lista di domande e risposte non vi costa niente.
1."Politicamente corretto": sì o no? 

2. La tua ricetta per risolvere la "crisi del fumetto"

3. Abbiamo (ancora) bisogno di Miti? 

4. Quale divinità vorresti essere? (valgono tutte le mitologie)

5. Come far appassionare gli italiani e le italiane alla lettura? 

6. Consigliami il tuo libro preferito. 

7. Convincimi ad ascoltare il tuo disco preferito! 

8. Si può cambiare idea? 

9. Si può cambiare idea sulle cose fondamentali

10. Nostalgia? 

11. Perché solo i blogger commentano sui blog?
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Ecco qui, ho finito. Grazie per la pazienza e a presto!!! :)
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[1]Abbey Roadè uscito nel 1969, Let it Be nel 1970: ciò nonostante Abbey Roadè stato registrato per ultimo, è dunque l'ultima, l'ultimissima registrazione dei Beatles...



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Nimona

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Nimona

di Noelle Stevenson

 
volume unico
cartonato, colore, 272 pag

traduzione di Leonardo Favia



 
euro 24

 
bao






"A tutte le ragazze-mostro"

Brontolo sempre, ma alla fine sono una persona veramente fortunata.
Parlando solo del "comparto fumetti": compro e leggo un sacco di belle cose e me le godo e soprattutto ho la fortuna di conoscere - sia virtualmente che "live" - belle persone che danno ottimiconsigli (diamine:l'elenco deiblog qui a lato servirà ben a qualcosa, no?!?) come ad esempio D.M. cui dedico questo scritto, visto che il suo consiglio è stato assai prezioso e mi ha fatto conoscere un'ottima fumettista.

Sto parlando di Noelle Stevenson (il suoblog, il suo sito, Noelle su wiki) autrice di Nimona, originariamente apparso in rete come web-comic e ora raccolto finalmente in volume. Diciamo subito che la versione su web è leggermente diversa da quella raccolta in volume (per l'Italia da Bao): quest'ultima è molto più curata sia nella colorazione - che in volume è una vera festa per gli occhi, mentre nella versione web è un po' piattina - che nel disegno. La versione web inoltre presto non sarà più fruibile nella sua interezza, ma solo come anteprima.
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Noelle Stevenson, giovane fumettista americana, è già conosciuta da noi per essere la co-sceneggiatrice di Lumberjanes (QUI un'ottima recensione), storia per altro nominata aiGLAAD Media Awards del 2015. [ Ricordo che i GMA sono "premi annuali, creati nel 1990, assegnati dalla Gay & Lesbian Alliance Against Defamation alle persone e alle produzioni dell'intrattenimento, per il loro contribuito nel dare un'immagine più veritiera e accurata della comunità LGBT e delle questioni che riguardano la loro vita". da wiki]


Nimona - di cui Noelle Stevensonè unica autrice completa - è una bella storia, ben narrata, e seppure utilizza una serie di tòpoi (per altro amatissimi da tutt* noi) come la strega, il drago, il mutaforma, il cavaliere, il malvagio, riesce ad essere originale e, cosa molto importante, ad avere le caratteristiche per piacere ad un pubblico anche molto diversificato.

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La storia di Nimona si svolge in un ambiente non storicamente definito, decisamente fantastico anzi, nel quale sono mescolati con sapienza svariati elementi fantastici, come il fantasy più classico, le ambientazioni simil-medievali, una particolare versione della moderna tecnologia, scienza-magia e persino qualche accenno ad armature robotiche potenziate!
Lungi dall'apparire come un "calderone" confuso, gli elementi sono invece armoniosamente fusi tra loro senza mai dare alcun senso di stucchevolezza (l'operazione era rischiosa, ammettiamolo) e anzi, la storia viene continuamente arricchita da questi elementi che ne aumentano il coinvolgimento e il divertimento.

Il racconto è narrato con scatenata fantasia ma dà contemporaneamente un senso di compattezza e coerenza professionale - e ciò è tutt'altro che facile da ottenere e spesso accade che non riescano ad ottenere quest'effetto neppure nomi ben più blasonati e anziani di Noelle!
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Ho sempre avuto una sensazione, magari errata, probabilmente non sufficientemente ponderata, che voglio sottoporvi, premettendo che Nimona ha ben poco a che fare col fumetto nipponico: uno dei motivi per cui amo tanto i manga è stato che fin da subito, fin dai primi che ho letto alla fine degli Anni 80, ho riscontrato una sorta di scatenata libertà e fantasia [1] che, tranne eccezioni, mi pare non faccia parte del nostro modo occidentale di narrare. Ecco, sempre ammesso che questa mia sensazione abbia un minimo di fondamento, ho trovato la narrazione di Noelle Stevenson distante da quelli che sono i miei pregiudizi rispetto ai canoni del fumetto occidentale.

"Tu sei Ballister Cuorenero, il più grande supercriminale!"

Ripeto ancora per evitare equivoci, che Nimona non ha nulla a che vedere coi manga (li ho usati qui solo come termine di paragone per quella che io intendo come "narrazione scatenata"); semplicemente, a mio vodo di vedere e di "sentire" le storie, Noelle Stevensonè stata capace di creare una bella, deliziosa, drammatica storia senza uniformarsi in qualche modo ai "nostri" soliti canoni. Ha pescato e mescolato in modo coraggioso, e soprattutto divertente!, ha rischiato, ma non si è lasciata imbrigliare da nessun tipo di considerazione, ad esempio, sul "genere". Usa i generi che vuole come e quando le pare e il risultato è un racconto serrato, coerente, coinvolgente e che piacerà a tipi di pubblico anche diversissimi. Ha, insomma, abbattuto qualche barriera e ciò secondo me è un merito supremamente importante.
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Nimona - sapete che non amo gli spoiler, ma un minimo di trama ci vuole - è una ragazzina orfana che un bel giorno, improvvisamente, si offre o meglio si impone, come "spalla" (sidekick) del "malvagio"Ballister Cuorenero, un cavaliere appunto "malvagio con le virgolette" che inizialmente non ne vuol sapere di questa invadente sidekick.
Nimona è sbruffona invadente, allergica alle regole (anche quelle minime del quieto vivere) e manifesta un'incredibile vivacità. La ragazzina a dir la verità non è solo vivace e seccante: è anche una potente mutaforma (cosa pensavate volessero significare quelle ali da pipistrello che sfoggia in copertina?...) e nasconde molti più segreti di quanto sembri.

La nemesi di Ballister Cuorenero - e dunque anche di Nimona - è il cavaliere "Sir" Ambrosius Lombidoro, paladino del Regno, biondo tanto quanto Ballister è nero, ambiguamente fascinoso, è dotato di una scintillante armatura dorata e serve devotamente il potere e la gelida e potente Direttrice dell'Ente.

Ricordo, ché l'ho soltanto accennato più sopra, che la storia si svolge in uno strano mondo in cui si combattono giostre in armatura e lancia e contemporaneamente si comunica tramite schermi giganti, nel quale draghi sputafuoco minacciano i cieli e armature superpotenziate vengono date in dotazione a corpi scelti dell'esercito e durante operazioni alchemiche ci si protegge con modernissimi occhialini. E naturalmente i cibi si conservano in frigo, dove sennò?
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La trama si dipana, complessa e variegata, per quasi duecentosettanta pagine, ma se siete d'accordo finirei qui per evitare eventuali spoiler.

Tra i punti forti della storia ci sono le interazioni tra i personaggi: quelle tra i protagonisti/e, poi, sono improntati alla drammaticità, ma - e qui sta una delle particolarità di Nimona -  anche a un'ironia che sfocia spesso nel comico, un comico modernissimo e sempre ben gestito, mai sbracato o iperspecialistico.
Altro punto forte è il linguaggio: l'autrice fa parlare i personaggi in modo molto moderno eppure così ben integrato in quell'ambientazione steampunk-fantasy-medievale!

Nimona ad esempioha un linguaggio giovanile e frizzantissimo - è una super-chiacchierona, vogliamo dirlo? - e ha sempre la battuta giusta per sistemare le cose a suo vantaggio, e le battute che recita sembrano sempre a metà strada tra un'esplosione di capricci (e i capricci di una che può trasformarsi in qualsiasi cosa non sono proprio raccomandabili...) e il tipico "scazzo" giovanile, pieno anche di un'ansia che viene mascherata da un marcato "bullismo".
Non pensatela come antipatica o malvagia, in realtà Nimona fa (anche) tenerezza e quando saprete la sua storia certamente simpatizzerete con lei.
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Ma siccome ogni lettore e lettrice, indipendentemente dagli scopi dell'autrice, si sceglie il proprio personaggio preferito (o da esso viene scelto, è questione di punti di vista), non posso negare che il mio è senz'altro e proprio Ballister Cuorenero, un "malvagio" sui generis, così sfaccettato e sofferente, un "malvagio" che in realtà cova dentro di sé istanze rivoluzionarie tutt'altro che malvagie e una tenerezza, o un bisogno di essa, che traspare anche contro la sua volontà.

Anche gli altri personaggi, compreso Sir Ambrosius Lombidoro, riservano parecchie sorprese e l'abilità dell'autrice consente e anzi favorisce una bella sequela di emozioni (la parola "divertimento" l'ho già troppo usata, vero? Non vorrei pensaste a Nimona come a un fumetto comico; non lo è; ha elementi comici, certo) e di colpi di scena tutt'altro che scontati e, soprattutto, molto graditi. La storia non ha un solo istante di "stanca" e posso assicurare che il finale, cui ci si avvicina con un'escalation di drammaticità sempre più intensa,è totalmente inaspettato e... mi spiace, ma a questo proposito non posso aggiungere altro.
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. Non ho ancora parlato, ma oramai si sa che è il mio dramma personale: tenere un blog sui fumetti e non saper mai cosa dire sui disegni! Ma si può?... 
Ecco perché metto sempre così tante immagini a corredo dei miei prescindibili scritti, perché spero che esse parlino al posto mio (di fatto, lo fanno, grazie al cielo!), anche se bisogna sempre far notare che un conto è vedere i disegni riprodotti su un monitor, con regolazioni soggettive che, per quanto "perfette", renderanno sempre i disegni riprodotti diversissimi dall'originale. E posso dirlo a ragion veduta perché proprio in questo momento sto confrontando il mio volume con le immagini che ho inserito in questa pagina: ebbene la differenza è notevolissima, soprattutto nei colori e nelle luci (e no, ahimé non sono un esperto di photoshop...).

Vi sarete comunque già fatta un'idea sullo stile di Noelle Stevenson in questo Nimona: disegni minimali, di un minimalismo di segno che può ricordare lo stile ricco ma essenziale diAdventure's Time (e in effetti leggo su wiki che l'autrice ne ha disegnato qualche episodio). Questo stile, questo genere di segno risulta estremamente efficace soprattutto quando la storia è ben strutturata, un disegno troppo "raffinato" sarebbe fuorviante o meglio non necessario, in una storia del genere.

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Dunque: fantasia scatenata, storia originale e appassionante, perfetto mix di dramma, comedy e action, quel po' di ironia che alleggerisce e fa sorridere, dei personaggi cui affezionarsi e che, a parte l'eventuale capacità di mutar forma, non restano mai uguali a se stessi pur senza perdere di coerenza narrativa... C'è di che avere piena soddisfazione!
E, ripeto ancora, il valore aggiunto è che potranno fruire di questo bellissimo libro a fumetti lettori e lettrici di tutte le età (senza retorica).
.In genere non ne parlo, perché normalmente non so che dire (oppure perché, più raramente, leggo l'opera in inglese), ma mi è sembrata molto bella la traduzione, bella la resa del linguaggio fluido e vivacissimo e ottima la resa delle traduzioni italiane dei nomi dei personaggi, letterali certo, ma si sarebbero potute prendere altre scelte altrettanto letterali ma più infelici. 
Concludo consigliando questo volume a chiunque, purché nella fascia di età dai quattro ai centonove anni (a cinque anni si possono pur sempre guardare le figure, no?).
Buona lettura!




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[1]E pensare che una delle critiche che più spesso vengono fatte ai manga (spesso da persone che non ne hanno mai voluto leggere uno per intero...) è che siano in qualche modo "tutti uguali"... Francamente non ho mai trovato una "critica" meno sensata e veritiera di questa!
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Ms. Marvel - Fuori dalla norma

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Ms. Marvel 1
Fuori dalla norma


G. Willow Wilson, storia
Adrian Alphona, disegni
Ian Herring, colori


vol. cartonato per fumetterie,
120 pag., colore


raccoglie i nn. 1 - 5 di Ms. Marvel
+ Garden State of Mind


euro 12


Panini Comics / Marvel Italia


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Prima di tutto andatevi, cortesemente, a leggere l'ottima recensione (commenti compresi) di Clacca (QUI). Poi, se proprio sentite il bisogno di leggere anche i miei due cent sull'argomento potete anche tornare qui.

Siete tornat*? Non ci speravo! Ok, allora vado.
Prima cosa: la coerenza. Intendo la mia "coerenza". 

"Finita Secret Wars non credo che seguirò più la Marvel. Oramai io sono fuori target, giustamente la Casa delle Idee cerca di fare presa sui giovani lettori/lettrici. Avrò sempre affetto per "mamma Marvel", ma è ora di dirle addio, senza rancore."[1]

Era questa, tradotta e sintetizzata in linguaggio più o meno razionale, la sintesi della mia ridda di pensieri sulla Marvel post-Secret Wars[2], miniserie da poco pubblicata in Italia e sulla quale chiunque si è già ampiamente espresso nel bene e nel male, tranne il sottoscritto (e sto ancora pensando se azzardare un mio commento/articoletto o lasciar perdere).
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Dunque, a proposito di coerenza, Secret Warsè bell'e che finita e io sto comprando tuttii nuovi "numeri Uno" in uscita, di tutte le serie.
Sono tutti: "punti di partenza ideali per nuovi lettori" [e le lettrici?], facenti parte della All-new-all-different Marvel, da noi "il Nuovissimo Universo Marvel".  E mi sa che qualche serie la proseguo pure, altro che lacrimevole "addio mamma Marvel!".

In fumetteria, tra tutte queste nuove uscite, troviamo anche il volume cartonato di cui vado a sproloquiare, che non fa parte di questi "numeri uno" in quanto raccoglie i primi cinque numeri di Ms. Marvel usciti in USA tra l'aprile e l'agosto del 2014, ossia quasi due anni prima dell'All-new-all-different Marvel post Secret Wars.

Ammetto senza problemi di aver comprato il cartonato per l'hype che questa serieha scatenato un po' ovunque, avendo anche vinto il premio come "Miglior Serie" al prestigioso e un po' snobbone - e usualmente non così favorevole ai supereroi - festival di Angouleme2016. 
Di questa supereroina adolescente musulmana se n'è parlato ovunque, dalle più prestigiose testate giornalistiche internazionali agli assai meno prestigiosi tg nazionali, e proprio in un momento in cui le persone di religione musulmana sono oggetto di pesanti pregiudizi (anche miei eh!).
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L'editore italiano Panini Comics ha scelto come strillo per la pubblicità: "il fumetto di supereroi (anche) per chi non ama i supereroi" e beh, a mio parere ci ha azzeccato in pieno. E' innegabile che Ms. Marvelè un fumetto con protagonista una supereroina, quindi è un fumetto supereroistico, giusto? Beh, non proprio.

La protagonista Kamala Khan acquisisce dei superpoteri, ma non sono questi il focus della storia: ci sono, e sono anche gestiti con una certa originalità, ma la storia parla - molto bene e in modo accattivante - di ben altro.

Sapete il primo paragone che mi è venuto in mente leggendo Ms. Marvel? Non essendo io mai stata una ragazza, ma avendo invece amplissima esperienza di crisi adolescenziali maschili, non ho potuto non pensare al primo Peter Parker (l'Uomo Ragno o se preferite Spider-Man), quello di Stan Lee e Steve Ditko, quanto di più "lontano dalla modernità" apparentemente possa esserci. E invece, alla faccia del "vintage" o dei "fumetti datati", ancora una volta Lee e Ditko erano avanti decenni quando proponevano agli adolescenti americani uno sfigatissimo loro coetaneo vittima di bullismo e di una famiglia decisamente soffocante infine dotato di superpoteri, che inizialmente non causavano che sofferenza...
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Certo, questo è in fondo il paradigma del supereroismo Marvel: nessun essere "super"è esente da sofferenza, anzi se essa non è causata direttamente dai superpoteri è comunque aumentata dall'acquisizione degli stessi. Un paradigma vincente perché non c'è nulla di più umano di una giovane persona che affronta quella spaventosa bufera che è l'adolescenza. E non c'è nulla in cui identificarsi di più, per una persona adolescente, di un/a coetaneo/a alle prese con capacità, impulsi, istinti, contraddizioni, dubbi immensamente più grandi di lui/lei. E per tutto ciò, apparentemente, non si intravede alcuna soluzione, e per alcuni esseri umani in effetti una soluzione non arriverà mai, neppure con il raggiungimento dell'età anagraficamente adulta.
I superpoteri sono sempre stati soltanto un'escamotage - divertente e appassionante, beninteso - per parlare d'altro e quando quell'"altro" ha ceduto troppo il posto ai superpoteri abbiamo assistito a scazzottate un po' noiose, begli effetti speciali ma con poca sostanza sotto.

Ebbene alcune autrici e autori sotto contratto con la Casa delle Idee, sono ancora capaci di mettere in atto la lezione di Lee, Kirby, Ditko: superadolescenti con superproblemi in storie non banali né scontate nelle quali le persone, adolescenti o adulte che siano, possono identificarsi. E divertirsi, s'intende.
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Dunque l'hype, dicevamo.
Lo stesso hype è, se vogliamo, basato sul pregiudizio: Devil - pardòn, ora si chiama Daredevil - è cattolico, ma non credo che Marvel abbia cercato autori cattolici per scriverne le storie e quand'anche l'avesse fatto, non ne ha mai pubblicizzato l'intenzione.
Allo stesso modo, ci sarà certamente qualche autrice/autore Marvel cristiano o ebreo (gli stessi Lee e Kirby ad esempio) o buddista o scientologo, ma non si è mai sfruttata questa caratteristica personale per basarci su un hype e neppure si è mai così tanto insistito sulle credenze religiose dei personaggi.

Mentre invece questa volta sì: la prima supereroina Marvel musulmana, ecco la novità, anche un (bel) po' pruriginosa: porterà lo chador? potrà avere un ragazzo? sosterrà i terroristi? o li combatterà? avrà un costume poco sexy? che ne penserà dei diritti civili? griderà "Allah akbar!" prima di colpire i nemici?...
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Ebbene la scrittrice di Ms. Marvel, G. Willow Wilson, è lei stessa musulmana e risponderà volentieri a tutte queste domande e forse anche ad altre che non ci sono ancora venute in mente.
Già, ecco un altro aspetto dell'hype: l'autrice è musulmana. Di più: la trentatreenne americana è un'islamica convertita, ossia non nata da una famiglia islamica né in una teocrazia (o quel che è) islamica. Dunque ha volontariamente scelto di appartenere a questo tipo di religione. Si dice spesso che le persone convertite siano ancor più chiuse e bigotte di quelle nate già all'interno di una religione/tradizione, forse per l'eccitazione della novità, forse per dimostrare ai "nativi" che sono altrettanto degne di appartenere a quella religione o forse per chissà quale altro motivo.

Sarà così? Tutto questo si rispecchierà sul fumetto di Ms. Marvel?
Beh, tornando ai miei pregiudizi islamofobi, in questa storia - in questi primi cinque numeri - si vede praticamente una sola ragazza, Nakia un'amica di Kamala, indossare il velo (mentre quando sono in moschea tutte le ragazze lo indossano). Interessante notare che il padre di Nakia è contrario all'uso del velo e la ragazza lo indossa (anche) quasi per motivi conflittuali col suo genitore.

A proposito: quante volte si è visto su un fumetto Marvel l'interno di una moschea?.... ma soprattutto: intendo questo come un valore o un valore aggiunto? Come un valore in sé no di certo, viste le mie idee sulle religioni organizzate (tutte) [3], ma è un valore aggiunto al fumetto perché mi permette di leggere qualcosa di veramente nuovo e inusuale e perché, volente o nolente, mi costringe a mettermi in relazione con le mie idee, i miei pregiudizi, le mie fobie. E tutto ciò sì, per me è un valore aggiunto.
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Cominciando proprio dalla cover, che non mostra la metà superiore del volto di Kamala Khan... Già questa cover mette in discussione alcuni dei miei pregiudizi visivi sulle donne islamiche: si vedono infatti i capelli della ragazza e non gli occhi, mentre invece le donne islamiche che indossano il velo coprono i capelli e mostrano gli occhi. Non so quale significato attribuire a questa copertina, ma tutto ciò che mi porta a farmi domande su cose che si danno per scontate è benvenuto. [E' interessante notare che l'autrice di Ms. Marvel in tutte le foto del suo sito appare, invece, col capo coperto.]

Maprima di continuare con questa sociologia da salotto, parliamo un po' di quello che succede in questo primo volume di Ms. Marvel e cosa c'è di vero e di sbagliato nelle cose che avevo leggiucchiato qua e là in merito.

Kamala Khanè una sedicenne nata a Jersey City (New Jersey) in una famiglia pakistana, originaria di Karachi. La sua famiglia, oltre a lei, è formata dalla madre Disha, dal padre Yusuf e dal fratello Aamir, che a differenza di quanto si è letto in giro non è un terrorista islamico né propriamente un incallito fondamentalista, bensì un islamico diciamo così osservante, ma che al di là di certe esagerazioni esteriori mi sembra una persona sensibile e affezionata.
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Kamala, come ogni adolescente di questo o di qualsiasi altro mondo, è fortemente attratta dalle cose proibite e, in questo caso, dalle cose proibite dall'islam, come ad esempio il bacon... o, un po' più importante, dall'amore che non ha ancora sperimentato in prima persona ed è una grande fan degli Avengers e di Carol Danvers; a proposito di quest'ultima, Kamala si ritrova spesso a fantasticare su una relazione amorosa tra Danvers e Spider-Man.

Come accade ad ogni sedicenne femmina di questo pianeta, i suoi genitori hanno parecchia, parecchia difficoltà a lasciarle quella libertà che Kamala sogna per se stessa, non per il fatto che siano islamici, ma perché sono genitori protettivi (e molto affettuosi, specialmente il padre, un personaggio molto simpatico e umano) e temono le stesse cose che i genitori di tutto il mondo temono per le loro figlie.

Solo che Kamala è speciale... un contatto con le nebbie terrigene recentemente sparse sul pianeta da Freccia Nera degli Inumani le dona dei superpoteri, che non saranno né così definiti da subito (lo capirete leggendo il fumetto) né tantomeno facili da gestire. Specialmente se per usarli devi uscirtene di nascosto dalla finestra della tua camera, visto che i tuoi genitori ti hanno proibito di uscire.
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Come dicevo più sopra, non sono i superpoteri il vero centro di questi primi albi di Ms. Marvel, per quanto le storie non manchino di combattimenti, scontri, iper-cazzotti (oh, vedrete!) come sempre, come in tutte le storie migliori di supereroi e supereroine, il vero centro, la cosa migliore, ciò che più appassiona, sono i cambiamenti, la loro difficoltà nel gestirli, le relazioni umane, le relazioni in questo caso anche Inumane (ehm), le personalità e il loro incontro/scontro.

Credo si sia ampiamente compreso che questo volume che raccoglie i primi cinque albi di Ms. Marvel mi è piaciuto moltissimo, senza alcuna riserva.
Gwendolyn Willow Wilson ha scritto una bella storia, originale, appassionante e ben gestita, con dei dialoghi perfetti e accattivanti, realistici e mai forzati, con personaggi credibili ai quali ci si affeziona in un baleno.

Il meraviglioso "valore aggiunto" al volume è dovuto ai bellissimi disegni di Adrian Alphona: io ci sono letteralmente andato matto, dopo che a una prima, distratta occhiata li avevo trovati un po'... troppo cartooneschi. Quanto possono indurci in errori i pregiudizi e la fretta! Anche volendo non riuscirei a trovare un difetto al lavoro di Alphona che a causa di questo volume si è guadagnato un fan fedelissimo (ok, devo ri-recuperare Runaways...). Non riesco a immaginare un disegnatore più adatto di lui per questo ciclo di storie.

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A proposito di disegni: la cover del volume è della nostra bravissima e talentuosissima Sara Pichelli (mi sono talvolta trovato ad acquistare dei fumetti che non mi piacevano granché solo perché disegnati da lei).

Altra menzione specialissima è per gli stupendicolori di Ian Herring, anche luicanadese come Alphona: ho trovato semplicemente superlativa le gestione delle luci del colorista, grazie alle quali l'intero volume ha bilanciamento e intervalli di intensità di luci perfetti ed estremamente accattivanti, che rendono le tavole leggibilissime, estremamente godibili.  Nelle scene in interni, nei primi piani, nei combattimenti, negli esterni come nei momenti onirici i colori e le luci sono sempre perfette, i disegni curatissimi fin nei minimi dettagli.
La scrittura di G. Willow Wilson insieme ai disegni di Adrian Alphona e ai colori di Ian Herring hanno prodotto davvero uno splendido volume!

Sarà interessante e intrigante - e sospetto anche molto divertente - vedere come un personaggio come Ms. Marvel / Kamala Khan potrà interagire con supereroi più vecchi di lei e certo molto, molto più scafati: in effetti tutto ciò stiamo proprio per vederlo, visto che ora la giovane fa parte dei Nuovissimi Avengers, mentre le sue avventure, ricominciate col numero 1, sono contenute in Gli Incredibili Avengers (posseggo entrambi questi primi albi, ma... sono un po' indietro con la lettura, ecco...). Staremo a vedere.

Infine: per una volta mi trovo completamente daccordo con uno strillo pubblicitario: Ms. Marvel potrebbe veramente essere "il fumetto di supereroi (anche) per chi non ama i supereroi".
Io ve lo consiglio spassionatamente. Buona lettura.




Note:
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[1] La mia "decisione" era maturata dopo che avevo saputo che una delle nuove testate post-Secret Wars si sarebbe chiamata "il fichissimo Hulk" (The totally awesome Hulk, in originale) e questa notizia, che non mi è piaciuta per niente, mi ha fatto magicamente capire che "la Marvel non era più adatta a me"...Credo che prenderò anche il fichissimo Hulk (di Greg Pak e Frank Cho) così, tanto per provare...
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[2] Se non sapete cos'è Secret Wars: QUI (occhio: spoiler come grandinasse!)
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[3] ...ossia esse sono la fonte della più grande e greve infelicità per gli esseri umani che abitano su questa palla di fango.
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La Nuovissima Marvel: i numeri 1

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La Nuovissima Marvel
All-New, All-Different Marvel

i numeri 1!
(che ho comprato finora...)

1a parte

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                                                                                                              Seconda parte >>>


E' la prima volta che mi tocca correre per scrivere le mie considerazioni, perché ho intenzione di fare alcune considerazioni su tutti i numeri 1 della Nuovissima Marvel (All-New, All-Different Marvel) che ho comprato e letto. Non tutte in un unico post, non ce la farei (né nessuno al mondo vorrebbe mai leggere un post siffatto!)

Sebbene abbia sempre avuto poco interesse nel parlare qui delle "novità", stavolta mi tocca, e anzi sono già in ritardo, visto che stanno già per uscire alcuni "numeri 2" (mi sa che un paio sono proprio già usciti!) e quindi... via di corsa - in rigoroso ordine random  con questo assurdo tour-de-force!
[Anche perché ho un sacco di altre cose di cui vorrei parlare, come alcuni volumi Tunué, Spider-Gwen, il mio Quarantennale del Punk, alcuni manga molto belli...]
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Dunque Secret Warsè terminata. Se è finita "bene" o "male" ancora non l'ho capito (pur avendola letta tre volte), ma soprattutto - per me che non ero un Marvel-assiduo prima dell'evento - parecchie cose rimangono molto oscure, e spero che mi verranno rivelate in seguito.
A quanto ho capito le nuove serie ripartono tutte da un (fittizio) numero 1 e si svolgono otto mesi dopo la fine di Secret Wars.

Battleworld, il mondo formato da pezzi di universi Marvel  alternativi tenuti insieme dalla ferrea volontà di Victor Von Doom (Dottor Destino) non c'è più e l'Universo Marvelè stato ricreato, ma evidentemente in modo non perfetto, visto che in esso troviamo personaggi che appartenevano a universi "alternativi" ora distrutti.

La nuova numerazione (in realtà ogni albo, per motivi fiscal-editoriali, continua anche con la numerazione precedente: ad esempio Amazing Spider-Man n. 1 è in realtà il numero 650 de L'Uomo Ragno) dovrebbe essere, come spesso accaduto negli ultimi anni, un "punto di inizio ideale per nuovi lettori"(o ex-lettori, o quasi-ex-lettori, come il sottoscritto) e ciò non è del tutto vero come non è del tutto non-vero...

Prima dell'arrivo dei manga in Italia, era normale partire a leggere una serie a fumetti "in media res": da Tex a Diabolik, dai supereroi Marvel pubblicati dalla Corno, da Alan Ford a Linus, erano ben poche le persone che avevano avuto la fortuna di iniziare una serie dal numero 1. Questo era uno svantaggio? Beh, per quanto mi riguarda non lo è mai stato: leggevo, non capivo un accidente, ma il fumetto mi piaceva; continuavo a comprarlo e poco per volta risolvevo ogni dubbio e ogni mistero, e magari mi procuravo anche dei numeri arretrati.

Voglio dire, era normalissimo arrivare a corsa già iniziata! Questo ha mai scoraggiato qualcuno? Delle vecchie generazioni, non di certo. 
Al di là di queste considerazioni, se vi dicessi che un/a non lettore/lettrice Marvel - o comunque una persona poco avvezza - con l'acquisto di questi numeri 1 (o di alcuni di essi) avrebbe la situazione bella chiara, beh, ecco, no, proprio no. Questo è un ostacolo per cominciare a leggere un fumetto? Per quanto mi riguarda: no!
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La Nuovissima Marvel - Prologo.
Contiene le sei storie brevi di All-New All-Different Point One (uscito negli Usa il 12/2015). Dovrebbe essere una "raccolta di storie interconnesse" utile a farci dare un sguardo a ciò che leggeremo in un vicinissimo futuro. Le storie contenute fanno parte de Il Torneo dei Campioni, Carnage, Rocket Raccoon & Groot, Gli agenti dello S.H.I.E.L.D., i Nuovissimi Inumani e Daredevil.
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Poche, quando non pochissime pagine per ogni storia di autori vari. Per chi non avesse mai letto nessuna pubblicazione Marvel questo albo è, a parer mio, quasi sumero. Sono brutte storie? Per nulla: a me sono piaciute quasi tutte e il fatto che recentemente abbia letto qualcosina della Marvel mi ha aiutato molto. Chi fosse marvel-digiuno mi sa che, invece, si sentirà un po' sperso/a...
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Note iniziali e finali aiutano, sia i nuovi arrivi che i vecchiotti distrattoni come il sottoscritto. Indispensabile per approcciarsi alla nuova Marvel, la All-New, All-Different Marvel? No.
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Amazing Spider-Man n. 1
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Albo cicciotto, per euro 3,50, che raccoglie il n. 1 americano di Amazing Spider-Man e il numero 1 di Spider-Man 2099. Per Amazing Spider-Man le buone notizie sono Dan Slott ai testi e Giuseppe Camuncoli ai disegni e il matrimonio tra un bell'orsone rosso e il suo compagno e quando c'è roba LGBT io personalmente son contento, sempre. La trama pare continuare esattamente da dove si era interrotta prima di Secret Wars (dico "pare" perché ho parecchi numeri arretrati del ragnetto da leggere...). 
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Le cattive notizie sono la ragno-mobile (noooo... di nuovo?!?...) e il fatto che Peter Parker non è più uno sfigato, ma un miliardario a capo di una multinazionale, però "buona". Cose che a me fanno passare tutta la simpatia che avevo per il personaggio. Anzi, a dirla tutta io ho adorato Superior Spider-Man e ho smesso di leggere il ragnetto quando è tornato Petey. Fatemi pure causa. Comunque: action a mille, disegni superlativi del Cammo nazionale, botte e Peter Parker in giacca e cravatta che pare un quarantenne. E' il punto di inizio ideale per nuovi lettori/lettrici? Mah... con un po' di google si risolve tutto!
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Per quanto riguarda Spider-Man 2099 - Peter David ai testi e Will Sliney ai disegni (belli) - il personaggio mi è sempre piaciuto, la trama di fondo pure, insomma promette bene.
Segue una brevissima, esteticamente deliziosa, narrativamente boh, della Donna Ragno (Spider-Woman) molto incinta, di cui nulla so. E infine un breve inizio (7 pagine) di  Miles Morales, lo Spider-Man del defunto Universo Ultimate, giovanissimo, splendido, drammatico personaggio che, pure lui, conosco poco e da poco. Infine un'inutile storiellina umoristica, grazie al cielo di sole due pagine. Abbondanti note iniziali e finali aiutano molto.
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Avengers n. 0
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Alcune brevi storie (autori: Waid, Robinson et alii, non ho capito bene chi ha scritto e chi ha disegnato cosa) che ci introducono al nuovo universo "vendicativo" - ricordate che un tempo gli Avengers si chiamavano Vendicatori? No? Quanto siete giovani...
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Trait d'union di queste storie è lo Squadrone Supremo, ma non quello che conoscevamo, bensì un mix di personaggi sopravvissuti ad universi "alternativi" del pre-Secret Wars ora scomparsi (forse). L'atmosfera si fa cupa, molto cupa e i membri dello Squadrone Supremo non vorreste averli come vicini di casa... Sono una versione malvagia degli Avengers, a loro modo decisi a proteggere il mondo, senza fermarsi davanti a nulla. Uno dei tie-in secondo me migliori di Secret Wars era proprio la serie dello Squadrone Sinistro (con le magnifiche matite di Pacheco e la storia di Guggenheim), cui questo violentissimo e deciso Squadrone Supremo si ispira direttamente.

L'albo inizia con una bella storia di Visione e Wanda Maximoff, che da sola vale l'acquisto dell'albo; poi A-Force, la squadra vendicativa tutta al femminile capitanata da Carol Danvers; seguono i New Avengers (versione più cresciuta degli Young Avengers); una bella storia con protagonista l'ormai ultrafamoso Deadpool che introduce, più o meno, gli Incredibili Avengers e infine gli Ultimates. L'atmosfera, dicevo, è più che cupa e ne avremo ulteriore - parziale - conferma leggendo...
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I Nuovissimi Avengers n. 1
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Anche questa testata, così come Amazing Spider-Man, sarà quindicinale ed ospiterà diversi comprimari.Inquesto primo numero abbiamo quattro storie, rispettivamente una dei Nuovissimi Avengers (Waid ai testi, Kubert ai disegni), una veramente deliziosa con protagonisti Ms. Marvel e l'altrettanto giovanissimo Nova (Waid e Mahmud Asrar), una dello Squadrone Supremo (Robinson testi, Kirk matite), una dei New Avengers o A.I.M. (A. Ewing ai testi, G. Sandoval disegni).

I Nuovissimi Avengers di Waid e Adam Kubert hanno per protagonisti il nuovo Capitan America, alias l'ex Falcon (black) Sam Wilson, Tony Stark/Iron Man e una breve apparizione di Spider-Man (Miles Morales, b-latin, ex Ultimate Universe) e soprattutto viene introdotto il nuovo, potentissimo, intergalattico nemico. Cupezza, ma non ancora al top.

La storia di Ms. Marvel e Nova alleggerisce un po' l'atmosfera: cotte adolescenziali tra giovani supereroi, disegni graziosissimi, facciotte irresistibili, identità segrete un po' meno segrete, maschietti in soggezione, femminucce pure, tanti sorrisoni durante la lettura.

Per il top del filone morte & distruzione c'è invece lo Squadrone Supremo in una storia che diciamo non farei leggere a un minore non accompagnato. Dei veri bastardi. Li odio. Mi hanno ammazz... ok, niente, leggetevelo se volete sapere (o googlate se non volete spendere). Non so se avrò voglia di continuare a leggere cose così cupe e violente... [Infatti oggi ho comprato il n. 2... ah, coerenza coerenza, non si può farne senza...]


Daredevil n. 1

"Oh-mio-dio! Devil, pardòn: Daredevil, ha l'aiutante!!! Ma per carità, ecco una testata che non comprerò di certo, ci mancavano i Batman-e-Robin della Marvel! Ecco, sicuramente è una mossa brutalmente commerciale per attrarre giovanissimi con la storia del sidekick! Ah, questo non mi piacerà senz'altro, prendo giusto il numero 1 e poi bye bye Devil!"
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Daredevil, ovvero forse il mio numero 1 preferito tra quelli del Nuovissimo Universo Marvel! Sempre a proposito di pregiudizi & coerenza, giustappunto. Ok, è vero, Daredevil ha un aiutante, si chiama Blindspot ed è un personaggio che mi piace moltissimo.

Allora: non leggo la testata di Devil-Daredevil da un bel po'. Un tempo era uno dei miei personaggi preferiti, poi - da quando si è scoperta la sua identità segreta, qualche annetto fa - non l'ho più letto, non so se ho fatto bene o male, ma così va la vita. Quindi comincio la lettura di questo numero 1 davvero a digiuno, tabula semi-rasa (ok, qualche googlata veloce in giro, San Francisco, la Mano e poco altro).

Comincio a godermelo dalla cover, bella e potente, iconica e cupa, con un Daredevi dall'aria molto dura e un giovane Blindspot di cui ancora nulla so. La storia è di Charles Soule mentre i disegni sono di un Ron Garney che si è appena conquistato un all-new, all-differentfan (io). I disegni di Garney sono, così come la storia, cupi e duri, zero cartoonismo, tutto pare tagliato con l'accetta e i colori predominanti sono scurissimi; lo stesso Daredevil non è più rosso, ma nero, così come nere sono le tematiche affrontate in questo primo numero, con un nemico crudele e astuto. Lo scrittore della serie è egli stesso avvocato, così come l'alter ego di Daredevil, il cieco Matt Murdock. Un legal-thriller con riflessi noir, lo definisce nelle note dell'albo l'ottimo redattore  Giuseppe Guidi.

E il sidekick,il giovane Blindspot? Personaggio che ho amato da subito, l'impressione è che non sia costruito a tavolino, ma che abbia già una sua ricca personalità, certo in questo primo numero (che contiene i primi due numeri Usa) ben poco ci viene rivelato su di lui, ma quel poco basta a pensarlo da subito come un partner degno per Daredevil.

L'albo si beve d'un fiato, merito di una storia appassionante, frenetica e intelligente e di disegni, a mio parere, veramente emozionanti e carichi di tensione. Non si sorride leggendo questo primo albo, ma i dialoghi restano impressi e il desiderio di vedere come continua la storia è fortissimo. Già abbonato in fumetteria, io. Chi non legge Daredevil da un po' secondo me farebbe bene a dare una chance a questo intrigante, appassionante numero 1.
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Invincibile Iron Man n. 1
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Non sono mai stato un grande fan di Iron Man (certo, come chiunque anch'io adoro l'interpretazione cinematografica di Robert Downey, Jr.) anche se colleziono avidamente tutte le sue vecchie storie disegnate dal fu decano Gene Colan (r.i.p.). Comunque, avendo deciso di acquistare tutti i numeri 1 dell'All-New, All-Different Marvel, ecco qui il bell'albetto all'allettante prezzo promozionale di euro 1,99.

Lo scrive Brian Michael Bendis, che non è esattamente il mio scrittore preferito (anzi...) e lo disegna David Marquez (non conosco, sorry) e contiene i primi due numeri americani. Non so praticamente nulla di quanto è successo a Iron Man negli ultimi anni, ma non ho avuto alcuna difficoltà nella lettura e comprensione di questo primo numero.
La storia parte subito in quarta narrando parallelamente del play boy (...) Tony Stark - che il mondo intero sa essere l'uomo che si cela dietro l'armatura di Iron Man - e della letale Madame Masque (non ho idea di chi sia... il nome non mi è nuovissimo, ma la mia memoria da anziano è quel che è).
Ospite più che d'onore un Victor Von Doom, alias Dottor Destino, più affascinante che mai, [spoiler] in borghese, senza quella anacronistica armatura e il mantelluccio verde e soprattutto col viso completamente (o quasi) normale, anzi bellissimo! 

Si sa che quando c'è di mezzo Von Doom bisogna come minimo essere cauti, e certo Iron Man non è uno sprovveduto. Molto divertente il "dialogo" tra i due, molto accattivanti i semi gettati da Bendis per costringerci a comprare anche il numero 2.
Tantissime vignette, colori insopportabilmente cupi anche quando non sarebbe troppo il caso.

p.s. allegato, un poster (che non ho ancora avuto cuore si de-spillare dall'albo...


Wolverine n. 1
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Ma Wolverine non era morto?
Sì, ma questaè la nuova Wolverine, un clone chiamato X-23 - ora si chiama Laura Kinney - facente parte un tempo di un qualche progetto segreto paragovernativo, non ne so praticamente nulla. 
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Insisto un po'pedantemente sul mio"non saperne nulla" di certi personaggi, non perché voglio apparire più ignorante di quanto sono, ma per sottolineare se essendo (quasi) digiuni di Marvel si possano riuscire a comprendere, o almeno a godersi anche senza comprenderle appieno, queste nuove storie della nuovissima Marvel.

Pur non seguendo parecchio le avventure degli X-Men e del mondo a loro connesso, questo numero 1 me lo sono gustato con piacere, e la cosa mi ha non poco sorpreso, visto che il mio lontano abbandono delle X-testate fu dovuto a sopraggiunta incompatibilità tra il mio gusto di lettore e le suddette avventure.
Invece, contro ogni mia aspettativa (corroborata anche da quella che a mio parere è forse la cover più brutta dell'intero "lotto") la lettura di questo albo mi ha divertito. Gli autori della prima storia - All-New Wolverine - sono Tom Taylor ai testi, David Lopez e David Navarrot ai disegni. Gli autori della seconda storia - Old Man Logan - sono il pluripremiato "prezzemolino"Jeff Lemire ai testi e Andrea Sorrentino (bravissimo è dir poco) ai disegni.
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La prima storia si svolge tra azione forsennata - toujours Paris! - e flashback; c'è anche un ex-X-Man alato con le ali più strane che abbia mai visto e tra voli non pindarici e sfoderate di artigli - snikt! - c'è pure il tempo per un po' diu romanticheria. Belli i dialoghi, belli i disegni. 
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Old Man Loganè un anziano - e affascinantissimo, posso dirlo? - Wolverine che arriva dal futuro di una terra "alternativa", un futuro distopico in cui i personaggi Marvel che conosciamo hanno tutt'altre caratteristiche (mi par di aver capito che sono malvagissimi).
La storia, intitolata Berserker, è un lungo flashback in cui il vecchio Logan rivive cosa è successo a lui e alla sua famiglia in quel terribile futuro. Solo che egli si trova ora, inspiegabilmente, nel presente... nel "nostro" presente Marvel.
La storia si beve d'un fiato, merito certo di Lemire, ma soprattutto dei meravigliosi disegni di Andrea Sorrentino e degli efficaci e claustrofobici colori di Marcelo Maiolo. Compresa una sopresa a tutta tavola per chi ama il Cavaliere Oscuro.



Fine prima parte
(Domani la seconda. Se riesco.)                                         vai alla Seconda parte >>>


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La Nuovissima Marvel - i numeri 1 - 2a parte

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La Nuovissima Marvel: i numeri 1 - 2a parte

La Nuovissima Marvel
All-New, All-Different Marvel



<<< Prima parte

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La Potente Thor n. 1
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"Quando la dottoressa Jane Foster solleva il mistico martello Mjolnir, si trasforma nella Dea del Tuono, la Potente Thor!"
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Il mio personaggio preferito, senza dubbio. Oltre a Lei, la Potente Thor (non "donna Thor", non "Thora", non "Thor femmina""Thor in gonnella": ragazzi, fatevene una ragione, lei è THOR!) c'è anche il fatto che oggi come oggi comprerei anche la lista della spesa se a scriverla fosse Jason Aaron e a disegnarla fosse Russell Dauterman!
Thor è uno dei personaggi che, durante la distruzione del Multiverso Marvel, riuscì a salvarsi e a uscire indenne dall'evento Battleworld - Secret Wars: lei è la stessa Thor del "vecchio" Universo Marvel. Ma ho usato a sproposito il termine "indenne"... già, perché sebbene la Potente Thor sia uno dei personaggi più forti del vecchio e del Nuovissimo Universo Marvel, il suo alter ego umano, la sua forma mortale, la dottoressa Jane Foster, ha un cancro terminale che la sta uccidendo, e né la magia di Asgard né le cure terrestri sembrano sortire risultati apprezzabili. Altro che lo zoppicare di Don Blake

Questo numero 1 prosegue in realtà le avventure della Potente Thor, non sarebbe esattamente un"punto ideale di inizio lettura", ma, come già detto, ci sono sempre google e i forum (come ad esempio Comicus) che possono aiutare qualsiasi nuovo/a lettore a orientarsi. Plot e dialoghi come sempre perfetti e avvincenti, disegni spettacolari, cliffanger finaleda brivido: serve altro? Si può dire ancora che la gestione della potenza e della debolezza di Thor e del suo alter ego mortale è gestita con una grande delicatezza e quasi assenza di retorica e che i nemici sono all'altezza della situazione (niente "villains da operetta" qui; casomai da opera wagneriana). E ancora che la situazione su Asgard è sempre più intrigante, Odino sempre più stron*o, le trame asgardiane avvincenti. Inoltre l'albo ha una copertina apribile in cartoncino semplicemente fantastica!

Punto dolente: il comprimario della testata: un Ercole-Hercules scritto da Dan Abnett e disegnato da Luke Ross che in questo primo episodio non mi è piaciuto per nulla (è un eufemismo). Capisco il doveroso rilancio, posso capire l'abbinamento nella testata (Thor ed Ercole hanno vissuto molte avventure insieme nel Marvel Universe e appartengono entrambi a mondi mitologici), ma questa prima storia, con un Gilgamesh disilluso e svaccato sul divano (e "profondo" come un foglio di carta visto di profilo) e un mostro, questo sì da operetta, che si dimentica dopo 3 minuti, è una brutta partenza. Non mi sono piaciuti nemmeno i disegni, per non parlare dei colori. Spero di essere smentito in futuro, visto che continuerò ad acquistare la testata Thor.
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Incredibili Inumani n. 1
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Gli Inumani sono stati una delle invenzioni più geniali di Stan Lee e Jack Kirby: personaggi meravigliosi con potenzialità pressoché infinite e soprattutto con un'ambiguità di fondo che non rende possibile percepirli interamente come appartenenti ai "buoni"(infatti la carriera fumettistica di Medusa dai potenti capelli viventi, attuale regina degli Inumani, cominciò come supercriminale associata ai Terribili Quattro, nemesi storica dei Fantastici Quattro). Proprio i Fantastici Quattro - attualmente assenti dal mercato, privi di una loro testata - furono i personaggi più legati agli Inumani, specialmente a causa della Torcia Umana-Johnny Storm ex fidanzato dell'Inumana Crystal e attualmente amante della regina Medusa (eccoli lì a destra).
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Questo numero 1 comincia davvero in media res e forse non sarà facilissimo per nuovi/e lettori comprendere appieno in mezzo a cosa si è capitati. Ma Charles Soule (stesso autore di Daredevil) è bravo a raccontare e dopo poche pagine, vecchi/e o nuovi/e lettori che si sia, sarà facile lasciarsi prendere dalla storia, aiutati anche dai bellissimi disegni di Steve McNiven, ben conosciuto da chi frequenta il Marvel Universe.

Proprio uno degli Inumani, il potentissimo ex-sovrano Freccia Nera, è la causa di molti degli sconvolgimenti dell'universo Marvel, in quanto fu proprio lui a spargere sul pianeta le Nebbie Terrigene, che stanno portando alla luce le potenzialità inumane di moltissimi, ignari terresti diventati improvvisamente NeoUmani, già stigmatizzati come fu un tempo per i Mutanti, i quali a loro volta stanno avendo enormi danni dalle stesse Nebbie Terrigene... La regina Medusa intende accogliere - e proteggere - quanti più NeoUmani possibile su Nuova Attilan, capitale del regno Inumano; nel frattempo Freccia Nera insieme ad un gruppo di altri Inumani,viaggia avanti e indietro nel tempo per ritrovare il figlio Ahura, nelle mani di Kang il Conquistatore (un villain intrigante tanto quanto complesso da seguire)... 
Personalmente prenderò senz'altro i prossimi numeri e potrebbe essere, questa, una delle testate che deciderò di seguire.
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Guardiani della Galassia n. 1
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La prima storia contenuta nel quindicinale è scritta da Brian Michael Bendis, che come detto poco fa non è esattamente tra i miei scrittori preferiti, anche per questo non seguivo la precedente incarnazione della testata. Devo dire però che Bendis coi dialoghi ci sa fare (credo ne sia uno specialista, oltre alla faccenda della decompressione: provate a scrivere "bendis decompressione" su google e guardate cosa succede...) e quindi la lettura di questa prima storia dei Guardiani della Galassia, è stata divertente. 
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Il supergruppo intergalattico è formato dal procione parlante Rocket Raccoon - che era morto su Secret Wars - dall'albero alieno Groot (che dice solo "io sono Groot", che le prime dieci volte fa ridere, dall'undicesima in poi lo trovo un po' pesantino), dal verdissimo Drax il Distruttore (nomen omen),  dall'altrettanto verde Gamora "la donna più pericolosa dell'universo", da Venom alias Flash Thompson, quell'odioso giovinotto che nei primi Anni 60 bullava crudelmente il giovanissimo Peter Parker prima e dopo che quest'ultimo diventasse l'Uomo Ragno, da Star-Lord alias Peter Quill, di cui parleremo più approfonditamente qui sotto, da Kitty Pride ex X-Men (ve l'ho detto: non so nulla!) e infine dall'adorabile e rocciosa Cosa "dagli occhi blu", ex membro dei Fantastici Quattro e ora tornato alla sua antica passione di astronauta / esploratore spaziale.
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La prima storia dell'albo oltre che scritta da Bendis è disegnata, davvero molto bene, da Valerio Schiti, perfettamente a suo agio sia nelle scene d'azione cosmiche che nella aratterizzazione dei personaggi (spettacolari e spassosisime le scene di Peter Quill leader del "maledettamente bello" pianeta Spartax!) e anche nelle scene affollate, come la sequenza dell'uovo misterioso all'interno della Nave dei Guardiani
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Seconda storia dell'albo scritta da Tim Seely e disegnata da Reilly Brown (che nel paragone con Valerio Schiti esce decisamente perdente) ed è un piacevole divertissement non esattamente memorabile ma che si fa leggere volentieri; e poi dentro appare un personaggio - di cui non sospettavo l'esistenza - che si chiama Death Metal!!!
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Insomma, non sono un fan dei Guardiani, non mi è piaciuto il film (fatemi causa), Bendis non è il mio scrittore preferito, ma io qualche altra chance a questa testata gliela darò, perché la lettura di questo primo albo mi ha divertito assai. Note iniziali e finali aiutano nella lettura.
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Guardiani della Galassia presenta Star-Lord n. 1
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Il primo numero di Star-Lord contiene due storie: la prima è tratta da Guardians Team-Up scritta da Tim Seeley e disegnato da Mike Norton ed è un, appunto, team-up tra due personaggi molto in voga, ossia l'idolo delle folle Deadpool e l'irresistibile procione antropomorfo Rocket Raccoon, entrambi letali mercenari e chiacchieroni. Storia carina, ma che non rimarrà nei miei personali annali. Battute - spesso azzeccate - sullo sfondamento della "quarta parete" (= i personaggi dei fumetti che sanno di essere dentro un fumetto), tantissime parole, armi dalla grandezza esagerata, sparatorie altrettanto esagerate e ancora battute. Storia carina, piacevole da leggere, disegni dignitosi. Ammetto che da un po' di tempo - molto poco in realtà - ho scoperto che Deadpool è un personaggio che mi piace, e sì: mi è piaciuto pure il film!
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La seconda storia, tratta da Star-Lord n. 1 Usa, ci presenta la prima parte dell origini di Star-Lord, lettura senz'altro propedeutica per il sottoscritto, visto che il personaggio per me è quasi un perfetto sconosciuto.
Scritta da Sam Hunphries e disegnata - molto molto bene a mio parere - da Javier Garron, parte dalla giovinezza di Peter Quill (vero nome di Star-Lord), precisamente dalla perdita della madre uccisa dagli alieni.
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Il giovanissimo Peter Quill fa le pulizie alla Base di Lancio della Nasa, ma ha nel cuore un solo obiettivo: pilotare l'astronave aliena, dono degli Avengers, ospitata dalla Base alla quale nessuno dei piloti riesce a far fare il "salto" per viaggiare in curvatura spaziale, quindi più veloci della luce. Peter è solo un ragazzino delle pulizie, certo, ma è anche un genio in erba e passa molto tempo - non autorizzato - nel simulatore di volo della Nasa. Fino a che... Come dicevo una parte importantissima della storia sono i disegni di Javier Garron, seppur talvolta afflitti dalla solita colorazione Marvel in cui sembra notte anche quando è giorno, ma toni di colore a parte, i disegni sono veramente irresistibili.
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Gli Straordinari X-Men
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Premessa: io non amo (più) gli X-Men, non li leggo da anni e, tranne sporadiche eccezioni, so veramente poco di quanto successo tra le fila mutanti. Inoltre non amo per nulla lo stile di disegno di Humberto Ramos. Sono quindi la persona meno indicata a parlare di questo albo o di qualsiasi testata che abbia una "X" nel titolo. E' chiaro che il mio disamore ha motivazioni "profonde" e personali, ma non è questo il momento né il luogo per sviscerarlo. Si sappia solo che qualsiasi mio giudizio sugli X-Menè comunque viziato dal mio personale pregiudizio. (Come sempre, se volete potete farmi causa)
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Questo numero 1 de Gli Straordinari X-Men contiene tre storie: due tratte da Extraordinary X-Men e una da Uncanny X-Men. Gli autori sono rispettivamente il pluripremiato Jeff Lemire ai testi dele prime due, il già ciutato e poco amato (da me) Humberto Ramos ai disegni; Edgar Delgado, probabilmente in combutta col mio ottico, è ai cupissimi colori i quali - molto eufemisticamente parlando - non amo granché.
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Anche se non leggo gli X-Men da parecchio, anche se c'è stata Secret Wars e il Marvel Universeè stato ricostruito, vedo che le tematiche sono sempre quelle: odio anti-mutante, mutanti mostri, geneschifo, uccidiamoli tutti, morte e distruzione. La cosa positiva, per me, è l'incontro con quell'Old Man Logan che ho molto apprezzato sulla testata della nuova Wolverine. Altra cosa positiva, sempre per me, è l'apparizioine di Sinistro che indossa sempre uno dei costumi più belli dell'intero Marvel Universe. Botte da orbi, morte e distruzione, una Jean Grey adolescente proveniente dal passato, Nebbie Terrigene letali per la razza mutante e, insomma, chi ama gli X-Men continuerà ad amarli, io che non li amo non sono stato conquistato da queste due storie.

Diverso il discorso per l'ultima storia, scritta da Collen Bunn e disegnata da Greg Land il quale nonostante sia un "fotografaro photoshoppista" impunito pesonalmente apprezzo (ché m'interessa più l'effetto che il come). La storia, non a caso intitolata "Azione Mutante",  presenta un Magneto scatenato e con un nuovo affascinante costume, leader di un team composto da: Arcangelo,gelido e dalla mente impenetrabile; Psylocke, sua ex fiamma e che tenta un contatto emotivo con lui, fallendo; una signora cattivissima che si chiama Monet St. Croix detta M che non conosco e infine il feroce Sabretooth diventato giusto un po' meno malvagio del solito o forse no. Questi Incredibili X-Men hanno un approccio decisamente diverso alla sopravvivenza della razza mutante, violento e con pochissimi scrupoli. Ho trovato efficaci e divertenti i dialoghi, praticamente un continuo scambio di cattiverie tra gli stessi membri del team, e trovo accattivante il terribile sforzo che evidentemente compie Magneto per mantenere la rabbia sotto un minimo di controllo. Il "vecchiaccio" dei film degli X-Men (massima stima per Ian McKellen, davvero; ma non è lui Magneto!) non è fortunatamente riuscito a rovinare la sua immagine fumettistica, che non è mai stata quella di un vecchio, nonostante l'età anagrafica dell'affascinante mutante. Insomma, la partenza di questo nuovo team mi piace, ma purtroppo è una sola storia su tre non basterà a trasformarmi in acquirente della nuova X-testata. Sorry.
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La Nuovissima Marvel: i numeri 1 - 3a parte

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La Nuovissima Marvel: i numeri 1- 3a parte

La Nuovissima Marvel
All-New, All-Different Marvel

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Una vera delizia questo primo numero di Spidey, scritto da Robbie Thompson e disegnato da Nik Bradshaw. Riuscirà a far appassionare nuovi/e lettori ai fumetti Marvel? La storia è fresca e frizzantina, il protagonista è un supereroe giovanissimo e simpatico - Peter Parker naturalmente - nerd e un po' imbranato ma con un cuore grande e con dei comprimari altrettanto giovani. Vogliamo aggingerci delle minacce mooolto più grandi e meno simpatiche di lui e una raffica di battutine tra una scazzotata e l'altra? E un'amorevole, moderna zia che accudisce con affetto il nipote supereroe?
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Stiamo parlando delle origini del nostro Arrampicamuri preferito ("uno dei", oramai) aggiornate alla contemporaneità; un po' come successe sedici anni fa per l'ormai defunto Universo Ultimate, solo che in questo caso le storie sono un po' più veloci e frenetiche e i disegni di Nik Bradshaw decisamente più accattivanti di quelli di Mark Bagley, disegnatore del primo Ultimate Spider-Man.
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La storia, anzi le due storie contenute nel brossuratino bimestrale, sono costruite molto bene, appassionano pur nella loro velocità, ci sono tutti proprio tutti i personaggi che chi già legge Spider-Man conosce e ama (o odia): zia May, Gwen, Flash, gli Osborne, l'Uomo Sabbia, Octopus... e Peter Parkerè proprio quello che ci si aspetterebbe che sia se "nascesse" al giorno d'oggi. Il centro della vicenda resta, giustamente, Petey, un ragazzino molto, molto più simpatico di quello che noi cariatidi abbiamo conosciuto in Italia nel 1970 (ma erano storie degli Anni 60!) e credo che questo fumetto possa avere i numeri per piacere a un pubblico molto giovane. Certo però che la scelta di pubblicarlo bimestralmente non aiuta in questo senso.
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Curiosità: le storie di questo numero si svolgono... già, quando si svolgono? E dove? Siamo forse in un Universo parallelo? Questo giovane Parker è lo stesso che, adulto, agisce nelle sue proprie testate?... "Un giorno o l'altro lo verremo a sapere"!
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Ai "miei tempi"Ant-Man era un certo Henry Pym, biondissimo e impettito scienziato che viveva in una casa simil-vittoriana, fumava la pipa ed era innamorato della bella ereditiera Janet Van Dyne, conosciuta dal mondo come la supereroina Wasp. Ma parliamo di storie dei primi Anni 60 e quindi devo essere rimasto un po' indietro, perché l'Ant-Man di oggi si chiama Scott Lang e oltre ad essere biondo anche lui e a cavalcare formiche volanti, non mi pare abbia molto in comune col compassato dott. Pym.
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Questo giovane, terzo (e il secondo?) Ant-Man vive a Miami, gestisce una azienda di sicurezza in perenne bolletta, ha una ex-moglie e una figlia, Cassie (una ex-supereroina, a quanto ho capito) che lo odia. E' anche un ex criminale, anzi persino in questo numero finisce in galera e magicamente ne esce senza che la cosa venga spiegata (o forse sono solo io a non aver capito...). La cifra stilistica di questo fumetto - oltre alle capacità di rimpicciolimento del protagonista - mi pare sia lo humour: Scott Langè un iper chiacchierone con la battuta sempre pronta, tipo Spider-Man, ma con meno classe - non me ne voglia - uno sfigato cui tutto sembra andare storto, un genio ma senza il denaro necessario per potersi mettere in proprio.
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Questo brossuratino bimestrale contiene i primi due numeri di Astonishing Ant-Man, scritti da Nick Spencer con verve briosa e disegnati con piglio moderno e accattivante da Ramon Rosanas cui si abbinano i colori, grazie al cielo non cupissimi com'è di moda alla Marvel, di Jordan Boyd. Le due storie contenute nell'albo - anch'esse si svolgono otto mesi dopo la fine di Secret Wars e la conseguente "ri-creazione" del (nuovissimo) Marvel Universe - mettono molta carne al fuoco: nuovi supernemici, vecchi nemici - e loro prole - del vecchio Ant-Man, ex fidanzate che sono anche ex membri di una qualche filiazione dei Fantastici Quattro, super-fregature, danni per milioni di dollari e nell'ultima splash-page addirittura il nuovo Capitan America: Sam Wilson
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Un bel fumetto, che anche se non mi ha catturato l'anima, mi ha divertito con la sua atmosfera un po'scanzonata e soprattutto mi ha fatto completamente dimenticare l'orrido, sì: orrido!!, film dello scorso anno.  
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Sam Wilson
, supereroe afroamericano un tempo conosciuto come Falcon, è il nuovo Capitan America. Devo ammettere che non sono mai stato un super-fan del vecchio Steve Rogers: voglio dire, massimo rispetto, The Winter Soldier m'è piaciuto e sì, certo che ho tutte le storie disegnate da Jack Kirby!

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Ma questo nuovo Capitan America, questo primo numero post-Secret Wars, insieme a Daredevil, Wolverine e alla Potente Thor entra di diritto tra i miei preferiti e attendo con ansia il prossimo 16 giugno per potermi gustare il secondo numero!

"Ehi, guardate! Capitan Socialismo è venuto a salvarvi!"
Tranquillizzatevi, non è un fumetto marxista e nemmeno "politicizzato" come qualche recensione affrettata vorrebbe far credere; questo è un bellissimo fumetto pieno di azione e riflessione, con un protagonista splendidamente caratterizzato e deuteragonisti all'altezza della situazione. Le due storie del numero 1 del mensile italiano (Captain America: Sam Wilson nn. 1 e 2 Usa) sono scritte da Nick Spencer (lo stesso dell'Ant-Man qui sopra) e disegnate da Daniel Acuna. Appena aperto l'albo sono rimasto un po' sconcertato dal gran numero di vignette: l'impostazione della tavole è molto densa con, appunto, molte divisioni in vignette, ma leggendo l'albo mi sono ritrovato immerso in una sequenza ottimamente congegnata, uno storytelling leggibilissimo, sia per l'ottima scrittura che per i bellissimi disegni
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Ma la cosa migliore di questo fumetto sono i personaggi, cui sono già affezionatissimo
Personaggi credibili, da Sam Wilson alla splendida Misty Knight, dal capo dello S.H.I.E.L.D.Maria Hill al vecchio Steve Rogers (ex Capitan America ed ex migliore amico di Sam Wilson), fino ai comprimari, ai nemici e alle comparse.
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Lo stesso protagonista offre spunti che la scrittura di Spencer e i disegni di Acuna sfruttano nei modi migliori; si può immaginare cosa ne pensa una gran parte della popolazione americana all'idea di un Capitan America afroamericano che oltretutto non resta neutrale né "super partes" rispetto alle vicende politiche interne e che fin dal primo numero prende a cazzotti e a scudate nelle chiappe i membri di un gruppo terroristico razzista chiamato i Figli del Serpente. Questo Capitan Americaè un personaggio destinato a far discutere, sia all'interno del suo stesso fumetto che nel nostro mondo reale. La cosa più importante è che le premesse sono ottime e questo primo numero è bellissimo. Consigliato a chiunque abbia voglia di leggere un bel fumetto.

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Deadpool, ossia Wade Wilson, il violento "mercenario chiacchierone", è attualmente il personaggio più famoso e venduto della Marvel, oltre ad essere stato protagonista di un film che ha il primato di essere il film "vietato" con l'incasso maggiore della storia del cinema. (E se volete saperlo sì, m'è piaciuto!). A causa di questo hype e soprattutto a causa del fatto che mi hanno regalato un po' di suoi albetti, ho cominciato da poco a leggerne le avventure e ammetto che seppure non ne sono diventato un fan sfegatato, le leggo assai volentieri e mi ci diverto parecchio..
L'albo, che avrà uscita quindicinale, contiene i primi due numeri di Deadpool Usa post-Secret Wars, storie scritte da Gerry Duggan e disegnate da Mike Hawthorne (chine di Terry Pallot, colori di Val Staples). Anche queste storie si svolgono otto mesi dopo la fine di Secret Wars e quindi ci mostrano una situazione che non sappiamo ancora come si sia venuta a creare. Deadpool ora è molto ricco, è rispettato (beh, più o meno...) dai grandi e famosi supereroi, fa parte di un gruppo di Avengers e coordina una serie di ambiguissimi personaggi alle sue dipendenze che... sono altrettanti Deadpool, o meglio indossano tutti lo stesso costume. Alcuni già noti nel (vecchio) Universo Marvel, altri sono new entry.
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Com'è usuale per Deadpool non mancano violenza, mutilazioni, sparatorie e battutacce a raffica ("mercenario chiacchierone" mica per niente!) e nemmeno manca il divertimento per quello che è forse il "supereroe" più sui generis dell'intera Casa delle Idee. All'interno delle storie non mancano sottotrame che proseguono dal pre-Secret Wars (la moglie di Wade - sì, Wade Wilson anche se è sfregiatissimo ha una moglie bellissima. Che è anche un demone, ma che importa quando c'è l'amore?...) ma ciò non dovrebbe essere di alcun ostacolo per chi eventualmente decidesse di salire in corsa.  Belli i disegni e un cliffhanger finale che fa venire molta voglia di prendere anche il numero 2 (e infatti l'ho già preso).

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Dulcis in fundo, ovvero l'albo di tutti questi numeri 1 che ho letto per ultimo: Gli Incredibili Avengers. Comincio subito con le note dolenti (soggettive eh!): a me i disegni di Ryan Stegman non riescono proprio a piacere e questo vizia l'intero giudizio sull'alboo meglio sulla prima storia dell'albo (Uncanny Avengers n. 1), scritta da Gerry Duggan (lo stesso di Deadpool proprio qui sopra).
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Credo, sinceramente che Stegman sia un ottimo disegnatore, ha uno stile "grottesco" assolutamente personale e originale - cosa non così comune all'interno del mondo supereroistico, dove solitamente si chiede agli artisti di rispettare determinati standard. Solo che io non riesco a guardarlo, limite mio, sorry.

La prima storia, anche questa si svolge dopo otto mesi dopo la fine di Secret Wars, riguarda la formazione di Avengers guidata dal vecchio Steve Rogers, ex Capitan America (vecchissimo! E' invecchiato di colpo perché non ha più in corpo il "siero del supersoldato" che aveva dal 1941) e che comprende Mutanti e Inumani. Le nebbie terrigene sprigionate sulla Terra da Freccia Nera, ex sovrano degli Inumani, hanno fatto sì che si sviluppasse il fattore inumano in tutte le persone che lo possiedono (e che non sapevano di averlo) dando loro superpoteri, ma allo stesso tempo stanno provocando seri danni ai Mutanti, come a Rogue, mutante che fa parte di questi Incredibili Avengers.

Nella formazione ci sono anche la Torcia Umana, prezzemolino Deadpool, Quicksilver, Spider-Man (Peter Parker), Sinapsi (inumana), e Dottor Voodoo. La storia è frenetica e piena di azione e lo sviluppo dei NeoUmani dovuto alle Nebbie Terrigene permette infinite variazioni sul tema che lo scrittore Gerry Duggan usa qui al meglio. Le atmosfere sono cupe e, grazie anche ai disegni di Stegman, malate e con un inevitabile senso di decadenza "biologica" (che mi hanno ricordato un po' certe storie di Batman vs Croc o vs Poison Ivy).
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Il pezzo forte dell'albo è però Ms. Marvel, attualmente la mia supereroina preferita! Ripartono dal n. 1 le avventure di Kamala Khan, la sedicenne del New Jersey, che ora fa anche parte degli Avengers (non degli Uncanny Avengers di cui sopra!) e che divide faticosamente la sua vita tra le attività di supereroina, la scuola, la moschea e un amore non corrisposto (forse...).
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La storia - siamo sempre otto mesi dopo Secret Wars - è intitolata Super Famosa ed è splendidamente scritta da G. Willow Wilson,di cui mi colpiscono principalmente i dialoghi, così accattivanti, semplicemente perfetti (ottima anche l'alternanza tra pensieri/didascalie e dialoghi), le caratterizzazioni dei personaggi - di tutti/e i personaggi - e la generale atmosfera che si respira, tra l'ansia adolescenziale e avvenimenti decisamente più "grandi" di quelli che una sedicenne dovrebbe affrontare. Ottimi i disegni di Takeshi Miayazawa e del solito, meraviglioso Adrian Alphona così come i colori di Ian Herring: questi ultimi due autori li conosciamo già dal primo volume cartonato di Ms. Marvel di cui ho parlato molto recentemente. Ovviamente comprerò tutti gli albi degli Incredibili Avengers fino a quando ospiteranno la splendida Ms. Marvel!
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Infine la terza storia: solo sette pagine, ma estremamente accattivanti, che ci introducono un nuovo gruppo di personaggi chiamato Il Dipartimento dell'Incredibile: tre maghi e una strega, una giovanissima e bellissima Agatha Harkness (che chi leggeva la Marvel da piccolo conosce già per essere stata la mentore di Scarlet e soprattutto la tata di Franklin Richards). Si incontrano in un tempo e in un luogo difficili da definire - sembrano gli Anni 50 - per combattere la minaccia soprannaturale di una strega nazista... Scritta da James Robinson coi disegni di Marc Laming e Jose Giles, ha tutti i numeri per diventare una delle mie serie preferite, in quanto adoro le storie a tema magico e qui sia lo scrittore che i disegnatori sanno bene il fatto proprio (i disegni poi sono stupendi!). Altro acquisto obbligato per me.
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Finisce qui questa affrettata e breve disamina dei numeri 1 del Nuovissimo Universo Marvel, All-New, All-Different Marvel. Spero di essere stato di qualche utilità.
Il prossimo scritto a tema Marvel riguarderà anch'esso un numero zero e un numero 1, ma di un personaggio le cui avventure non si svolgono su Terra Prima, ma altrove. Sto parlando di Spider-Gwen, naturalmente. A presto!


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Doctor Strange n. 1

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Doctor Strange n. 1


Jason Aaron, storia
Chris Bachalo, matite & colori
Tim Townsend, Al Vey& Mark Irwin, chine


mensile, spillato, colore, 64 pag.


euro 3,30



Marvel - Panini Comics



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Per dire quant'è stato importante per me il personaggio del Doctor Strange ["doctor"è la nuova dizione; fino ad oggi, qui da noi, è sempre stato il "dottor Strange"; ma si sa, il Marvel Cinematic Universe impone non solo nuove origini e ambienbtazioni, ma anche nuove dizioni], creato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1963, mi tocca raccontare un aneddoto personale - tanto oramai lo sapete che questo blog in realtà è la mia autobiografia.
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Doc Strange disegnato da Steve Ditko nel 1965
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Era il 1972 e con un amichetto coetaneo, dodicenne pure lui, si voleva fare un fumetto del Dottor Strange. Non dell'Uomo Ragno e neppure dei Fantastici Quattro o di Thor, no: proprio del Dottor Strange, un personaggio pubblicato al tempo in appendice al quattordicinale italiano de L'Uomo Ragno. Dunque percepibile come personaggio "minore", dato che non aveva una testata a suo nome.
Il fatto è che nonostante amavassimo sia l'Uomo Ragno che Thor che i Fantastici Quattro, Devil, i Vendicatori e tutti gli altri, il Dottore aveva qualcosa di particolare che ci faceva sognare un pochino di più degli altri personaggi: era - letteralmente - magico.

Le sue avventure si svolgevano nel mondo dei sogni, governato dal terrificante Incubo, oppure in dimensioni così aliene dalla nostra realtà che non dovevamo neppure mettere in atto il meccanismo della sospensione dell'incredulità, in quanto, come dice il professor Milius in quel capolavoro di Dario Argento che è Suspiria:

"la magia è quella cosa che ovunque, sempre e da tutti, è creduta;
quoddam ubique, quoddam semper, quoddam ab omnibus creditum est"

Avete presente Harry Potter? Il suo incredibile successo non è dovuto alle qualità letterarie dei romanzi, che per altro sarebbero impercepibili dalle giovanissime lettrici/lettori, ma dal fatto che si parli di magia e la si mostri come assolutamente presente, quasi necessaria, qui e ora, nel nostro mondo. Non c'è bisogno di crederci, sembra quasi il messaggio di fondo, perché essa è.
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...questo era uno degli scenari meno strani in cui si trovava ad operare Strange (S. Ditko)
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Posso assicurare che per un dodicenne del 1972 la magia aveva un'attrattiva ancora maggiore di quella che può avere al giono d'oggi, ma a differenza di oggi non era un argomento così presente nella cultura di massa e dunque personaggi come il Dottor Strange e periodici come il Corriere della Paura supplivano egregiamente a quella carenza e soddisfavano pienamente il desiderio di magia - ossia di credere in qualcosa di diverso dalla realtà che ci circonda(va) - che avvolgeva noi e i nostri sogni di dodicenni.
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Per me immergermi nella lettura delle - pazzesche, è il caso di dirlo - avventure del Dottor Strange equivaleva a una vera e propria esperienza psichedelica in quanto venivo trasportato (quasi "di peso", direi) in dimensioni da vertigine e non era raro che durante la notte sognassi alcuni di quegli scenari.
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Il grandissimo Steve Ditko era un maestro nel descrivere graficamente ciò che era graficamente indescrivibile e non è un caso se Doc Strange nella seconda metà degli Anni 60 diventò un piccolo mito all'interno dei circoli della controcultura americana concentrata inizialmente tra gli studenti e le studentesse dei colleges.
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Strange ed Eternità... (S. Ditko)
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Prospettive assurde e avulse da qualsiasi pretesa di tridimensionalità, scenari di altre dimensioni che sarebbero piaciuti a Lovecraft, personaggi dai nomi impronunciabili pronti ad invadere la nostra dimensione per renderci schiavi per l'eternità - come Dormammu,il Signore della Dimensione Oscura e senz'altro il mio preferito - e, genialmente, personaggi che impersonavano Idee e ConcettiAstratti, come Eternità e il Tribunale Vivente!
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Non c'erano chissà quali profondi concetti in queste avventure, che soprattutto inizialmente non duravano che poche pagine; eppure ogni lettore/lettrice poteva trovarci dentro qualcosa di personale e - perché no - di profondo. E poi c'erano gli irresistibili incantesimi di Dottor Strange - Per le Sacre Bande di Cyttorak! - e i suoi parafernalia che conoscevamo come le nostre tasche: l'Occhio di Agamotto, la Cappa della Levitazione, il suo Sancta Sanctorum... e la sua fidanzata Clea e il suo fedele "servitore" (così veniva presentato) Wong...
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il terribile Dormammu (S. Ditko)
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Ecco: sebbene io mi sforzi sul serio di evitare di ragionare e di "sentire" i fumetti attuali filtrandoli con improbabili nostalgie e sebbene, al contrario della vox populi, io pensi che i personaggi appartengano all'editore e ai creatori/creatrici che sono liberi di farci quello che vogliono (così come io sono libero di accettarne o meno le diverse interpretazioni), ebbene in questo caso mi devo proprio mordere la lingua per non sbottare in "Questo non è il "mio" Dottor Strange!".
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E dopo questo coming out, col quale vanno filtrate tutte le parole da me scritte in quest'articolino che come al solito tutto vuol essere tranne che "obiettivo", vado a raccontarvi qualcosa sul primo numero del Doctor Strange del Nuovissimo Universo Marvel (All-New, All-Different Marvel).
Comincio col dire che questa testata era quella da me più attesa: ciò significa che il livello di aspettative, benché non sapessi assolutamente cosa aspettarmi, era decisamente alto.
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Avevo reincontrato Stephen Vincent Strange - questo il suo nome completo - su Secret Wars dopo moltissimo tempo che non ne avevo notizie e non ne seguivo più le gesta. La caratterizzazione del Dottore fatta da Jonathan Hickman e Esad Ribic mi era piaciuta moltissimo e anche se ne avevo visto l'assassinio perpetrato da Victor von Doom, ero certo che l'avrei ritrovato nel Nuovissimo Universo Marvel.
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Doctor Strange e Victor von Doom (Dottor Destino) - da Secret Wars n. 4 - Panini Comics
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Una testata tutta per lui, per Doctor Strange, mi sembra un'ottima idea e una cosa molto desiderabile; inoltre tra poco uscirà il film che potrebbe fungere almeno un po' da traino per il fumetto (anche se in realtà credo che oramai avvenga proprio il contrario... ma la speranza è l'ultima a morire, come si dice).
Il Dottore è un personaggio che ha un grande potenziale e che si presta a un'infinità di letture e di avventure, di questo ne sono convinto. E soprattutto continuo a ripetermelo per cercare di evitare quel "Questo non è il "mio" Dottor Strange!" che comunque continua a rimbombarmi nella testa.
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Dunque: uno dei miei attuali autori preferiti - Jason Aaron (che scrive anche La Potente Thor e un altro bel po' di roba) insieme a un disegnatore che apprezzo parecchio - Chris Bachalo - re-interpretano Doctor Strange in un modo nuovo e diverso dal solito e io mi sto a lamentare come i vecchi brontoloni che si stizziscono perché l'Uomo Ragno non è più lo stesso di quando lo leggevano loro, cioè circa cinque decenni fa?!?
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da Doctor Strange n. 1 di Jason Aaron e Chris Bachalo
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Il Doc che ricordo io è un signore brizzolato serio, direi quasi serioso, e discretamente compassato (tranne quando combatte per la salvezza della nostra Dimensione, s'intende: in quei casi si lasciava un pochino - ma solo un pochino - andare), molto pudico e poco incline alle relazioni sociali; ha una personalità molto profonda ed è quasi schiacciato dal senso di responsabilità che il suo dovere di custode gli impone, tant'è vero che la maggior parte delle persone, che siano eroi, eroine o semplici passanti, non sospetta neppure quali pericoli minaccino la nostra Dimensione e quali immani fatiche deve affrontare il Dottore, sempre a rischio di dannare la sua stessa anima immortale...
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Ecco, il Doctor Strange di Secret Wars - quindi parliamo di qualche mese fa, non del 1963 - rispecchiava ancora abbastanza questo mio chiamiamolo pure pregiudizio.
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D'altronde la sua stessa origine è tutt'altro che ironica: Stephen Strange era un chirurgo di fama mondiale con un ego tanto sconfinato e una tale bramosia di guadagno e potere da abbandonare emozioni umane quali la compassione, la solidarietà e l'amore. Un incidente d'auto mise fine a tutto ciò danneggiandogli quanto di più prezioso possedeva: le sue mani. Distrutto nell'ego, menomato nel fisico e abbandonato da tutti, ridotto ai limiti dell'alcolismo e della miseria, Strange si mise in cerca di una leggendaria "cura" che avrebbe trovato, stando alle dicerie sussurrate in giro, tra le desolate (e occupate militarmente dalla Cina) lande del Tibet. Non trova cura per le sue mani, ma trova invece l'Antico che diventerà il suo Maestro e lo istruirà nelle Arti Magiche (magia nera compresa) sino a renderlo lo Stregone Supremo (dell'Universo Marvel).
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da Doctor Strange n. 1, di Jason Aaron e Chris Bachalo
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In questo primo numero di Doctor Strange non troviamo granché di tutto quanto detto finora. E s'intende che, per ora, non l'ho presa proprio benissimo.
Abbiamo, invece, un Doctor Strange che sembra molto più giovane, non porta più quella "ambigua calzamaglia" (battuta un po' infelice, non trova signor Scatasta?), ma invece come la metà degli eroi/eroine Marvel porta ormai dei Doctor(!)Martens ai piedi, - SPOILERlimona con le demonesse come se fosse la cosa più naturale del mondo - FINE SPOILER -, ha fama di gran seduttore e si ritrova al bar con le altre streghe e stregoni a "vantarsi con gli amici", battutine a non finire e via di questo passo. Insomma, proprio poco in comune col vecchio Doc.

Ciò è bene? E' male? E' colpa del Marvel Cinematic Universe? Sto invecchiando inesorabilmente? (Sull'ultima cosa ahimé non ci sono dubbi...). Ma soprattutto: perché tengo bene il colpo quando a "svecchiare" sono altri personaggi come Cap America, Thor, Ms Marvel, Wolvie e invece me la prendo così per l'evoluzione di un Doctor Strange che oltretutto non seguivo da decenni?
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...sì: è in mutande... (retro-cover del n. 1 di Doctor Strange)
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Ricordo una frase che lessi in merito al mio articoletto su Superior Spider-Man - chi proprio vuol farsi del male può leggerlo qui - che mi gasò molto e sovralimentò il mio già ipertrofico ego: qualcuno commentò su un social, in modo molto favorevole, che un "vecchio" lettore di Spider-Man (più "vecchio" che "lettore di Spider-Man", a essere onesti...) riusciva finalmente a godersi una storia senza frapporre ad essa i propri pregiudizi e le proprie chiusure mentali al "nuovo". Eh, in effetti... Aveva ragione, costui. Talmente ragione che quando Peter Parker tornò in possesso del proprio corpo e della propria mente, io ressi per soli tre numeri e poi abbandonai acquisto e lettura del Ragnetto.

Ma comunque, era per dire che - davvero - cerco di godermi le cose e le storie senza farmi troppo influenzare dalle mie passate letture. Non sto dicendo che esse non m'influenzano: dico solo che normalmente riesco abbastanza a gettare l'influenza nel cesso e a leggere divertendomi (e, se riesco, anche riflettendo sul mondo e la vita).

Beh, con questo primo numero di Doctor Strange non ce l'ho fatta a godermi la differenza, ma non sono pessimista e conto di proseguire nell'acquisto perché ci sono anche delle cose belle (stiamo per vederle) e anche perché dal prossimo numero dovrebbe cominciare la serie su Scarlet (ex Scarlet Witch, Wanda Maximoff), la strega mutante, e a scriverla è James Robinson che è un autore interessante e inoltre negli Usa la serie è Rated T+, ossia più o meno "vietato ai minori di 13 anni".
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da Doctor Strange n. 1 (Aaron - Bachalo)
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Dicevamo delle cose belle di questo primo numero di Doctor Strange: beh, prima di tutto i magnifici disegni di Chris Bachalo, forse l'autore più distante al mondo dai vari Steve Ditko o Frank Brunner (uno dei miei idoli, tanto per dire; il mio secondo Strange-disegnatore preferito, perchéil primo è:) o Gene Colan. Bene, va bene, va benone, svecchiamo l'imagine e via quella "ambigua calzamaglia" (...),ok, non puoi proporre alle persone giovanissime un mago vecchiotto e brizzolato, lo capisco.
Chris Bachaloè capace di inventare scenari intricatissimi, anche se forse più fantasy che mistici, ma comunque intriganti e divertenti.

Prevedo poi cose interessanti per Wong, personaggio che mi è sempre piaciuto, ma che ho sempre trovato un po' monotematico, e poi dava del "voi" al Maestro! Ora lui e Strange paiono amiconi e questo potrebbe aprire prospettive inedite ed avventure movimentate. Inoltre mi è piaciuta l'idea di mostrare la casa - il Sancta Sanctorum - di Strange in modo un po' (...) più approfondito del solito e mi attira, nonostante sia tutto tranne che originale, l'idea del "bar delle streghe e degli stregoni", già visto molte volte (Sandman, per dirne una; o Shadowpact), ma sempre un buon punto di partenza per giocarci sopra, a patto di farlo bene, naturalmente.

E poi ci sono i dialoghi, frizzanti [ok: per me un po' troppo frizzanti, decisamente poco mistici, ma che posso dire? Largo ai giovani!] e comunque la storia non è male, anzi chi leggerà questo albo senza pregiudizi "antichi" lo troverà senz'altro avvincente e sarà divertente vedere Doctor Strange aver a che fare con una giovane ragazza molto più posseduta da demoni di quanto ella stessa non sospetti. Sarà divertente vedere la cucina di Wong - yeuch! - e, l'ho già detto, il tour del Sancta Sanctorumè impagabile e ok, va bene anche se c'è un po' troppa ironia in quel mistico luogo di meditazione e preghiere.
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Wong (chi altri?!)
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Tra la prima e la seconda storia - che sono connesse, si tratta solo di una divisione di albi americani - troviamo un interludio, disegnato da Kevin Nowlan, che inizia una sottotrama che promette di essere interessante (anche se chi, come me, è un amante di BTVS non potrà non notare una certa somiglianza con il perno narrativo sul quale ruota l'intera - meravigliosa - Quinta Stagione). Insomma, staremo a vedere.

Riassumendo le mie non-proprio-super-entusiastiche considerazioni su questo primo numero riconosco però che esso ha le potenzialità per piacere a chi ancora non conosce il Dottore o a chi lo conosce poco o a chi l'ha appena conosciuto tramite Secret Wars e ne è rimasto invcuriosito/a (anche se qui troverà un Dottore ben diverso dallo sceriffo compassato e serioso al servizio di Destino); mentre i vecchi babbioni come il sottoscritto, quelli che "io leggevo l'uomoragno che tu ancora non eri nato/a!", avranno probabilmente da ridire e da brontolare e faticheranno non poco a ritrovare il "loro"Doctor Strange.

Ricordo inoltre che dal prossimo numero avremo Scarlet come comprimaria, quindi un motivo in più per dare un'ulteriore possibilità alla testata.

Che l'Onniveggente Occhio di Agamotto ci protegga!
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Doctor Strange di Jason Aaron e Chris Bachalo

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Doctor Strange, tra le braccia di Dracula, disegnato dal divino Gene Colan (1972)
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Doctor Strange disegnato da Frank Brunner


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Battiti...

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BATTITI
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Un programma di Pino Saulo con Ghighi Di Paola, Giovanna Scandale, Antonia Tessitore
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Tutte le notti dalle 0.00 alle 1.30 su Radio 3 o in podcast
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Già: per una volta non parlerò di fumetti.
Nell'attesa che mi venga qualcosa di non troppo scemo da scrivere su Spider-Gwen (scritto che giace appena abbozzato da giorni e giorni sul mio pc), oggi voglio parlarvi di un programma radiofonico che per me ha un significato molto importante.
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Di più: con le righe che seguono tenterò di convincervi - arriverò a supplicarvi, se devo - a dare almeno un ascolto al miglior programma radiofonico di sempre.
Un programma che non esito a dire che mi ha salvato la vita.
Musicalmente parlando, per lo meno.
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Ho conosciuto Battiti per caso alcuni anni fa, in una delle mie numerosissime notti insonni. Ora, per fortuna, non è più necessario restare svegli/e fino alle 1.30 per godere della miglior trasmissione radiofonica al mondo: sul sito del programma si possono ascoltare le puntate senza problemi di orario.
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Di cosa si occupa Battiti?
Quando cerco di descriverla ad amici/che e conoscenti, e m'infervoro per cercare di comunicare almeno un po' del mio entusiasmo, dico che Battiti si occupa di musica non mainstreamoppure ancora di musica non convenzionale. Non so se la mia "definizione" sia corretta o meno, ma è quella che mi è venuta in mente più spesso sino ad oggi.
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Personalmente per musica non-mainstream o musica non convenzionale intendo quella musica, meglio: quelle musiche, di cui difficilmente si parla su giornali e riviste che non siano (altamente) specializzati, per le quali non è facile trovare blog o articoli di divulgazione "di massa" e ancor più difficilmente sono musiche che entrano in classifica.
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Perché? Forse perché si tratta di musiche non-di-consumo, ossia di musiche che, indipendentemente dal "genere", richiedono una certa attenzione - e forse anche un certo grado di coinvolgimento - da parte di chi ascolta. 
Per la maggior parte delle volte Battiti tratta, e fa ascoltare, musiche che io chiamo non propriamente consolatorie [1], spesso vengono definite (non certo da chi fa e conduce Battiti) musiche "difficili". Un po' come l'arte contemporanea...
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Ma proprio come l'arte contemporanea - secondo me - sono musiche che in realtà possono essere fruite da tutti senza bisogno di chissà quale retroterra culturale o apertura mentale o, peggio che mai, "specializzazione". Io credo che, fondamentalmente, l'arte spiega se stessa e basta a se stessa. Certo, se conosco i retroterra, i meccanismi, se storicizzo e contestualizzo, se acquisisco gli strumenti per comprendere meglio e per confrontare e blablabla, tutto quel che volete sì ok, è meglio. Ma anche senza tutto ciò posso fruire e godere di un quadro, una musica, un'opera letteraria o architettonica facendomene travolgere, entrandoci e facendomene coinvolgere su più piani e livelli.
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Quando ho visto per la prima volta opere di Picasso, non mi sono piaciute. Ma non ho avuto bisogno di studiare Picasso per amarlo: evidentemente un bel giorno la mia mente si è stufata di gabbie e schemi e della solita minestra e ho guardato Picasso senza cercare cose note e conosciute (appunto, consolatorie) e mi è piaciuto. 
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Picasso, o La Monte Young o una poesia surrealista o un film sperimentale, non hanno bisogno - secondo me - di "essere spiegati". Se poi, per conto mio, sentirò la necessità di approfondire a livello teorico, tanto meglio! Arricchirò la mia cultura e forse potrò comprendere meglio determinate espressioni artistico-creative.
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Io di jazz non ne so niente, ho giusto ascoltato qualcosa di importante (Coltrane, Davis, Monk, Mingus e poco altro; un po' di free-jazz perché ai miei tempi nella Nuova Sinistra andava molto quella musica). Così come non so (quasi) nulla di musiche che non siano strettamente collegate al Rock.
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Ciò non toglie che ascoltando Battiti, anche quando fa quelle (rare) puntate tutto-jazz-casinaro (sono quelle che mi mettono più a dura prova...), io riesca a godere di musiche che non rientrano nelle mie conoscenze e/o abitudini - che anzi normalmente avrei definito astruse o quantomeno strane - e sento letteralmente la mia mente aprirsi, espandersi, entrare dentro schemi-non-schemi sconosciuti e stimolanti, immergersi in mondi "pericolosi" ed eccitanti, seguire tessiture elettriche abbaglianti, balsamo neuronale, esperienze fortificanti, quasi fisiche...
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Tutto questo, a mio parere, solo perché Battiti mi guida in modo molto dolce e nient'affatto autoritario permettendomi di lasciar andare le mie pre-costruzioni mentali, i miei pregiudizi musicali. Ad ogni ascolto della trasmissione sono più ricco di prima e questa è una realtà, soggettiva finché volete, ma per me è pura realtà.
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Non voglio dire che sia sempre facile: come accennavo prima, certe (rare) serate sono davvero difficili: gruppi di strano jazz in cui la batteria segue ritmi che io non riesco a seguire e la tromba o il sassofono si lanciano in vorticosi, e lancinanti, assolo così diversi dalle mie lineari e rassicuranti concezioni rock o "pop"... ecco, lì è dura (ma d'altrone non mi obbliga nessuno eh, se la faccenda si fa troppo ardita, passo a un'altra puntata). Eppure anche in quei casi sento i miei neuroni ringraziare: è come se quella sera avessi dato loro del cibo nuovo e forse inizialmente un po' indigesto, ma altamente nutriente!
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Io credo - banalmente - che provare, sperimentare, non adagiarsi sugli allori, mantenere quanto possibile la mente aperta sia, semplicemente, il segreto della vita. Il giorno che smetterò di essere curioso - e per curioso intendo andare a ficcare il naso anche dove apparentemente non dovrei, dove le cose non sono consolatorie e predigerite - allora sarò morto, sia che il cuore mi batta ancora sia che non abbia più battiti.
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Perché sono qui a cercare di convincervi - certamente in modo piuttosto contorto, lo ammetto... - a dare una chance a Battiti?
Beh, semplicemente, come faccio per i fumetti che amo, perché mi piace condividere il godimento, mi piace diffondere le cose belle, che io reputo belle.
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Intendiamoci: a me piacciono i Beatles, mi piace il rock, il blues, il punk, il metal estremo, il beat italiano, Bowie, l'Equipe 84, Lucio Battisti (e un milione di altre cose normalmente non contemplate dalla programmazione di  Battiti) e non smetterò certo di amarli e di godermeli perché devo evolvermi in chissà quale stato mentale privilegiato! Non sto dicendo che siccome la musica che ascolto è obsoleta, commerciale, di massa allora devo abbandonarla.

Sto dicendo tutt'altro e cioè che proprio perché mi piace la musica, proprio perché so che a molte persone che seguono questo blog piace la musica, per questo spero che qualcuno si lasci convincere a provare un assaggio di musiche probabilmente estranee e sconosciute che potrebbero essere foriere di sconvolgenti sorprese.
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Mentre scrivo sto ovviamente ascoltando una puntata di Battiti (quella del 25 Giugno, per la precisione) e sono veramente in estasi e mi sarei sentito un perfetto egoista se non avessi fatto questo forse non molto riuscito tentativo di propaganda al più bel programma radiofonico di sempre.

I conduttori e le conduttrici di Battiti sono preparati e hanno splendide, dolcissime voci (l'antitesi della sciocca aggressività radiofonica tipica delle radio commerciali) e raccontano sempre, senza dilungarsi in troppe parole, qualcosa delle musiche che vanno via via trasmettendo; lasciano spazio alla musica, alle musiche, e traspare la loro passione e la loro contagiosa curiosità [2]
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La programmazione di Battiti comprende anche concerti dal vivo, o suonati direttamente in studio o registrati da festival o altre occasioni (sempre con qualità tecnica eccelsa), interviste, recensioni (anche di libri a tema musicale). 
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Le musiche che si possono ascoltare nelle varie puntate sono moltissime: jazz, etniche, funk, sperimentali, elettroniche, noise, musica suonata con giocattoli, dub, reggae, musiche brasiliane di cui non sospettavo l'esistenza, contaminazioni rock e cento altre che non saprei neppure come descrivere.
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La cosa che hanno in comune tutte queste musiche è... di essere Musica innanzitutto e poi di non essere facilmente ascoltate tramite i "normali" programmi rdiofonici o televisivi o radio-web. Ma la cosa che soprattutto accomuna tutte le musiche trasmesse a Battiti è la loro assoluta non-banalità, l'altissima concentrazione di creatività, la passione di chi esegue le musiche, di qualsiasi genere (o non-genere) esse siano. Una passione che, piaccia o meno ciò che si sta ascoltando, traspare da ogni suono o voce che esce dalla radio.
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Spero che vogliate fare un tentativo!
Buoni ascolti


p.s. perché inizialmente ho detto che Battiti mi ha (musicalmente) salvato la vita? Perché l'ho scoperto in un momento in cui, per quanto la musica non abbia mai cessato di emozionarmi, ero come assuefatto a quelle emozioni... Per quanto sia sgradevole pensarlo, anche le emozioni possono diventare chiusura, abitudine, consolazione, stasi, blocco. Ecco: Battiti mi ha aiutato - e continua a farlo - a scoprire nuove, inedite emozioni e per questo lo amerò sempre!
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Note:

[1]
Per musica (o arte o letteratura o cinema o quel che volete) "consolatoria" io intendo quella musica (o arte o letteratura...) che "già conosciamo", che presenta schemi e costruzioni già note, cui il nostro cervello è già abituato, che non necessita di particolare attenzione né di sforzo e che, presentandoci non-novità, anzi situazioni ed "emozioni" ben conosciute, riconosciute ed anzi abitudinarie, fa sì che ci sentiamo consolati/e, rassicurati/e. Ci trasforma cioè in consumatori/consumatrici. Idea mia eh, magari tutta sbagliata... Io però ci credo (altrimenti non starei qui a parlarne).
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[2] Ho scritto loro più volte, o per i complimenti o per chieder loro informazioni, e sono sempre stati di una gentilezza oserei dire affettuosa. Affetto che per parte mia è pienamente ricambiato.
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Angela Regina di Hel n. 1

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Marguerite Bennet, storia
Kim Jacinto e Israel Silva, disegni e colori
Stephanie Hans, disegni sottotrama


bimestrale
edicola e fumetteria
brossuratino,48 pag. colore


contiene
Angela Queen of Hel  nn. 1 - 2


euro 3.00


Panini Comics
Marvel Collection Special # 22


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"Mi chiamo Sera. Sono la tipa spassosa. Sono anche quella carina, magica e l'unica che riesce a fare fantastici assoli di liuto. Ho anche una chioma super. [...] E poi, un giorno, fui uccisa."

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Lo so, lo so: pare che mi sovvenzioni la Panini, ma posso assicurare che non è così. Anzi direi che ultimamente sono io che la sovvenziono parecchio, persino più del dovuto.
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E' che questa faccenda dei (finti) numeri 1 post-Secret Wars mi ha coinvolto più di quanto credessi, ha risvegliato la mia parte adolescente, mi ha molto divertito e... facciamo così: Giugno 2016 è stato il mio Marvel Month e dopo questo scritto (e forse quello su Spider-Gwen, di cui ho acquistato oggi il n. 2, che per ovvi motivi slitta a Luglio) avrò terminato coi numeri 1 e tornerò a parlare anche di cose che non hanno necessariamente il brand di mamma Marvel. Promesso.
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Un altro personaggio femminile, un altro personaggio di cui ho letto pochissimo e del quale so poco o nulla: Angela è la figlia di Odino e Freyja, quindi sorellastra di Odinson (l'ex-Thor, che è figlio di Odino e Gaea) - e di conseguenza sorella adottiva di Loki. E' stata creduta morta fino a pochissimo tempo fa, quando si è scoperto che invece era viva e vegeta e viveva a Heven, il regno degli Angeli, acerrimi nemici di Asgard, dove a quanto pare svolgeva il ruolo di assassina (ognun* mette insieme il pranzo e la cena come riesce). Comunque c'è sempre wikia venirci in aiuto, oltre che le puntuali note di Simon Bisi a fine albo.

Angela in realtà fa parte dell'Universo Marvel da non molto, da quando cioè Neil Gaiman, il suo creatore, ha vinto una lunghissima battaglia legale col co-creatore Todd McFarlane (l'hanno creata insieme ben 23 anni fa) ne ha acquisito i diritti esclusivi e li ha venduti alla Marvel. Ecco quindi che la Casa delle Idee ha creato per lei un passato "mai raccontato finora" che, seppure con qualche buchetto qui e là, pare reggere bene, narrativamente parlando. Insomma, una sorellastra per l'ex-Thor non è affatto un'idea malvagia a mio parere, senza contare le implicazioni che, spero, ci saranno con Loki, personaggio che amo moltissimo.
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Ho letto questo primo albo senza aver precedentemente guardato le note di wikipedia e devo dire che, pur non avendo capito tutto perfettamente, l'esperienza è stata assai gradevole e divertente al punto che domani dirò al mio edicolante di mettermi da parte i prossimi numeri (che ahimé usciranno bimestralmente).
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Divertente e gradevole, dicevo, e poi: ehi, non esiste una Angela dei tempi d'oro, quando era più bella, più brava, disegnata meglio, scritta da Stan Lee, di quando ero giovane e si stava meglio quando si stava peggio e qui una volta era tutta campagna. Angela non ha un passato di decenni con cui fare paragoni, non ha bisogno di reboot ed è giovane, o vecchia, quanto ognun* di noi desidera lo sia. Basta dimenticarsi - o come il sottoscritto: non aver mai letto - le storie della precedente casa editrice in cui è comparsa e il gioco (della novità) è fatto!
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Inoltre ha tutti i numeri per interessare chi ama la mitologia norrena in salsa Marvel: come dice il titolo stesso della testata, Angela è ora la Regina degli Inferi, ha spodestato la maestosa e potentissima Hela (che per inciso è sempre stata uno dei miei personaggi divini preferiti; sia quella della vera mitologia norrena sia quella magnificamente ricreata per il Marvel Universe nel 1964 da Stan Lee e Jack Kirby) e anzi, la seconda tavola la mostra in catene ai piedi di Angela.
E a quelli di Sera, personaggio a me totalmente sconosciuto, ma che già ha fatto un pochino di breccia nel mio cuore fumettoso.
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Angela e Sera
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Anche questa storia, come tutte quelle dei numeri 1, si svolge otto mesi dopo Secret Wars e quindi, probabilmente, è normale avere un po' di confusione e qualche dubbio durante la lettura. (Durante Secret WarsAngela è stata protagonista di un tie-in che però non ho seguito.)
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Questo nuovo inizio parte, come dicevo prima, con Hela - la ex dea della morte asgardiana - sconfitta e incatenata: Angela ha conquistato Hel, il regno degli Inferi. Per ora, questo è ciò che sappiamo (almeno fino al cliffhanger finale che mi guardo bene dall'anticiparvi, naturalmente!) e in questo primo numero non molto ci viene mostrato di questa conquista.

La storia è un continuo flashback in cui vengono mostrate scene e situazioni del passato, inizialmente ambientate ad Heven e in seguito ad Hel (come nuovo lettore ammetto di essere rimasto più volte confuso...) in cui le protagoniste sono sempre Angela e Sera. E quest'ultima dev'essere salvata...

Cosa mi è piaciuto in questa storia, cosa mi ha fatto decidere di acquistare i prossimi numeri? Beh, innanzitutto mi è molto piaciuto questo:
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Angela e Sara
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Eh già, spero mi si perdonerà questo piccolo e innocente spoiler che in realtà non toglie nulla al gusto di una prima lettura; inoltre credo che sui "social" o su altri blog se ne sia già parlato, no? (non oso, né voglio, immaginare come...). Voglio dire: non mi dite che non si sono già scatenati da un lato i soliti teorici del gienderrr per tuonare contro la Marvel che - certamente al soldo della nota lobby gay - sta contribuendo ad omosessualizzare (!!!) il mondo e dall'altro mi vedo quegli altri sentenziare che "ecco, la solita mossa forzata esclusivamente commerciale!"

A me invece, e come a me a qualche altro bel milioncino di persone, fa sempre piacere vedere, sentire, leggere di personaggi/e LGBT , dato che il mondo - e quindi le storie da raccontare - non è fatto solo di storie e persone eterosessuali.

Ebbene dopo l'evidenza del fatto che tra Angela e Sera non c'è solo amicizia, ma qualcosa di più profondo e che va ben oltre, un'altro elemento interessante è il contrasto tra la spietatezza della nuova Regina di Hel (e anche di Sera, che in certe scene si dimostra tanto determinata e violenta quanto la sua amata) e la dolcezza di certi loro momenti; elemento che fa bene alla narrazione e la rende più ricca e varia. Tra le due è proprio Sera il personaggio più sfaccettato, mentre Angela è più tetragona, decisa, dura, in un certo senso razionale:
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Marguerite Bennett, l'autrice dei testi (lanciatissima e prolifica autrice Marvel, DC, Boom ed altro e che ho mediamente apprezzato su A-Force, uno dei tie-in di Secret Wars) ha una scrittura molto piena, direi quasi impetuosa: le tavole del fumetto sono ricchissime di dialoghi e di didascalie, ma per il mio gusto non viene mai superato il limite, anzi ho apprezzato moltissimo i dialoghi, specialmente quelli di Sera, personaggio frizzantissimo e sicuramente carico di sorprese, in certi casi direi persino ambiguo.

Come dicevo poco sopra, la lettura per me è stata un po' confusa, ma ciò potrebbe essere dovuto alla mia assoluta non conoscenza dei personaggi e dei fatti pregressi: la successiva lettura di un po' di wiki ha chiarito la gran parte dei dubbi, anche se sono quasi certo che Marguerite Bennet non desideri essere troppo chiara né rivelare tutto troppo presto. Sono certo che in questa testata le sorprese non mancheranno e sebbene non possa dire di trovarmi di fronte a un capolavoro, mi dichiaro comunque molto soddisfatto dalla lettura di questo primo albo di Angela Regina di Hel.

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Per quanto riguarda i disegni, avrete senz'altro notato quanta differenza c'è tra i vari disegni a corredo di questo scritto.
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E' perché, come si legge nel "colophon" all'inizio, chi disegna le storie di Angela e Sera sono ben tre persone: il disegnatore filippino Kim Jacinto e il colorista Israel Silva disegnano la storia principale (vedi ad esempio la prima immagine o quella proprio qui sopra) ossia quella ambientata "adesso", mentre leggiamo; la disegnatrice e illustratrice francese Stephanie Hans invece disegna la sottotrama ossia i flashback e, per mio gusto personale, la preferisco nettamente a Jacinto e Silva (che comunque ho mediamente apprezzato). 
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Mi chiedo se anche nei prossimi numeri ci sarà questa suddivisione di ruoli e di disegnatrici/tori, che è comunque interessante: forse da queste poche immagini che ho postato non si capisce, ma la differenza tra i due stiliè davvero ampia e l'effetto complessivo che si crea nella storia è stimolante e interessante.

Chiudo questo breve scritto - un bel po' arraffazzonato (me ne rendo conto...) - dettato dall'immediato, divertito entusiasmo che mi ha colto poche decine di minuti fa non appena terminata la lettura di questo primo numero di Angela Regina di Hel, consigliandolo a chiunque abbia voglia di leggere un fumetto di pura avventura a metà tra il fantasy, il mitologico, il supereroico e con dentro un bel po' d'amore e un pizzico di poesia. Guardando le cover dei prossimi numeri credo che ci aspettino un bel po' di sorprese, apprezzabili soprattutto da chi ama le ambientazioni asgardiane.

Mi scuso infine per l'orrida "sbianchettatura" di alcuni balloon, ma pur volendo mostrarvi qualche immagine, non volevo rivelare troppo della trama; da qui la decisione di intervenire assai barbaramente su alcuni balloon... spero non me ne vorrete (troppo).
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Pinocchio

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di David Chauvelsceneggiatura

e Tim McBurniedisegni


tratto da Pinocchio
di Carlo Collodi


volume brossurato
88 pag. a colori



euro 14,90




Tunué
collana Tipitondi


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"Vi prometto, babbo, che imparerò un'arte, e che sarò la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia."
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Pinocchio è uno di quegli argomenti che fa discutere, in casa nostra. Per la precisione ogni volta che lo si nomina (e vi prego, non chiedetemi/vi perché in casa nostra si nomini così tanto Pinocchio...) io e il mio unito civilmente dello stesso sesso finiamo per litigare. E noi normalmente si litiga pochissimo, davvero.

Per lui - che lo detesta - il libro di Carlo Collodiè moralista, crudele, cupo, spaventoso... per me pure.
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...ma allora sto dando ragione al mio compagno?? No, o meglio, certo che ha ragione quando parla di una favola bigotta, moralista, crudele; ma è esattamente questo che sono le fiabe, tutte, partendo addirittura da Esopo e andando sino a Perrault ai Grimm, per non parlar di Andersen: l'avete mai letta la veraSirenetta? Una cosa da straziare il cuore e far scivolare nella più nera depressione! Altro che la versione edulcorata - e splendida - di Walt Disney! Già, le favole sono dannatamente crudeli e in genere la morale è "temi dio, sii ruffiano coi potenti, non uscire dal seminato, sii conformista e vendicati di cento volte di quello che ti hanno fatto passare".

Quindi sono daccordo col mio compagno sul giudizio in merito a Pinocchio, ma la differenza è che io quel libro lo adoro sin da quand'ero piccolo, lo rileggo periodicamente (sprofondando ogni volta in una cupa depressione) e ne colleziono qualsiasi tipo di trasposizione.
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Questo bellissimo volume edito da Tunué - un vero gioiello - ha infine messo d'accordo me e il mio compagno: non appena intraviste le tavole e gli splendidi disegni di Tim McBurnie non abbiamo potuto lasciare il volume in fumetteria, me ce lo siamo portato a casa. Immagino che lui abbia solo "guardato le figure" - comunque, a parere di entrambi, una festa per gli occhi - mentre io mi sono goduto per l'ennesima volta la mia fiaba preferita [1] sceneggiata da David Chauvel .
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Sia la sceneggiatura che la traduzione di Stefano Andrea Cresti sono molto fedeli all'originale di Collodi e questa apprezzatissima scelta di fedeltà dona all'intero volume un'atmosfera completamente antimoderna e fuori dal tempo, proprio come a mio modesto parere dev'essere compiuta la migliore interpretazione di Pinocchio.
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Finalmente, invece, non viene rispettata l'errata tradizione - derivante dal Collodi stesso - di chiamare Pinocchio "burattino": il ragazzino di legno è infatti, com'è noto, una marionetta, pur non avendo bisogno di fili manovrati da terzi per muoversi.
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La fedeltà all'opera originale non significa pedissequità: non tutti gli episodi del libro vengono qui trasposti e il risultato è un libro a fumetti che si può leggere (sia a se stessi che ad altri, magari più piccoli) agevolmente e in tempi non troppo lunghi, nonostante la bellezza dei disegni fa sì che spessissimo ci si fermi per minuti interi a gustare ogni più piccolo particolare di una tavola o di una singola vignetta.
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Non è stato comunque saltato nessuno degli episodi salienti del romanzo originale che, anzi, qualche periodo involuto e riempitivo non se lo risparmia: ricordiamoci che Pinocchio è stato originariamente pubblicato a puntate in un giornale per bambini.
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Non fraintendiamoci, non sto dicendo che questa trasposizione sia più bella dell'originale, anche perché mi sembrerebbe sciocco fare paragoni tra un originale e una trasposizione fatta con/su un medium differente [2].
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Lo sceneggiatore David Chauvel ha fatto una giusta scelta, dettata da evidenti esigenze editoriali: d'altronde una trasposizione a fumetti pedissequa sarebbe stata lunghissima, pesante e certamente avrebbe avuto meno appeal rispetto a questo splendido volume. Chauvel sceglie un tipo di sceneggiatura estremamente rispettosa del racconto, ma allo stesso tempo fluidissima, che rende il volume estremamente leggibile a sé e senza un momento di stanca.
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Anche la scelta interpretativa grafica compiuta da Tim McBurnieè stata precisa e originale, diversa dalle immagini cui bene o male siamo abituati: se pensiamo al Pinocchio disneyano, o quello dello sceneggiato televisivo, o a quello del grande maestro Jacovittio alle prime - e in un certo modo canoniche - illustrazioni originali di Ugo Fleres o di Enrico Mazzanti, ci accorgiamo che l'interpretazione di McBurnie è completamente diversa, persino un po' spiazzante inizialmente.
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La caratterizzazione dei personaggi è perfetta, ognuno di essi è rispettoso dell'opera di Collodi e originale al tempo stesso, per quanto possa essere originale una trasposizione; i personaggi mostrano in modo aperto i loro sentimenti e questo va a vantaggio della narrazione, della leggibilità e della godibilità dell'opera.
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McBurnieè un gran disegnatore, le espressioni dei suoi personaggi sono ricche e coinvolgenti, i paesaggi e i particolari delle scene esterne sono veri gioielli e come colorista non è da meno: una delle ricchezze di questo volume infatti è proprio il colore. Tutto si gioca in un contrasto alternato tra i toni del blu e del verde e quelli del rosso e del marroncino (i colori del cielo, del mare, della passione e del legno) e il risultato sono delle tavole che incantano gli occhi per bellezza sia di segno che di colore.
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I caratteri dei personaggi sono abbastanza fedeli all'opera originale, ma certe caratteristiche sono state accentuate o meno da parte degli autori del fumetto: sì fedeltà, ma con la possibilità di interpretazioni personali che non stravolgano l'essenza, ma che anzi arricchiscano le possibilità di interpretazione (e identificazione) da parte di chi legge.
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Personalmente ho trovato la marionetta Pinocchio, per lo meno nella prima parte del volume, un po' più insensibile e anche più sciocchino (mi verrebbe da dire persino un po' più cattivello) di come io sono abituato a pensarlo; il personaggio di Geppetto, invece, è tutto giocato sulle corde dell'emotività e del sentimento: a mio parere è lui il vero eroe della storia, quello che ne passa di tutti i colori pur di salvare questo suo figlio scapestrato e incapace di mantenere la sia pur minima buona intenzione.

Gatto e Volpe, graficamente splendidi, non hanno una grandissima personalità, ma recitano dignitosamente il loro ruolo [3]; ho adorato Mangiafuoco che, proprio come nel romanzo di Collodi, è un riuscito mix di crudeltà sbandierata e buon cuore che non vuole mostrarsi per timore di perdere autorità.
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La Fanciulla dai Capelli Turchini aka Fatina dai capelli turchini è una vera, scusate, stronza, noiosa e bigotta, che fa leva unicamente sui luoghi comuni e sui sensi di colpa da instillare in Pinocchio, ottenendo tra l'altro esattamente il contrario di quanto si propone. E infatti quel disgraziato di Pinocchio le è talmente "affezionato" che non riesce a trascorrere con lei più di qualche (noiosissima e faticosa) ora, prima di trovare qualsiasi, qualsiasi scusa per scappare da lei. Anche nel libro originale di Collodi non scherza eh: muore, non muore, e prendi la medicina, e se non la prendi forse muori, e studia, e lavati bene dietro le orecchie, e di notte tieni le mani ben visibili sopra le coperte... (ok, le ultime due cose sono frutto della mia personalissima interpretazione).
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Una particina, quasi una comparsata - e bene così! - per il Grillo Saggio, uno dei personaggi più, scusate, spaccamaroni della storia della letteratura mondiale, oltre al fatto che, diamine, è un insetto!
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Abbiamo un Lucignolo forse un po' sotto tono, ma almeno ci vengono risparmiate le descrizioni delle crudeltà che la sua più che comprensibile voglia di divertimento gli procura, sempre per questa legge del contrappasso delle favole per cui più sei outsider, più verrai punito per aver osato esserlo. Veramente maligno e inquietante, invece, l'Omino di Burro; pesonaggio che sin da piccolo mi ha sempre fatto venire la pelle d'oca!

Davvero ben sviluppata, e graficamente deliziosa (vabbé, ma ogni vignetta di questo volume è deliziosa!) è la parte di Pinocchio-cane da guardia, metafora di molte brutte e italianissime cose...
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Stupenda la parte del Pesce-cane (stupenda soprattutto graficamente: non ho messo immagini a tema perché non voglio rovinare la sorpresa di come esso sia stato interpretato) e del ritrovamento padre-figlio, mentre grazie al cielo ci viene risparmiata tutta la solfa iper-sentimentalista dei mesi trascorsi in una misera capanna a patire freddo e fame (e depressione).
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Dunque la parte preminente in questo Pinocchio è - a mio parere giustamente - quella drammatica: poco spazio è lasciato alla comicità (che pure è presente in piccole dosi ben gestite), molto invece ai sentimenti dei personaggi, che sono la cosa più importante.

Questo volume - posso ripeterlo? un gioiello! -  è consigliatissimo non solo ai giovani lettori e alle giovani lettrici, ma a chiunque, veramente a chiunque ami anche solo un pochino il personaggio di Pinocchio e a chiunque abbia piacere e diletto nel leggere una storia a fumetti ben scritta e straordinariamente ben disegnata, come concorda anche il mio compagno (che, per la cronaca, è un ex disegnatore Bonelli - tra gli altri - e di disegno se ne intende giusto un pochino, oltre ad avere gusti davvero difficili).
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Pare banale dirlo, ma potrebbe essere un ottimo regalo per chi - già amante dei fumetti di suo - magari si ritrova pure qualche marmocchio/a per casa e non vede l'ora di legger loro, o di far loro leggere, qualcosa di più ricco e di più bello di ciò che normalmente passa il convento.
Buona lettura.


 
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p.,s. ... e la prossima volta parleremo di un altro Pinocchio: quello, altrettanto magnifico e divertente, dei maestri Sandro Dossi e Alberico Motta pubblicato dalla lodevole Cliquot: Stay tuned.
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Note:

[1] Tecnicamente Pinocchio non è una favola né una fiaba; nonostante ciò ha molte caratteristiche in comune con i due tipi di racconto, come la presenza di animali antropomorfi e parlanti, l'intento morale(ggiante), le leggi di natura non rispettate ecc. Ad ogni modo pesonalmente lo considero un romanzo di formazione originariamente dedicato all'infanzia.
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[2] Una delle più belle trasposizioni di sempre di Pinocchio - forse proprio la più bella - è lo sceneggiato televisivo diretto da Luigi Comencini nel 1972, che ho rivisto alcuni anni fa in dvd (e che mi ha fatto piangere quasi tutte le mie lacrime...)...
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[3] Col Gatto e la Volpe è sempre difficile, per me, dimenticarmi anche solo temporaneamente della magnifica, commovente, straziante interpretazione di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nello sceneggiato televisivo...
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Assenza Giustificata...

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Mi scuso per la prolungata assenza dal blog - che si prolungherà ancora un pochino (poco!) - che non è dovuta a ferie/vacanze, ma a un problemino di salute, non grave ma estremamente fastidioso (e dolorosetto...) che mi impedisce temporaneamente l'uso del pc.
A presto!!!
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no, questo qui sopra non sono io... ma l'esempio è chiaro, no? :)



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Una gru infreddolita - da Una stanza piena di manga

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Ho letto da poco Una gru infreddolita - Storia di una Geisha di Kamimura Kazuo (J-Pop, 14 euro, un sacco di pagine, b/n) e mi ha a dir poco entusiasmato!

Preferisco decisamente, invece di sforzarmi a mettere giù un mio banale "articoletto", condividere la splendida, splendida recensione di Maria Teresa Orsi, della quale per altro ho adorato la sua "Storia del Fumetto Giapponese" in due preziosi volumi editi da Musa.

La recensione è ospitata nell'indispensabile blog Una stanza piena di manga e la trovate QUI.

Buona lettura!
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Ta Ta TaTaaaaaa! Wedding Time!!!

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Ebbene sì! Dopo quasi dieci anni di convivenza, finalmente io e il mio compagno ci sposiamo!!!


Cioè, non è che abbiamo aspettato fino ad ora perché fossimo indecisi o altro, ma - come dire - qui in vatikanolandia non c'era ancora una ca**o di legge che ci permettesse di farlo. Perché sposarci?
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Primo perché ci amiamo (da un sacco di tempo) e vogliamo dirlo al mondo e - sì - "ufficializzare" la cosa. Esattamente, proprio così!
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Secondo, perché se a me càpita qualcosa (riuscite a immaginare cosa mi sto toccando?...) la mia futura pensione andrà giustamente a mio marito. E sarà lui, dietro mia indicazione, a impedire per esempio che i miei "parenti" decidano, chessò, un funerale religioso.
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Terzo, perché se mi càpita qualcosa e resto in vita (grazie neh!) mio marito può venire a trovarmi in ospedale e soprattutto può decidere per me eventuali interruzioni di accanimenti terapeutici e può, insomma, essere il mio vero riferimento.
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Quarto, perché quei quattro(centomila...) fumetti e quei pochi strumenti musicali che ho, devono rimanere - me li sono consumati a forza di toccarmeli... - a lui, a mio marito, e non a "parenti" che di me se ne sono sempre fottuti e che, grazie a Shiva, sono definitivamente usciti dalla mia vita.
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Vualà, quelli erano solo sassolini (macigni) che mi sono tolto dalle scarpe, ma il vero motivo di questo post così estraneo ai fumetti e così incentrato su me e mio marito, è il far sapere alle persone che mi leggono (e che leggo) e che mi vogliono bene, che nella mia vita, della nostra vita, sta accadendo una cosa così meravigliosa e importante che sono certo sarete felici per me e per mio marito!
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So che mi perdonerete se chiudo ai commenti pubblici... So che siete felici per me, per noi, so che ci augurate il meglio e una lunga vita insieme e so che... sarete pazienti se fino al rientro dal nostro viaggio di nozze (eh già: uno dei diritti è il "congedo matrimoniale"! Yu-huuu! ^_____^) non penserò molto al blog (ma a tutte/i voi sì che penserò, potete credermi) e se ci "vedremo" minimo minimo tra un mesetto...
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Vi abbraccio forte e ci si vede presto da queste parti!
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Orlando
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p.s. ...me la lasciate mettere, quando sarà il momento, qualche foto del matrimonio? ^___^
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p.p.s. il mio contatto email ce l'avete, se volete info più specifiche (tipo dove e quando ci sposiamo), potete scrivermi in privato -____^

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Tom of Finland


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Cancellati i link dei preferiti?...

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Ma anche a voi - amiche/ci bloggers - blogspot ha "cancellato" di punto in bianco la lista dei vostri blog prteferiti?
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Domanda un po' retorica, perché proprio oggi - dopo un po' di assenza forzata dalla rete [1] - scopro che non solo fumetti di carta, ma anche molti altri blog di amiche/ci non hanno più il "gadget" dei "blog preferiti".
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E la cosa mi è molto dispiaciuta, perché nella mia personale colonna ne avevo proprio molti e ora scopro che... beh... che non sono sicuro di ricordarli tutti!
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Questo pomeriggio sono andato a memoria e ho aggiunto quelli che ricordavo d'acchito (più un paio di nuovi), ma altri - complice la totale isteria [2] - non mi sovvengono.

Quindi vi prego se avevate un blog tra i miei preferiti e ora non lo vedete... datemi pure dello smemorato, ma per favore segnalatemelo (il mio indirizzo di posta è pubblico e lo vedete sulla colonna in alto a destra [3] ) che vi reinserisco immediatamente!

Grazie e a presto!



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Nota:
[1] Sono totalmente isterico! Mille e cento cose da organizzare per il matrimonio! Aiuto! Tiziano invece è tranquillissimo! Lo odio! Lo sposo solo per divorziare subito dopo! Non è vero! Aiuto!...
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[2] ...ma quelle/i di voi che si sono sposati, a pochi giorni dal matrimonio erano totalmente fuori di testa come il sottoscritto?...
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[3] Stra-grazie per tutti gli auguri che sto ricevendo dopo il post sul mio oramai prossimissimo matrimonio!!! 








Changes

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ATTENZIONE: LUNGO DA LEGGERE - PIU' DI 140 CARATTERI - ROBA SCRITTA - POCHE FIGURE - LAGNE - CRISI

Intro che non c'entra granché col resto dello scritto 
(ma penso che le "coincidenze" non esistano) 
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E' morto ieri Steve Dillon, indimenticato co-creatore e disegnatore di Preacher e di un milione di altri fumetti. 
Mi è sempre piaciuto il suo stile, asciutto e incredibilmente espressivo, nel vero senso della parola: le espressioni facciali dei suoi personaggi erano un qualcosa che non necessitava di altra spiegazione, parlavano da sole, anche senza l'ausili dei balloon. E questa cosa non è così comune come si crede (e comunque Dillon aveva cominciato a disegnare ben prima dell'invezione di fotosciòp e delle tavolette grafiche...). Un altro che ha questa caratteristica è Kevin Maguire, stile totalmente differente, ma medesima incredibile espressività.

Preacher, disegno di Steve Dillon (1962 - 2016)
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Queste condoglianze iniziali non c'entrano nulla, forse, con quanto sto per scrivere, ma siccome la morte di Dillon mi ha colpito più del previsto, ho deciso di inserirle come "intro".

E' vero che avevo promesso (o non piuttosto minacciato?...) di ricominciare qui sul blog con le foto del mio matrimonio - che è finalmente avvenuto il 7 di Ottobre e che, pare retorica ma è vero, è stato probabilmente il giorno più bello della mia vita - e infatti metto una foto subito qui sotto; ma ora come ora per me è più urgente buttare fuori ciò che segue, mentre mio marito è accanto a me e strimpella (o meglio tortura) la chitarra. Il suo strumento sono le tastiere, con la chitarra è un novellino, ma abbiamo appunto promesso di sostenerci l'un l'altro e quindi sopporto lo strazio in silenzio. D'altronde lui ne deve sopportare di lagne mie! 
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Intro's end
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lo scambio degli anelli (io ovviamente ho subito sbagliato mano, ma vabbè...)
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Changes?... .
Fino a stamane non avevo la minima idea che, dopo mesi di inattività sul blog, avrei riappoggiato le dita sulla tastiera e avrei scritto parole in sequenza per poi pubblicarle online. In realtà avevo quasi deciso - ho quasi deciso - di terminare l'accanimento terapeutico su questo blog e finalmente staccarne la spina.
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Oramai son mesi e mesi (e mesi... e mesi...) che ci penso e che - lo dico sinceramente e vergognandomene un po' - mi struggo in dubbi che in confronto ai veri problemi della vita sono quantomeno ridicoli. E questa, ad esempio, è una delle lagne che ormai da molto tempo mio marito deve sopportare.

Poi stamane per una di quelle coincidenze in cui non credo ho letto questo pezzo e ora son qui che scrivo.
Per quanto mi riguarda le cose più interessanti le ho lette tra i commenti - spero non me ne voglia l'ottimo Moz - tra i quali spicca quello dell'amico Nick Parisi: "[...]
a mettere una foto ed un paio di commenti siamo bravi tutti, ma a trovare contenuti quello si che non è facile." e quello di Massimiliano Riccardi, sintetico e, a mio parere, perfettamente centrato (vi invito comunque, se interessate/i, a leggere il tutto dalla fonte diretta).

Lo scritto di Moz - poco più che uno sfogo, com'è d'altronde questo mio scritto - e i successivi commentipaiono descrivere una situazione di impigrimento generale a mio parere molto collegata al problema: non è un mistero che per molte persone ormai leggere qualcosa che ha più di 140 caratteri è una fatica improba, anzi una noia infinita! - e tra più che legittime nostalgie e sensazioni di "fine di qualcosa" serpeggia in questo scritto e nei commenti quasi la "presa d'atto" di una situazione oramai prossima alla fine.
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Nello scritto del Moz si accenna, mi pare, a una sorta di tendenza, quasi una "moda" - quella di "chiudere i blog" - che personalmente sento invece il bisogno di disconoscere e con la quale non voglio assolutamente essere associato, pur essendo io stesso forse prossimo a tale scelta. 
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A sostegno di ciò intendo raccontare brevemente due eventi per me importanti che hanno segnato "l'inizio della (mia) crisi" e che nulla hanno a che fare con mode, migrazioni verso altri luoghi virtuali o generiche e non definite stanchezze: 1. il mio definitivo abbandono di facebook.; 2. l'abbandono improvviso dal mondo dei blog di quello che era il mio blogger preferito, un vero e proprio punto di riferimento per me e per il mio cervello rinsecchito e sempre meno elastico.

1. Il mio totale, definitivo e mai rimpianto abbandono di facebook ha coinciso con la mia personale presa di coscienza di cosa diavolo significava e significa quel tipo di contenitore; essendo io un vecchio barbogio, sono ancora molto legato a idee vecchie (...) come quella che: la forma è il contenuto
Ognun* faccia come crede, e ci mancherebbe, ma partecipare al massacro del concetto stesso di "partecipazione" (ricordate Gaber?) e addirittura di "comunicazione" e del totale stravolgimento del concetto di "condivisione", a tutto favore di una concezione sempre più passiva nei confronti di un potere sempre più, quello invece sì, pervasivo, liberticida e propugnatore di ignoranza, non fa più per me.
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[A questo proposito mi piace citare Massimo Citi nel suo ultimo articolo del suo (in realtà "uno dei suoi") ottimo blog, in relazione alla manifestazione Stranimondi svoltasi recentemente e che ha comportato incontri reali tra persone:"Inevitabile la sensazione di essere usciti dal giocattolo di Zuckerberg, pronti a ritornarci dopo un paio di giorni di licenza.". Appunto.]
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Non mi ritengo un complottista e anzi sono tra coloro che pensano che il potere non ha alcun bisogno di essere "occulto", ma da qui a pensare che "ogni strumento è di per sé neutro contando invece solo l'uso che se ne fa" ce ne passa e seppure non penso alle invenzioni di per se stesse come al "male" (tranne per cose come la bomba atomica, ovviamente) credo che la decisione di come utilizzarle da parte del potere sia tutt'altro che casuale, democratica o lasciata alle decisioni dei singoli/e.
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"Frankly my dear, I don't give a damn"
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Troppo radicali le mie idee? Beh, se non siete d'accordo pensatemi mentre faccio mia la famosa risposta di Rhett Butler a Scarlett O'Hara :)
Quanto sopra per dire che la mia uscita da quel social e da altri ha coinciso col mio rifiuto di perdere ulteriore tempo con l'impoverimento culturale, la "semplificazione", la diffusione dell'odio (ricordiamoci sempre che fb tollera senza alcun problema pagine che inneggiano al naz*smo o a qualche mafio*o [1] mentre censura senza pietà un paio di capezzoli) e di altri fenomeni che tutt* ben conosciamo.
Come sopra per quanto riguarda Rhett Butler.

I social inoltre promuovono la gigantizzazione dell'ego a sfavore di qualsiasi altra cosa che contrasti con esso, come ad esempio vecchi concetti e comportamenti come "solidarietà", "scambio", "crescita" ecc. Dicendo questo confesso con sana e positiva vergogna, che il mio pontificare non mi rende certo immune a tutta una serie di comportamenti virtuali che con difficoltà cerco di combattere prima di tutto proprio in me stesso. 
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Anche i blog, sebbene di per sé un po' più "neutri" come mezzo comunicativo e/o espressivo, contribuiscono a questa gigantizzazione dell'ego che, a mio parere, proprio benissimo non fa. Per lo meno: a me benissimo non fa, avendo già di mio un ego ben ipertrofico di suo.
[Attenzione: ego ipertrofico non coincide necesariamente con "autostima ipertrofica" ...]
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Evidentemente non è solo a me che vengono in mente certe riflessioni, dato che la mia uscita da fb ha coinciso con l'uscita di alcune delle persone che stimo di più al mondo (e no, non ci siamo "messi d'accordo per uscircene tutt* insieme"). Una di queste Persone ha anche, contemporaneamente, deciso di cancellare il suo meraviglioso blog, acuendo conseguentemente la mia crisi. Ecco che arrivo così al punto...

2. ...nel quale racconto come, di punto in bianco e da un giorno all'altro, un mio amico, una delle persone che intellettualmente stimo di più, proprietario di un blog che per me era un punto fermo, che ritenevo quasi indispensabile per la mia crescita intellettuale (eh sì, io ci spero ancora di crescere un pochino...) e cui incidentalmente voglio pure molto bene, è sparito dalla rete.
Naturalmente espressioni come "di punto in bianco" e "da un giorno all'altro" vanno intese dal mio punto di vista, ché per il mio amico, invece, l'arrivo alla decisione è stato tutt'altro che improvviso, tantomeno "istintivo".
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Essendo in contatto personale gli ho chiesto spiegazioni e la sua risposta non ha fatto che acuire la mia crisi (la quale, ricordiamolo sempre, è una stronzata in confronto ai reali problemi della vita; non sto facendo dell'ironia) stimolandomi nel contempo un mare di riflessioni che ancora mi tormentano e che non riesco a tutt'oggi - proprio a causa del maledetto ego - a "risolvere".
Per rispetto a lui non riporterò qui la sua risposta, che, sia detto senza impegno, mi fece piangere e non poco. Risposta che condivido in pieno e che, invece, contraddice quasi completamente tutto ciò che ho affermato al punto 1.
Curioso, eh? Beh, io non sono una persona banalissima, questo me lo posso concedere :)
[a questo punto vignetta con molto fumo e una grossa onomatopea che descrive il rumore dell'ego che esplode]
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Cosa c'è di male nell'esibizione del proprio ego e nell'eventuale accrescimento di esso?
Beh, se sei un'attrice/attore o una rockstar suppongo nulla, anzi mi sa che la cosa debba far parte del mestiere. Ma lì, appunto, di mestiere si tratta, quindi di procurarsi cibo e un tetto. E comunque il mestiere cessa di essere nel tempo in cui quest'ultimo non viene esercitato. Insomma, io faccio l'impiegato, non è che sonoun impiegato!
Se però io voglio/vorrei crescere intellettualmente e umanamente e se non mi sta esattamente benissimo l'attuale stato generale delle cose e se voglio/vorrei in minimissima parte contribuire a migliorare anche solo di un millesimo di milligrammo la situazione allora il mio ego ipertrofico non solo non serve a un cazzo, ma mi è d'ostacolo. Devo davvero spiegarne i motivi?!?...
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ANCORA... e ancora
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Quindi: fino ad oggi, da poco più di 15 anni (quindici; quin-di-ci, diobono!...) a questa parte, perché ho fatto un blog? Per alimentare il mio ego. Lo scopo era quello, serenamente quello e la notte dormivo tranquillo? No. Lo scopo avrebbe disperatamente voluto, e dovuto, essere quello di stimolare innanzitutto in me stesso e poi in qualche buona anima che avesse letto, riflessioni. Detto in modo che mi vergogno anche solo a pensarlo riferito a un ignorante come il sottoscritto, la pia speranza era quella, sarebbe stata quella di ...ehm... produrre contenuti.
Sto facendo lo spiritoso? No. Mai stato così serio e spietatamente sincero.

Ho cominciato il blog poco prima dell'anno 2000 (già quasi quarantenne!)nella speranza di farmi contemporaneamente una cultura sul serissimo discorso del fumetto, di comprendere meglio il suo complesso linguaggio e infine, nella beatitudine della mia ingenuità, di arrivare magari a farne, timidamente, critica.
Arrivavo da alcune esperienze di fanzines, discorso di autoproduzione di contenuti che mi era già familiare sin dai primissimi Anni 80 grazie all'esperienza DIY del punk politicizzato (magari se ne riparlerà) e successivamente da una massiccia e coinvolgente e meravigliosa esperienza di Speed Demon, una fantastica e all'epoca unica in Italia queer-zine, naturalmente su carta, durata per me dal 1992 al 1999 circa (anche di questo magari se ne riparlerà).
[Quiun mio articoletto del n. 9 di Speed Demon]
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una delle cover di Speed Demon da me realizzate con carta, forbici, colla e pennarello nero. No pc
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Quest'ultima esperienza mi aveva fatto chiaramente comprendere che dentro di me c'era materiale sul quale potevo lavorare, cose che potevo studiare e approfondire, idee da far crescere.
Avevo da poco ripreso a leggere massicciamente fumetti - e pensavo/speravo di star facendo ciò in maniera più consapevole e meno "da intrattenimento" (termine che personalmente ho sempre detestato) e negli ultimi anni erano uscite in Italia cose strepitose come la Vertigo e tutti gli altri fumetti "adulti". Leggevo un sacco di fanzine - su carta, ovviamente - che mi arricchivano molto e mi facevano pensare e riflettere, oltre al fatto che erano anche divertenti: penso a fanzine come Made in USA o Fumettando o Underground o Beyond o cento altre che mi procuravo in fumetteria, ma più spesso scrivendo direttamente a chi le realizzava.
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Non per puro spirito imitativo, ma per genuino e onesto desiderio di realizzare concretamente qualcosa che aiutasse prima di tutto me stesso a focalizzare le mie idee e i miei pensieri in merito, e che mi desse contemporaneamente lo stimolo a studiare, e visto anche l'avvento di massa dei pc e della Rete e la conseguente facilità di produrre contenuti a basso costo e però molto visibili (e constatata anche, ahimé, la chiusura di tutte - tutte! - le fanzine cartacee che seguivo e amavo quasi più degli stessi fumetti) decisi di creare fumetti di carta.
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In sostanza mi illudevo che grazie a un qualcosa diciamo "già in pista" sarei stato, come dire, costretto a crescere. Anche i forum aiutarono questo tipo di consapevolezza e di desiderio, originariamente bello e onesto.
Poi però la cosa prese un altro andazzo e lo scopo principale fu il desiderio del complimento, dell'approvazione, del sentirsi dire "sei bravo"[2]. Questo non mi fu subito chiaro, ci misi anzi qualche anno prima di rendermene spietatamente - e onestamente - conto. Fino ad arrivare all'oggi.

Oggi la sensazione prevalente è quella di aver preso in giro prima di tutto me stesso (ve l'ho già detto, vero?, che in casa ho decine di saggi sul fumetto e non ne ho quasi letto mezzo...) e di aver cercato comunelle auto-appaganti, sicurezze calde e illusioni. Credo di averlo già detto altre volte - tra i miei difetti c'è anche quello di essere leggermente ripetitivo - ma io onestamente non vedo questa gran evoluzione tra i miei articoletti del cazzo di 15 anni fa e le cose sui fumetti che scrivo oggi (tranne qualche davvero rara eccezione...). Anzi, mi viene da pensare che i miei primi articoletti fossero persino migliori di ciò che scrivo oggi! 
[Qui, per eventuale mera curiosità, il mio primo articoletto in assoluto per fumetti di carta]

So perfettamente che per almeno la metà delle (quattro?) persone che sono arrivate sin qui a leggere penseranno che ho scritto una marea di stronzate. D'altronde anch'io lo penso per molte delle cose che leggo in giro. Quindi... Date però, almeno, la patente di onestà e di sincerità alle mie stronzate perché davvero voglio uscire una volte per tutte da questa impasse (e infatti, a differenza di altre volte non chiuderò affatto la possibilità di commentare, anzi, questa volta ogni commento sarà benvenuto!).

Poco sopra parlando del mio amico che ha "chiuso tutto" ho detto che per rispetto non intendo riportare la sua risposta alla mia richiesta di spiegazioni; posso però dire che, indirettamente, ha considerato che il tempo speso per scrivere sul suo blog sarebbe stato meglio speso a studiare (e lo dice lui che è una persona preparatissima nel suo campo). Francamente lo penso anch'io, che "specialista" in fumetti non lo sono mai diventato, principalmente per pigrizia, secondariamente per la mia dannatissima paura di sbagliare.


dietro la mia pancia: io; a fianco: Camillo e mio marito;
lì dietro: alcuni dei saggi sui fumetti che non ho ancora letto...
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E gli altri Blog?...
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La maggior parte dei blog che seguo mi sembra in ottima salute!
Anche se incidentalmente c'è da dire che molti di essi non si occupano, se non marginalmente di fumetti.
A parte quello del mio amico, quasi nessun blog del quale m'importi qualcosa ha chiuso né ha aggiornamenti risalenti a un anno fa (tranne purtroppo un paio di eccezioni), ma soprattutto la produzione di contenuti è alta e personalmente la trovo stimolante e coinvolgente. Ognuna/o col proprio livello di preparazione, s'intende. C'è da dire che alcune persone che conosco gestiscono il proprio blog in modo assolutamente tranquillo e senza farsi troppe paranoie, fregandosene - più che giustamente - dell'altrui giudizio e provando meritata soddisfazione per ciò che producono.
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Non sono così "relativista" da pensare che ogni cosa valga l'altra, quindi personalmente ritengo ovvio che tra un blog che produce una serie di documentatissimi articoli su un determinato argomento, per altro non così conosciuto in Italia, scritti in un più che ottimo italiano e un blog che produce delle brevi e gradevoli recensioni sugli ultimi libri letti, il livello cambia, così come gli obiettivi e, credo, anche il pubblico di riferimento (anche se quest'ultima affermazione è relativa, visto che io stesso leggo, e mi godo, sia il primo tipo che il secondo tipo di blog: rappresento quindi una parte del pubblico di entrambi).
Comunque in questo tipo di blog io vedo crescita un po' ovunque e la cosa non può che farmi piacere, e ringrazio Shiva dinon soffrire d'invidia, ché altrimenti sarei pure rancoroso oltre che paranoico! :)
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In ogni blog che seguo, a qualsiasi livello, vedo onesta produzione di contenuti. Anche perché diversamente smetto di seguirlo. Come dice l'amico Nick Parisi sopra citato (repetita iuvant): "...a mettere una foto ed un paio di commenti siamo bravi tutti...".
Perché c'è anche quel tipo di blog, quello cioè che mi parla - pocamente e malamente - del fumetto appena letto, e di cui tra l'altro parlano già tutti, e due giorni dopo delle proprie racchette da tennis preferite, che va bene e percaritàdiddìo c'è libertà di scrittura, così come c'è libertà per me di sbadigliare e cancellare dai preferiti, perché scrivere tanto per scrivere mi sembra una delle cose veramente, ma veramente meno interessanti al mondo. Tempo perso per me come lettore di blog e il tempo perso ahimé non me lo restituisce nessuno.
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Per quanto mi riguarda, la situazione vlog (video-blog, "recensioni" di fumetti su youtube) è invece da panico totale: ego in confronto al quale io sono una monaca di clausura che ha fatto voto di silenzio, italiano parlato al limite dell'incomprensibile, contenuti quasi del tutto assenti (e sono gentile ed educato), tranne le solite meritevoli eccezioni.
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[Diversissima è la situazione di molti vlog non-di-fumetti: ne seguo alcuni che non dico che mi stiano cambiando la vita, ma quasi! Chissà come mai trovar qualcosa di veramente buono sui fumetti in rete - in italiano - è così difficile mentre invece se cerchi cose di qualsiasi altro argomento ti si aprono dei mondi?...]
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Comunque, alla fin fine, l'importante è sempre, a mio parere, aver presente lo scopo del proprio lavoro.

Shiva Nataraja: con la sua danza cosmica distrugge ("riassorbe") l'Universo
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Lo Scopo Del Proprio "Lavoro"
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Che "lavoro" non è, per me che di lavoro ne ho già uno per il quale mi alzo alle 6 del mattino. Ad oggi dunque lo scopo reale del mio "lavoro" col blog è quello di sentirmi approvato, in qualche modo "bravo", di illudermi di fare qualcosa di vagamente "creativo" al di fuori dell'orario di lavoro (il mio vero lavoro è decisamente non-creativo), di essere in qualche modo "migliore"(...) di chi occupa tutto il proprio tempo libero a non fare un cazzo o, peggio, a fare cazzate. Quindi lo scopo attuale è davvero diversissimo dallo sperato e originariamente dichiarato.
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Anzi, c'è un'altra cosa che a questo punto tanto vale che dica: da un po' di tempo mi capita persino di non riuscire a godermi del tutto i fumetti che leggo (e ne leggo tanti, e me ne piacciono tanti) perché mentre leggo sono assillato da pensieri ossessivi del tipo: "Questo fumetto è proprio bello, vorrei scriverne sul blog... O santo Shiva, devo trovare qualcosa di intelligente da dire!... Ma cosa posso dire? Oh signore Ganesha [Ganesha è il figlio di Shiva e Parvati ed è una delle mie divinità preferite, insieme allo stesso Shiva, a Krishna e a Durga] non mi viene in mente una sola cosa intelligente o stimolante da scrivere..." e avanti così. Certe volte chiudo il fumetto e ne rimando la lettura a momenti più sereni.
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Attenzione: lo scopo di questo mio scritto non è quello di fare compassione e/o tenerezza, perché la colpa del fatto che non mi venga in mente nulla di sensato da scrivere sul tal o sul talaltro fumetto - e la conseguente angoscia che ne deriva - è solo ed esclusivamente mia, non del destino crudele, del fato avverso o della Bonelli editore, ma mia e della mia pigrizia (a certi livelli direi proprio accidia) che allo studiare, quindi allo sforzarmi e al giusto faticare (e sbagliare, certo) preferisco perder tempo in cazzate, la descrizione delle quali pietosamente vi risparmio. Quindi, anzi, un'eventuale "consolazione" rispetto a questa mia ignorante pigrizia non farebbe altro che irritarmi, perché io so bene cosa valgo e cosa non faccio per valere di più. [3] 
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Attenzione 2: ciò che ho scritto finora non significa che se qualcuno/a apprezza ciò che scrivo normalmente sul blog in merito ai fumetti è un/a cretino/a perché apprezza cose che non valgono un cazzo! Grazie a Ganesha la mia percezione delle cose non-scientifiche non è universale e altri occhi che non siano i miei possono vedere qualcosa di buono in ciò che ai miei occhi vale poco. E lo accetto.Inoltre ho detto più sopra che alcune delle cose che ho scritto mi piacciono. E poi ancora io stesso sperimento ogni giorno questa dicotomia: amo cose che chi ha realizzato non ama. Cosa sono, scemo?!? No certo! Qualcuno può considerare una propria canzone una merda mentre magari io la sento e mi commuovo. Di nuovo: ciò però non significa manco per niente che una cosa vale l'altra, sia ben chiaro.
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Ganesha, Colui che aiuta a superare gli ostacoli
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Sì vabbè: e quindi?... 'sti "Changes"?...
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Ora: cosa si faquando sembra che a un problema non ci sia soluzione?
Si possono (potrebbero) fare varie cose, come ad esempio:
1) ignorare il problema;
2) affrontarlo di petto;
3) cambiare le cose un pochino per volta;
4) eliminare il problema alla radice;
5) varie ed eventuali (che ora non mi vengono in mente).
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Per quanto riguarda i punti 1) e 2) è presto detto, non ne sono capace. Il 3) sarebbe ragionevole, ma se in più di 15 anni non mi sembra di aver visto risultati apprezzabili è lecito pensare che... e comunque tra 15 anni io ne avrò 71, santissima Durga!
Il punto 5) è oscuro e nebbioso. Forse con un piccolo aiuto, chissà?...
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L'unico punto che potrei applicare con chirurgica precisione senza tema di sbagliare sarebbe il punto 4) il che, concretamente parlando, equivarrebbe a chiudere una volta per sempre questo blog. Forse sarei anche più sereno se applicassi questa soluzione e forse tornerei a godermi i fumetti senza scervellarmi pensando al prossimo "articolo" da scrivere per il blog.

La soluzione sembrerebbe già dunque bella che presa, vero?

Durga, grande Dea
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Infine:.
Questa volta sono io stesso a chiedere alle amiche e agli amici che pazientemente mi hanno seguito sin qui di scrivere nei commenti eventuali idee, ipotesi, soluzioni, critiche. Se e quando ne avete tempo e voglia, s'intende. Dichiarazioni di stima ed eventuale affetto sebbene normalmente molto gradite (anzi direi agognate...) ahimé questa volta non servono.
O anche no, non scrivete niente, tanto deciderò comunque da solo.
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Infine ringrazio moltissimo il Moz (grazie Moz!) che - inconsapevolmente - mi ha dato lo stimolo che mi ci voleva per sfogarmi e scrivere tutto quanto avete, forse, fin qui letto.
...che è comunque solo una parte di ciò che avevo originariamente scritto: ho tagliato e sforbiciato un bel po', temo di essermi un po'autocensurato e chissà se avrò fatto bene.
Un abbraccio.


Orlando
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Note:

[1] Perché alcune volte tolgo lettere a certe parole sostituendole con asterischi? Perché non voglio che, su goooooooogle o altrove, le mie pagine vengano in alcun modo collegate a cose come il naz*smo o la maf*a!
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[2] Dalla faccia dubbiosa che sta facendo mio marito mi sa che non è molto convinto di questo mio "auto-sputtanamento" pubblico...
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[3] Un mio carissimo amico più che discretamente bonazzo, si vede orrendo. Ora, non solo non serve che io gli dica che è bono, ma anzi la cosa lo fa irritare ancora di più. Perché l'unica, l'unica cosa che gli servirebbe non è il complimento, ma il lavorare su se stesso - dolorosamente e faticosamente - sino ad arrivare ad accettarsi e infine ad amarsi così com'è.



"Changes"(David Bowie)

I still don't know what I was waiting for
And my time was running wild
A million dead-end streets
And every time I thought I'd got it made
It seemed the taste was not so sweet
So I turned myself to face me
But I've never caught a glimpse
Of how the others must see the faker
I'm much too fast to take that test

Ch-ch-ch-ch-changes
(Turn and face the strange)
Ch-ch-changes
Don't want to be a richer man
Ch-ch-ch-ch-changes
(Turn and face the strange)
Ch-ch-changes
Just gonna have to be a different man
Time may change me
But I can't trace time

I watch the ripples change their size
But never leave the stream
Of warm impermanence and
So the days float through my eyes
But still the days seem the same
And these children that you spit on
As they try to change their worlds
Are immune to your consultations
They're quite aware of what they're going through

Ch-ch-ch-ch-changes
(Turn and face the strange)
Ch-ch-changes
Don't tell them to grow up and out of it
Ch-ch-ch-ch-changes
(Turn and face the strange)
Ch-ch-changes
Where's your shame
You've left us up to our necks in it
Time may change me
But you can't trace time

Strange fascination, fascinating me
Changes are taking the pace
I'm going through

Ch-ch-ch-ch-Changes
(Turn and face the strange)
Ch-ch-changes
Oh, look out you rock 'n rollers
Ch-ch-ch-ch-changes
(Turn and face the strange)
Ch-ch-changes
Pretty soon now you're gonna get older
Time may change me
But I can't trace time
I said that time may change me
But I can't trace time

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Archie

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Volume 1

Mark Waid, storia
Fiona Staples, disegni cap. 1 - 3
Annie Wu, disegni cap. 4
Veronica Fish, disegni cap. 5 - 6
A. Szymanowicz + J. Vaughn, colori


cover italiana: Francesco Francavilla


brossura, colori, pag. non numerate


15 euro


Edizioni BD

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Mi sono, diciamo così, innamorato di Archie e di tutta la banda di Riverdale, il paese fittizio in cui si svolgono le sue avventure, quando, pochi anni fa, un mio caro amico proprietario di una fumetteria mi ha regalato alcuni paperback americani.
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un pezzo della mia mini-collezione di Archie comics
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Proprio in quel periodo - fine 2009, inizio 2010 - l'eterno ragazzo dai capelli rossi era prossimo ai "matrimoni" con Betty e con Veronica e la curiosità mi spinse ad ordinare negli USA gli albi dal n. 600 al n. 606 che, ammetto, divorai come fossi un ragazzino. I disegni lasciavano un po' a desiderare, ma la storia, una sorta di What If... , era molto graziosa e gestita con una buona dose di mestiere.
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Archie, il cui vero e pomposo nome è Archibald Andrews, è il protagonista di una serie a fumetti creata da Bob Montana e ambientata in una cittadina fittizia del Massachussetts chiamata Riverdale. Archie e la sua banda di amici - Betty, Veronica, Jughead ecc., apparvero per la prima volta nella rivista Pep nel dicembre 1941. La serie, destinata a un pubblico infantile e pre-adolescenziale, ebbe subito un buon successo e da allora non si è più fermata e ha inoltre prodotto un gran numero di spin-off, cartoni animati, dischi e centinaia e centinaia di oggetti di merchandising.
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primissima apparizione di Archie e Betty: dicembre 1941, Pep n. 22
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Si trattava, e così fu per i successivi decenni, di brevi storielline comiche e sentimentali ambientate in un mondo edulcorato nel quale mode, comportamenti, evoluzioni e rivoluzioni sociali arrivavano purgate da ogni spigolosità: a Riverdale il rock'n'roll non ha nulla di eversivo, gli hippies non usavano droghe e i punks erano simpatici ragazzotti con coloratissime creste da moicano, pronti ad aiutare qualsiasi arzillissima nonnina ad attraversare la strada. Personaggi mai troppo contraddittori, problemi mai troppo gravi per fumetti piacevoli, graziosi e consolatori, rivolti ad un pubblico che chiedeva solo di poter sognare un po'.
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Nonostante queste premesse nel 2011 di Archie parlarono tutti i mass media statunitensi a causa del matrimonio di Kevin Keller, primo personaggio gay della serie, col suo fidanzato Clay Walker, per giunta pure afroamericano (bum!). Come potete vedere qui sotto, la pubblicazione ricevette la nomination per gli Eisner Award come "Best Publication for Young Adults". Proprio come qui da noi, uguale uguale!
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Il Matrimonio di Kevin Keller e Clay Walker
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Chi non conosce nulla di tutto ciò e ha voglia di farsi un po' di cultura in merito non può mancare di consultare l'indispensabile blog di Wally Rainbow: basta digitare i nomi Archie o Kevin Keller nell'apposito form di ricerca e si possono trovare moltissime informazioni sull'argomento!
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Dopo alcuni tentativi di restyling che prevedevano una caratterizzazione un po' più moderna dei personaggi - e direi che, come detto poco sopra, l'operazione è riuscita perfettamente - ora la Archie Comics compie un vero e proprio reboot, alzando un po' l'asticella dell'età della fruizione della serie e uscendo dallo schema delle brevi storielle comiche autoconclusive. E grazie alle Edizioni BD abbiamo un'ottima edizione italiana delle principali nuove serie che formano il rinnovato mondo di Riverdale: Archie, Le terrificanti avventure di Sabrina (Sabrina the teenage Witch), Jughead e infine Archie tra i Morti Viventi (Afterlife with Archie), la versione horror del mondo dei nostri personaggi.
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i quattro "volume 1" delle Edizioni BD

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Per ora ho acquistato e letto solo il volume 1 di Archie, ma visto il mio gradimento dello stesso conto di procurarmi quanto prima i restanti tre volumi (con qualche riserva per Afterlife with Archie a causa della mia personale idiosincrasia verso gli zombie moderni).
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L'operazione di svecchiamento per quanto riguarda la testata principale (Archie, l'unica che ho letto finora come dicevo poco fa) è a mio parere perfettamente riuscita, e pur consigliandola principalmente a persone giovani, questa serie ha i numeri per poter piacere e interessare una fascia di pubblico ben più ampia di quella del target "ufficiale": d'altronde le commedie brillanti/sentimentali, anche se con protagonisti molto giovani, non piacciono solo agli/alle adolescenti, non è forse vero?
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eccolo, finalmente, il nuovo Archie (Waid - Staples)
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Le caratteristiche principali delle avventure di questo primo volume di Archie sono proprio l'essere una commedia brillante e il sentimento e ciò sta a significare che sono state rispettate le caratteristiche universali di Archie e di tutta la banda di Riverdale.
Dice Mark Waid, l'autore della storia, nella postfazione a questo primo volume:

"Primo, non nuocere"

intendendo con ciò che il rilancio di Archie non avrebbe dovuto snaturare i personaggi, non tradire ciò che essi significano per una larghissima fetta di pubblico, che letteralmente li adora. Quidi, una commedia, ma con del conflitto che andasse un po' oltre la solita - e comunque divertentissima - dicotomia Betty vs Veronica per accaparrarsi Archie.
Insomma, ogni personaggio resta se stesso eppure cambia un po', viene modernizzato e l'ottimo lavoro di Mark Waid ci permette di vedere Archie & Co. più in profondità e di sperimentare una gamma di emozioni che certamente la vecchia versione della gang non avrebbe potuto darci.
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...e la nuova Betty Cooper... (Waid - Staples)
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I primi tre capitoli di questo primo volume sono disegnati da Fiona Staples - vincitrice di millemila awards per il suo lavoro su Saga (che non ho letto) - che possiede uno stile perfetto per questo Archie-rinnovamento e riesce a mantenere un'invidiabile sintesi tra il realistico e il cartoon, con le sue linee accuratissime, morbide e accattivanti, così adatte ad incantare un pubblico giovane così come un pubblico adulto. I character originali sono rispettati, cioè riconoscibili, ma una nuova, frizzante e più profonda vita è stata loro infusa dalla storia di Waid e dai disegni di Staples.
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Ahimé il passaggio al capitolo quattro segna anche il passaggio di matite ad Annie Wu, che pur restando su ottimi standard - forse un po' troppo spigolosa a mio parere per dei character come quelli riversdaliani (ma semplicemente perfetta per l'Occhio di Falco/Hawkeye scritto da Matt Fraction) - fa sentire un po' la mancanza di Fiona Staples, che sono certo chiunque avrebbe voluto alle matite di tutti e sei i capitoli.
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Jughead e Archie (Waid - Wu)
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L'alternanza di disegnatrici, per altro normalissima nei comic-books statunitensi, non diminuisce né la tensione della storia né il piacere della lettura, anche perché stiamo comunque parlando di stili disegno non così diversi né incompatibili tra loro.
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La storia si dimostra solidissima in quanto non ha un solo momento di cedimento e non esistono pagine di "passaggio" o di "assestamento" e questa è un'altro importante punto di contatto con il "vecchio"Archie: la costante dinamicità, che però in questa nuova versione si sposa con la drammaticità degli eventi e dei sentimenti, mantenendo però sempre un tono mai troppo cupo (ma neppure scioccamente leggero), mai eccessivo e soprattutto mai modaiolo e "giovanilistico". Certo, i giovani e la moda sono ben presenti in questa storia, com'è logico che sia, ma come per tutte le buone storie i livelli di lettura sono più d'uno.
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Archie e Reggie Mantle (Waid - Fish)
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Con il quinto e ultimo capitolo del volume c'è un ulteriore cambio di disegnatrice (questa alternanza ai disegni ho letto che non è risultata molto gradita ai fans americani/e) che personalmente preferisco a Wu: si tratta di Veronica Fish, anch'ella giovanissima e a parer mio davvero bravissima. Ho apprezzato molto la sua interpretazione della gang di Riverdale: il suo stile si differenzia maggiormente da quello di Staples rispetto a quello di Wu, che è più aderente - diciamo così - al modello principale, ma i suoi personaggi mi sono sembrati più vivi e drammatici e più dinamici. Lo stile di Fish è un po' più cupo (questo termine è da intendersi in senso molto light, naturalmente), certamente meno zuccheroso e ricorda maggiormente certi segni al confine tra mainstream e indipendente.
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L'ultimo capitolo, com'è giusto che sia, si conclude con un cliffhanger ben congegnato e fa la sua apparizione il negativo, inteso come il ricchissimo e burbero padre di Veronica, lo spregiudicato Hiram Lodge, deciso ad anteporre i suoi interessi di lucro e sfruttamento al benessere della pacifica cittadina di Riverdale. Questa, per ora, è la differenziazione maggiore che possiamo riscontrare tra il "vecchio "Archie e quello nuovo: nelle vecchie, brevi, comiche storie della nostra gang, il padre di Veronica è un distinto, ricco signore che non capisce i giovani né le loro mode e passioni, che si preoccupa della volubile figlia viziandola troppo, ma che mai si sognerebbe di fare del male vero e proprio.
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Vedremo nei prossimi volumi come sarà gestita questa diabolica presenza o seppure sia stata un'oculata scelta di soggetto atta a confondere noi lettori e lettrici.

Sicuramente la presenza di Mark Waid alla sceneggiatura (del quale, tra parentesi, ho adorato il suo lungo ciclo su Flash della DC Comics) è una garanzia di qualità e di non banalità.

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Buona lettura!

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Archie, Veronica e Betty (Waid - Fish)


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Pinocchio di Sandro Dossi e Alberico Motta

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Pinocchio 

di Sandro Dossi
e Alberico Motta


volume brossurato con bandelle
192 pag. b/n


saggi introduttivi di:
Luca Boschi
Andrea Leggeri
Giuseppe Pollicelli


euro 16


Cliquot
collana Segni, n.1


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Come dicevo "poco fa"... Pinocchio è uno dei miei libri preferiti e sono sempre potenzialmente interessato e incuriosito da ogni sua trasposizione.

Questo splendido volume della giovane casa editrice Cliquot colma in parte una mia personalissima lacuna, ma soprattutto offre un ampio sguardo su un prodotto popolare italiano - il fumetto umoristico italiano non-Disney - di cui dovremmo essere orgogliosi e che invece pare essere stato dimenticato o quantomeno trascurato, eccezion fatta per un gruppo di fedelissimi e appassionati cultori che, finalmente, si sta facendo sentire in modo concreto e produttivo.
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Federico Cenci, già traduttore e studioso di letteratura popolare e di genere, che ho conosciuto qualche anno fa per il suo ottimo blog Chico e i Fumetti (non più aggiornato, ma sempre presente online come prezioso archivio) è uno dei motori di questa rinascita di interesse per il fumetto umoristico italiano edito negli Anni 50, 60 e 70 da editori intraprendenti e "iperproduttivi" come l'editore milanese Bianconi [QUI un articolo su un altro imperdibile volume a tema: quello di Salvatore Giordano anche'egli facente parte di questo sempre più nutrito gruppo di appassionati, specialisti e promotori di lodevoli iniziative sul fumetto umoristico italiano; conoscete già il suo blog, vero?] [1]
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Vi consiglio vivamente di guardare il video qui sopra, tratto dalla pagina del sito della Casa editrice Cliquot, che in pochi minuti - grazie alle dirette parole degli autori Alberico Motta e Sandro Dossi - spiega molte più cose e molto meglio di quanto potrò farlo io nelle righe che seguiranno. [2]
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Il volume comincia con alcuni saggi, documentati e molto interessanti - inframezzati da illustrazioni - perché se c'è una caratteristica che accomuna i membri di questo agguerrito gruppo di cultori dei fumetti umoristici che potremo definire al negativo come "non-Disney"se non addirittura"anti-Disney", è proprio la conoscenza, la cultura enciclopedica derivata dall'amore, dalla conoscenza diretta e dal (talvolta duro) lavoro sul campo.
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vignette tratte dal retrocopertina del volume

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Chi oggi legge un volume come questo, ovviamente desidera innanzitutto leggerne e goderne le storie, ma vuole anche saperne di più, conoscere ciò che sta(va) dietro a questo particolare modo di fare fumetto: i saggi presenti all'interno del volume soddisfano pienamente questo legittimo desiderio. Non occupando moltissime pagine, possono però anche essere ignorati se ad esempio a leggerne le storie è un giovanissimo lettore/lettrice. Dico questo perché Pinocchio di Sandro Dossi e Alberico Mottaè un volume adattissimo ad essere regalato ai bambini che avranno in questo modo la possibilità di provare un'alternativa ai soliti e pochissimi fumetti per bambini presenti oggi in Italia.
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E a proposito di alternativa è bene accennare a quali fossero le caratteristiche che differenziavano i fumetti Bianconi da quelli più famosi, e tutt'ora presenti in edicola, della Disney (oggi Disney-Panini).

Entrambe le categorie di fumetti umoristici vissero un periodo di "scorrettezza politica": nei vecchi fumetti Disney non era raro (anzi!) vedere Zio Paperone sparare al sedere di Paperino con enormi fucili a trombone; né erano poco comuni esclamazioni con "auguri di morte" e spesso la morale contenuta nelle storie era tutt'altro che buonista: vinceva il più furbo, dire la verità solo era una delle opzioni e, insomma, spesso l'ultima vignetta rappresentava pianti, rincorse con nodosi randelli o scene di bondage estremo.

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Pinocchio disegnato da Sandro Dossi
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Dopo il repulisti effettuato verso la fine degli Anni 70/inizio degli Anni 80 dall'indimenticata Elisa Penna, i fumetti Disney divennero "buonisti", moralisti, politicamente iper-corretti: tutta la banda divenne improvvisamente vegetariana, tutte le pellicce divennero "ecologiche", tutti i rifiuti raccolti diligentemente e riciclati, Qui Quo e Qua dei ragazzini discoli sì, ma studiosi (e praticamente onniscienti), Zio Paperone in fondo in fondo con un cuor d'oro e via di questo passo. Ciò non significa che da allora la Disney non produsse più buone storie, attenzione! Produsse, e produce, decine e decine di ottime storie pur rispettando i dettami politicamente iper-corretti ereditati. Personalmente sono ancora un lettore Disney (non del settimanale però, tranne in casi in cui compaiono storie particolarmente belle) e acquisto felice moltissime ristampe che continuo a rileggere con piacere.
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I fumetti umoristici della Bianconi, dell'Alpe, della Editoriale Metro e delle altre case editrici di fumetti umoristici "rivali" della Disney, invece avevano tutt'altra filosofia di narrazione.
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vignetta tratta dal volume Pinocchio di Sandro Dossi e Alberico Motta
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Il mondo del nostro Pinocchio - e degli altri anti-eroi come Braccio di Ferro, Nonna Abelarda, Poldino ecc. - è tutt'altro che tinto di rosa e a farla da padrone sono gli sganassoni, le scazzottate, le piccole e grandi tragedie (sempre condite con umorismo però), i tentativi di inganno e di furto e, insomma, tutto ciò che politicamente corretto e moralista non è.
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Ciò ovviamente non significa che di base ci fosse una filosofia malefica, anzi lo scopo primario era quello di far sorridere e ridere e l'obiettivo era spesso felicemente raggiunto.
Personalmente, essendo stato sempre un disneyano di ferro - sono uno delle centinaia di migliaia di italiani che ha letteralmente imparato a leggere con Topolino - avevo una scarsa conoscenza delle altre pubblicazioni per ragazzini, ma ricordo bene che durante le vacanze estive chiedevo ai miei genitori di comprarmi Geppo, Tiramolla e Soldino [3], invece che Topolino, quasi come se dovessi "disintossicarmi" un po' da paperi & topi per immergermi in un mondo affatto diverso da quello disneyano, certamente più scatenato e più allegro e scanzonato.
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Pinocchio di Sandro Dossi e Alberico Motta
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Prima di immergersi nelle storie a fumetti troviamo, come dicevo poco sopra, alcuni saggi molto interessanti e riccamente illustrati scritti rispettivamente da Luca Boschi, che approfondisce l'origine del Pinocchio a fumetti (che risale ai primi del '900) sino al termine dell'sperienza dell'officina bianconiana; da Andrea Leggeri che ci racconta il ricordo che del Pinocchio bianconiano ne hanno gli stessi autori e fa una breve analisi su modernità e tradizione di quello stesso Pinocchio e ci racconta un po' di dati e di curiosità, e infine da Giuseppe Pollicelli che in modo originale e interessante analizza il successo del Pinocchio bianconiano alla luce della sua anti-modernità.
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Pare inutile sottolinearlo, vista la caratura degli autori dei saggi, ma voglio dire che non siamo in presenza di barbose "analisi" piene di dati, date e statistiche e destinate agli "addetti ai lavori", ma si tratta invece di saggi davvero godibilissimi, interessanti e destinati a qualsiasi tipologia di lettore/lettrice, foss'anche occasionale.
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Pinocchio di Sandro Dossi e Alberico Motta - la Fata dai capelli turchini!
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Il nostro volume Pinocchio di Sandro Dossi e Alberico Motta raccoglie nove storie che vanno dal 1974 al 1976: un'ottima antologia che permette di immergersi completamente in quel tipo di atmosfera per riviverla o sperimentarla per la prima volta.
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Si tratta di storie che per quanto semplici da leggere, non mancano di acuti riferimenti ad argomenti anche "seri", senza nulla togliere però alla piacevolezza della lettura, all'umorismo e all'atmosfera scanzonata; come tutte le buone storie non hanno un solo livello di lettura: i lettori e le lettrici più giovani ne godranno (e ne godevano, ai tempi della loro prima uscita) l'allegria, l'intreccio ipedinamico, i duelli, le risate, le situazioni surreali ideate da Alberico Motta e disegnate da Sandro Dossi, mentre gli adulti oltre a quanto detto finora si godranno anche i riferimenti occulti ai più piccoli.
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Mi preme sottolineare, se mai ce ne fosse bisogno, che storie "semplici da leggere" non vuole necessariamente dire "storie sciocchine", anzi fumettisticamente parlando il volume ci propone storie con uno storytelling pressoché perfetto, sequenze da manuale, una dinamica sempre vivace e un'alternanza tra "realistico" e totalmente surreale che impedisce il benché minimo accenno di noia!

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Pinocchio di Sandro Dossi e Alberico Motta
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D'altronde stiamo parlando di due professionisti, anzi di due Maestri, che seppure si trovavano in condizioni di iperproduzione "forzata" - quindi di fretta, di strettissimi tempi di consegna - non cedono mai all'impulso di "tirar via" storie o tavole.
Non c'è un solo punto delle storie né una sola vignetta che denotino una qualche confusione o scarsa leggibilità o scarsa cura: la qualità è anzi sempre alta e il divertimento assicurato.
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Credo che fu proprio questo desiderio di differenziarsi dalle proposte Disney che dominavano il mercato a rendere la libertà di narrazione maggiore, scatenata direi, e dunque un punto di merito e che rende quelle storie godibili ancor oggi da una potenzialmente larghissima fascia di pubblico. L'assenza di "morali" un po' da "catechismo laico", la possibilità di sperimentare soluzioni narrative originali e di attingere all'inesauribile modus dello slapstick per provocare la risata, rendono queste storie un prodotto fumettistico da amare, tutelare e non dimenticare, anzi se possibile continuarne la diffusione come Cliquot e il libro di Salvatore Giordano stanno meritatamente facendo.
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Pinocchio di Sandro Dossi e Alberico Motta
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Bene, già sapete che eviterò di raccontarvi lo specifico contenuto delle nove storie, la cui gioia della scoperta lascio a voi; vi basti sapere che se non conoscete questo genere di fumetto, resterete certamente stupiti/e in modo piacevole. Se invece siete adulti, o addirittura "un po' avanti con gli anni"(ehm...) sapete già di cosa sto parlando e sicuramente vi ritroverete immersi in un tipo di atmosfera magica così difficile da ritrovare nelle pubblicazioni a fumetti che escono al giorno d'oggi e proprio pe questo così necessaria.
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Se avete avuto la pazienza di leggere sin qui vi consiglio di leggervi, se ancora non l'avete fatto, la bellissima recensione di Salvatore Giordano su Retronika!

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Buone letture!
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Pinocchio di Sandro Dossi e Alberico Motta
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Note:

[1] Anche case editrici major hanno mostrato interesse per il recupero di questo tipo di fumetti, popolarissimi nei decenni precedenti, come ad esempio la RW-Lion che con la sua collana Lineachiara ha proposto nel 2014 il volume Il buon diavolo Geppo.
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[2] Del maestro Alberico Motta abbiamo parlato anche QUI.
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[3]Geppo, Nonna Abelarda e Pugacioff erano i miei preferiti, per opposti motivi: tanto era buono e dolce il diavolo Geppo, quanto scatenata e iperviolenta Nonna Abelarda e cattivissimo e pericoloso il luposki Pugacioff! Adoravo tutti e tre. Avevo invece un sacro terrore del (peraltro buonissimo) gigante Grissino, che ricordo come personaggio "comprimario" della testata di Braccio di Ferro.


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Auguri Maestro!

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Alan Moore, Northampton 18 Novembre 1953
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Love!
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